mercoledì 31 dicembre 2008

TOTALGATE E SPACCIO COCAINA: TODOS CABALLEROS

Un altro capitolo sull'amministrazione della giustizia in Basilicata è stato scritto. I giudici hanno scritto la loro, ne avevano facoltà e ne avranno la responsabilità.
Non posso e non voglio entrare nel merito. Ma un avviso, almeno quello, abbiate la compiacenza di leggerlo. Non è farina del mio sacco, né di quello del Dr. Henry John Woodcock che materialmente l'ha firmato, né di quello del Dr. Rocco Pavese che ha condiviso la richiesta e la fondatezza delle ipotesi di reità. Si tratta in massima parte delle conversazioni fra i "trafficanti", intercettate e riportate negli atti d'indagine su un presunto traffico di droga gestito da Francesco Ferrara e vari altri cittadini. Ecco, a prescindere dall'attualità e opportunità del mantenimento delle misure cautelari, quello che emerge con assoluta chiarezza è il vincolo associativo che lega gli indagati. Si sentono per telefono, concordano il prelievo (acquisto) degli stupefacenti e la loro consegna. Stabiliscono anche come e quando usarne personalmente ed in compagnia. Alcune intercettazioni documentano anche le "tirate" di cocaina in diretta. Ebbene a tutto questo i giudici del riesame non credono. Per loro non sono elementi sufficienti per ipotizzare un reato di associazione per delinquere. Sarà mica una comitiva di amici un po' scherzosi?
Non possiamo sostituirci a loro (giudici) ma possiamo criticarne, anche aspramente, l'operato. Sperando che ne rispondano in caso di necessità. Ma per criticare bisogna conoscere e per conoscere bisogna leggere. Per questo, diversamente da quanto avevamo deciso, pubblichiamo integralmente alcuni atti relativi all'inchiesta sull'associazione per delinquere finalizzata al consumo ed allo spaccio di cocaina. Dopo averli letti, in perfetta buona fede, manifestate le eventuali critiche all'operato del Tribunale del Riesame di Potenza, ricordando che la decisione di cancellare l'ipotesi di reato in "associazione per delinquere" è stata formulata dal suddetto Tribunale "in nome del Popolo Italiano". Ebbene sarebbe utile e salutare che "il Popolo Italiano" facesse sentire la propria voce, magari di dissenso. Così da evitare di essere mandanti di una derubricazione difficilmente comprensibile.
Buona lettura e Buon Anno

L'atto integrale lo trovate all'indirizzo www.ilresto.info/11.html

sabato 27 dicembre 2008

Oooops! Mi sono perso una puntata?

Il segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati, tale Dr. Giuseppe Cascini, comincia ad essere più noto. Ovviamente non mi riferisco alle informazioni sensibili, quelle private e tutelate dalle leggi del caso, bensì alle informazioni su chi sono i suoi parenti, che ruoli hanno nella pubblica amministrazione, come entrano suoi omonimi nelle vicende giudiziarie "curate" dal Dr. Luigi de Magistris. Insomma, tutte quelle notizie che ci fanno capire di più. Ci fanno pensare di più. Potrebbero anche farci indignare di più, se non avessimo esaurito tutta la nostra indignazione negli ultimi due anni. Da quando, cioè, è stato aperto il più rilevante procedimento giudiziario della storia repubblicana, quello contro magistrati, ministri, ispettori e politici che impediscono ad altri magistrati di indagare sulla cupola politico-massonica che vorrebbe controllare totalmente la Repubblica Italiana. Il nodo è solo questo, semplicemente questo. Terribilmente banale. Questa battaglia, l'hanno ciamata "guerra tra procure" oppure "guerra tra bande di magistrati" ma non è così. Ci sono alcuni magistrati che svolgono il loro lavoro ed altri, i delinquenti, che tentano di ostacolarli. E' la solita storia, solo un po' più chiara perché alcuni coraggiosi giornalisti la scrivono in tempo reale e tutti possono leggerla. Ecco perché la battaglia finirà con la "sconfitta" dei delinquenti, perché "loro" cominciano a perdere nel momento stesso in cui la gente comincia a conoscere la verità. Ringrazio Carlo Vulpio per l'opera d'informazione coraggiosa e infaticabile. Leggete pure tutto, ma partendo dall'incredibile storia di Giuseppe Cascini, segretario dell'ANM e molto altro. http://www.carlovulpio.it/ ("vento forte tra Salerno e Catanzaro/1")

Cittadini comuni e magistrati privilegiati

Un altro capitolo di “strana” giustizia è quello che si disvela ai nostri occhi dopo le recenti dichiarazioni rese dai magistrati di Catanzaro al Consiglio Superiore della Magistratura. Citiamo un’agenzia della Adnkronos: “I magistrati catanzaresi hanno motivato il controsequestro dell'inchiesta 'Why not' come una "reazione" al comportamento dei pm salernitani autori di un "processo al nostro processo"; per i magistrati calabresi ci sarebbe stata una forza di "eterogestione" del procedimento di Salerno da parte di De Magistris”. Basterebbero queste poche frasi, ammesso che siano effettivamente state pronunciate dai dottori Alfredo Garbati, Domenico De Lorenzo e Salvatore Curcio, per disporne l’allontanamento da Catanzaro e forse anche dalla magistratura. In primis, e chiedo soccorso ad un qualsiasi giurista, avvocato o praticante della materia, nessun atto giudiziario può essere posto in essere come reazione ad un altro atto giudiziario. Il magistrato non reagisce, al massimo ricorre. Ma, l’aspetto gravissimo è l’immutazione del senso delle cose e dello stesso procedimento penale aperto dai PM salernitani a loro carico. I tre, infatti, parlano di “processo al nostro (loro, ndr) processo”, ignorando che l’azione penale è diretta contro le persone, mai contro le cose o gli atti. A Salerno, vale la pena ripeterlo affinché non facciano finta di non capire, sono indagati i signori Garbati, De Lorenzo, Curcio (con altri) e non i loro “processi”. A Salerno vi è il sospetto che i citati degni signori abbiano commesso dei reati mentre svolgevano il loro lavoro di magistrati e di questi reati, forse, saranno chiamati a rispondere davanti ad un giudice (un giorno). Forse, mentre certamente devono lasciarsi indagare, così stabilisce la Legge vigente che li vuole uguali ad ogni altro cittadino italiano. Reagire, come sostengono, sottraendo le prove a loro carico (hanno un bel dire a parlare di contro-sequestro, ma si tratta di gravissimo inquinamento delle prove) costituisce un reato che ad altri cittadini sarebbe costato la custodia in carcere. Tanto per dire che, se qualcosa proprio bisogna rimproverare ai magistrati salernitani, è l’aver consentito che si perpetrasse l’ennesimo abuso d’ufficio senza applicare il codice penale, l’ennesima discriminazione giudiziaria che avrebbe condotto il cittadino comune, a parità di comportamento, direttamente nelle patrie galere. Quanto all’ennesima citazione “ad personam” del Dr. Luigi De Magistris (noto cattivo magistrato, secondo l’inopportuno appellativo che gli affibbiò la D.ssa Letizia Vacca, membro del CSM che lo avrebbe di lì a poco giudicato e trasferito), pare che sia diventato un vero e proprio incubo per certa “giustizia” nostrana. Adesso sarebbe (De Magistris) addirittura in grado di etero-dirigere la Procura di Salerno. Una sorta di concentrato dei mali della giustizia italiana? Allora, tanto per non buttarla in barzelletta, facciamo un esempio di procedimenti etero-diretti e qualche nome. Il 16 gennaio 2007, l’Avv. Emilio Nicola Buccico dice di aver interessato il Dr. Salvatore Murone (Proc. Aggiunto a Catanzaro e coordinatore dei procedimenti contro altri magistrati incardinati nel capoluogo calabrese) affinché segua con attenzione i le inchieste tenute dal Dr. Luigi De Magistris (audio e trascrizione su www.ilresto.info/11.html), registrando una sua (di Murone) disponibilità ma solo per i procedimenti “da quando c’è lui, per quelli precedenti non si vuole impegnare…”. In effetti arriva una denuncia a carico del Dr. Giuseppe Chieco, Procuratore Capo a Matera, e Murone la tiene per sei mesi “nel cassetto” senza avviare alcun procedimento. Poi la passa a Salvatore Curcio (di cui innanzi) che iscrive il procedimento “contro ignoti” e dopo altri sei mesi d’invecchiamento chiede l’archiviazione. Motivo? Non era stato possibile scoprire il responsabile del presunto reato. Ovviamente il Giudice per le Indagini Preliminari sobbalzò sulla sedia. Ma come, scrisse, il denunciante ha indicato nome, cognome e funzione del denunciato, cosa che peraltro ha fatto anche la Procura Generale di Potenza! E dispose l’iscrizione coatta del Dr. Giuseppe Chieco nel registro degli indagati. Ora, come ben sanno coloro che seguono l’informazione libera, Murone e Curcio sono fra gli indagati dalla Procura di Salerno; mentre Chieco e Buccico sono fra gli indagati nel procedimento “Toghe Lucane” tenuto (all’epoca dei fatti) dal Dr. Luigi De Magistris. È già scandaloso che nonostante questi fatti, accertati e documentati in atti giudiziari, il Dr. Salvatore Curcio, il Dr. Salvatore Murone e diversi loro coindagati per gravissimi reati commessi nello svolgimento delle funzioni di magistrato, continuino a vestire la toga ed a gestire quegli stessi procedimenti in cui si sospetta che abbiano commesso abusi e violazioni di carattere criminoso; ma che gli si consenta anche di parlare al pubblico fornendo informazioni fuorvianti e gravemente mendaci è una vera indecenza. Ma, a loro discolpa, valga la nostra convinzione che anche l’informazione, mai come in questi mesi cruciali per la democrazia in Italia, è etero-gestita. E si capisce anche da chi.
Filippo De Lubac

venerdì 26 dicembre 2008

Proclama per l'Italia Nostra

Ormai è diventato uno sport, deprecare l’operato della magistratura è come praticare il tiro al bersaglio. Non è importante cosa tirargli addosso, l’importante è lanciare e, possibilmente, abbattere. L’unica attenzione da osservare è la scelta del magistrato da colpire. Non si tratta di un pogrom contro i magistrati ma di un’attenta opera di eugenetica giudiziaria, bisogna eliminare quei magistrati che sono diversi da un certo “standard”. Si tratta di lotta senza quartiere e, ad essere minimamente attenti, senza giustificazioni giuridiche. Ma proprio questo aspetto è il più inquietante. Assistiamo allibiti alla presa di posizione feroce di (gran) parte dei politici contro i magistrati che hanno prima incarcerato e poi scarcerato il sindaco di Pescara. Tutto secondo il pedissequo rispetto del codice di procedura penale e con motivazioni ampiamente esplicitate. Prima, su richiesta del Pubblico Ministero (PM), il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha accolto la richiesta di custodia in carcere poiché, visto il grave quadro indiziario, il sindaco permanendo nel suo ufficio di pubblico amministratore, avrebbe potuto “inquinare le prove”. Successivamente, in sede di “riesame”, lo stesso magistrato (GIP) prendendo atto delle dimissioni da sindaco e, quindi, dall’ufficio presso cui aveva ipoteticamente commesso i reati contestati dal PM, ha rimesso in libertà il cittadino xyz perché era cessato il rischio (la possibilità) di inquinare le prove. Cosa c’è di più lineare e corretto di questo ragionamento giurisdizionale? Secondo i fulmini e le saette scagliate a piene mani dai parlamentari e persino da non meglio precisate “camere penali”, la seconda decisione (scarcerazione) sbugiarda la prima, stabilendo un insano principio contra legem secondo cui il Tribunale del Riesame dovrebbe confermare necessariamente la prima decisione del GIP. Ma allora a cosa servirebbe? E perché non si riconosce, viceversa, che è stato garantito il diritto alla difesa, la tutela dell’indagato e l’equilibrio dell’azione penale rispetto alla condizione oggettiva? Semplice, perché del sindaco di Pescara, in realtà, non importa nulla a nessuno. Pur di attaccare alcuni magistrati si passa sopra a tutto e tutti, innanzitutto si calpesta la procedura penale. Tanto è vero che lo stesso sindaco ha annunciato l’intenzione di ritirare le dimissioni e nessuno gli ha fatto notare che, così facendo, tornerebbe a trovarsi nella possibilità di inquinare le prove, cioè sarebbe nuovamente a rischio di arresto. Il paradosso è proprio questo, le cassandre della malagiustizia annunciano il degrado giudiziario che, d’altro canto, favoriscono ed auspicano. Purtroppo, come accade ormai spesso, alcuni magistrati vengono lasciati allo scoperto. L’Associazione Nazionale dei Magistrati (ANM) nulla dice in difesa dei magistrati che compiono correttamente il proprio dovere, nulla commenta quando violentissimi attacchi vengono prodotti contro provvedimenti giuridicamente irreprensibili. Così facendo espone il fianco ad una “riforma della giustizia” che, nelle dichiarazioni “preparatorie”, assume sempre più il carattere di un assoggettamento della magistratura al potere politico. Si staglia sempre più decisa la prospettiva di un tramonto della democrazia, della resa incondizionata al potere politico che, così stando le cose, diventerebbe assolutistico. Persino le cosiddette opposizioni non riescono a guardare la gravità del momento, credono di essere garantite per il solo fatto di partecipare al pogrom e non sanno che, cessata l’autonomia e l’indipendenza dei poteri, saremo tutti schiavi di qualcuno e allora sì avremo decisioni del GIP perfettamente e sempre aderenti a quelle dei PM e sentenze dei Tribunali perfettamente in linea con le decisioni del GIP. Per tutti coloro a cui non basta compiacersi di proclamare “l’avevo detto, io”, forse è il caso di darsi una mossa. Ciascuno per la propria parte ed il proprio mestiere, ma tutti per l’Italia Nostra.
Filippo De Lubac
p.s. sollecitiamo quanti hanno in animo sentimenti nobili ed amor di libertà a sottoscrivere la petizione per la costituzione di una associazione di magistrati autonoma ispirata al motto "Soggetti solo alla Legge". http://www.firmiamo.it/soggettisoloallalegge

mercoledì 24 dicembre 2008

Esiste ancora l'Associazione Nazionale Magistrati?

Quanti sono i magistrati che aderiscono all’Associazione Nazionale Magistrati? La domanda è più che mai opportuna dopo l’intervento del Dr. Cascini alla puntata di “Annozero” del 18 dicembre 2008. Il segretario dell’ANM ha mostrato attraverso ciò che ha detto ed anche per come lo ha detto che l’autonomia della magistratura dagli altri poteri dello Stato è quasi un ricordo. Dopo aver usato la solita frase retorica: “non entrerò nel merito del provvedimento assunto dai magistrati di Salerno” (decreto di perquisizione per diversi magistrati di Catanzaro), non solo è entrato nel merito ma è arrivato sino ai dettagli formali. Non si ricorda (a memoria di giornalista ma anche a memoria di magistrato) nessun intervento di critica di provvedimenti per “eccesso di pagine di motivazione” e si nutrono seri e preoccupati dubbi sentendo il Dr. Cascini il quale ha dichiarato di aver letto il decreto di perquisizione e non averci capito un’acca. Beh, se un magistrato non capisce quello che hanno capito migliaia d’italiani leggendo il medesimo documento c’è da preoccuparsi eccome. Perché, come dice l’adagio popolare, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ed è evidente che il Dr. Cascini è sordo, come tanti altri vertici istituzionali che, vivaddio, sono anche ciechi e muti. Nella stessa trasmissione, viceversa, non una parola il Dr. Cascini ha speso per i magistrati di Catanzaro che hanno pubblicamente appellato il lavoro dei loro colleghi salernitani come eversivo e, non paghi, hanno prodotto un contro sequestro che grida vendetta sull’altare di Minerva. Ma non si era detto che la prima virtù di un magistrato è il silenzio? Strano che proprio il Presidente Napolitano, così sensibile all’omertà giudiziaria, non abbia ritenuto di avvisare pubblicamente il Dr. Jannelli che, definendo eversivo un atto legittimo dei suoi colleghi di Salerno, ingenerava un tremendo discredito per l’intera magistratura italiana. E ancora, sempre Jannelli, promuovendo il sequestro delle prove a suo carico (insieme con altri magistrati indagati con lui con ipotesi di correità) sequestrate dai PM di Salerno, di fatto inquinava e sottraeva le prove a suo carico. Ma non c’è proprio nulla da dire in merito? Allora, forse è ora che i magistrati facciano sentire chiara la loro voce, altrimenti qualcuno potrebbe avere l’errato convincimento che l’ANM rappresenti tutti i magistrati o la loro maggioranza. Non è così, non più.

venerdì 19 dicembre 2008

L'On. Salvatore Margiotta resta a piede libero

La Giunta per le autorizzazioni a procedere ha negato l'autorizzazione agli arresti domiciliari per l'On. Salvatore Margiotta. Le spiegazioni fornite agli italiani sono assolutamente campate in aria a servono solo a mascherare la realtà dei fatti: i politici si considerano una casta e come tale di distinguono dai paria che, ove un PM lo richieda ed il Gip lo decreti, finiscono in carcere senza se e senza ma. La verità è che per l'On. Margiotta, come per altri comuni mortali in carcere da tre giorni, il sospetto di gravissimi reati suffragato da consistenti indizi era grande quanto un grattacielo e nulla aveva a che fare con le sue opinioni politiche e le sue attività di parlamentare (se si esclude l'attività illecita, ovviamente). L'unico motivo che avrebbe giustificato l'immunità era proprio un provvedimento teso a limitare l'attività politica e la libera espressione del pensiero, ma non era questo il caso. Prendiamo atto che la casta è dura a morire e lasciamo ai lettori il giudizio su questo ennesimo episodio di dispregio verso la Giustizia e verso i cittadini "comuni", sempre più diseguali di fronte alla Legge.
Scarica l'atto di arresto e leggi cosa succede in Italia all'ombra della casta politica bi-partisan.
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Decreto di arresto e sequestro inchiesta TOTAL della Procura della Repubblica di Potenza

mercoledì 17 dicembre 2008

Possibile che ci voglia tanto per capire?

Riceviamo una lettera da un lucano che vive a Toronto, una semplice testimonianza di come appare chiaro il disastro del "pianeta giustizia" in Basilicata.
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Sono Ninuccio e vivo a Toronto da quasi cinquant’anni, vengo da un paesino della Basilicata dove poi torno quasi ogni anno e questa estate ho letto un giornale che si chiama Il Resto. Mi è piaciuto subito perché ci sono tanti fatti e tante belle pagine di cultura che a noi vecchi oramai ci manca. Poi ho scritto alla redazione per sapere di più sulla indagine che ha travolto con le perquisizioni i giornalisti materani e loro mi hanno subito risposto che è tutto in alto mare. Sono due anni che una dottoressa fa le indagini ma queste non finiscono mai. Allora ho chiesto qualche altra notizia di più e il capo redattore mi ha scritto che il reato è un po lungo e si chiama “associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa”, però non esiste davvero e se lo è inventato il giudice. Poi mi ha anche scritto che lo vogliono condannare perché con il cavallo e con una lancia voleva sfidare il Senatore Buccico e tutti i paesani che lo hanno saputo, qui a Toronto, hanno detto che era una barzelletta per sfottere la dottoressa che fa il giudice. Però, quando l’ho scritto al signor Piccenna, mi ha mandato la pagina scritta dalla dottoressa dove ci sono proprio quelle parole, quelle della barzelletta, e ho capito che era un fatto vero ma io già lo sapevo da prima che era vero. Così ho capito che nel tribunale di Matera si dicono le barzellette al posto dei fatti veri e mi sono preoccupato per il mio amico giornalista che invece mi scrive sempre di stare tranquillo. Meno male che lui è così, perché se mi capitava a me questo fatto io impazzivo. Ho anche chiesto al figlio di un altro paesano che si è trasferito a Montreal e fa l’avvocato, però non parla bene italiano e quando ho spiegato il fatto del cavallo e della lancia diceva che ero io che non avevo capito bene. Poi gli ho fatto leggere il giornale (sempre quello dell’estate che ho preso al mio paese quando sono venuto alle ferie) e lui mi ha detto che si era sbagliato il giornale perché in Canada se succede veramente un fatto così cacciano subito il giudice e siccome a Matera non lo cacciano vuol dire che si è sbagliato il giornale. Allora io dico, possibile che ci vuole tanto per capire? Non dico il figlio del paesano ma dico i giudici che stanno al tribunale di Matera.

martedì 16 dicembre 2008

PETROLIO IN BASILICATA: PRIMI ARRESTI

Un silenzio carico di tensione accompagna la tornata di misure cautelari assunte dal Gip di Potenza, Rocco Pavese, su richiesta del PM John Henry Woodcock.
L'assenza di commenti, prese di posizione e esternazioni a vario titolo sull'operato del PM Woodcock è, di per sé, un caso senza precedenti. Eravamo abituati ai commenti in tempo reale, perlopiù orientati a manifestare solidarietà agli indagati e profondere improperi di varia foggia e natura contro i magistrati procedenti.
Qualcosa si è rotto sul fronte degli strenui detrattori di Woodcock e dei vari magistrati (De Magistris, Forleo,...) che assumevano decisioni "sfavorevoli" alla casta. Adesso prima di parlare aspettano! Sarà l'effetto dell'informazione che timidamente ha ripreso a fare il proprio mestiere? Sarà che non si sentono di commentare un provvedimento che potrebbe essere conosciuto in poche ore dalla stragrande maggioranza degli italiani? Forse è proprio l'effetto Salerno-Catanzaro. Il fatto che dopo le aspre critiche mosse da Nicola Mancino (Vice Pres. del CSM), da Giorgio Napolitano (Pres. del CSM e Pres. della Repubblica Italiana) da Ugo Bergamo (Pres. Prima Commissione CSM), da Enzo Jannelli (Proc. Gen. a Catanzaro, indagato da Salerno), da Luca Palamara (Pres. ANM) all'operato dei magistrati di Salerno, la conoscenza diretta del documento "incriminato" ha svelato che i loquaci alti esponenti istituzionali erano (certamente in buona fede, s'intende) schierati su posizioni assolutamente illegittime se non proprio illegali.
Bene! Apprezziamo il progresso che s'avanza e Vi invitiamo a consultare il decreto con cui il GIP ha disposto gli arresti per le presunte tangenti della TOTAL sullo sfruttamento del giacimento petrolifero lucano di "Tempa Rossa". Fra qualche ora su http://www.toghelucane.blogspot.com, su http://www.ilresto.info e su http://blog.ilresto.info

sabato 13 dicembre 2008

Caro signor Ministro, Avv. Angelino Alfano

di Maurizio Bolognetti
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No, signor Ministro! Il decreto di perquisizione e sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Salerno non è stato fatto ad uso e consumo degli organi di informazione, non è uno dei pizzini a cui siete abituati voi, membri di un ceto partitocratico corrotto e corruttore. Quel decreto, con le sue 1500 pagine (non 1700), è stato un atto necessario, frutto di un’inchiesta che si occupa di reati gravissimi, quale la corruzione in atti giudiziari. Un’inchiesta attraverso la quale la Procura della Repubblica di Salerno sta cercando di capire perché altre inchieste sembrano essersi insabbiate. Inchieste, gioverà sottolinearlo, che si occupavano dell’utilizzo del fiume di denaro pubblico piovuto nel meridione d’Italia e che, a parere di molti (compreso il Presidente della Repubblica) non è servito a determinare l’auspicato sviluppo economico del Mezzogiorno. Inchieste che coinvolgevano magistrati, politici, sedicenti imprenditori; inchieste che ipotizzavano l’esistenza di poteri occulti e che lasciavano intravedere quali sono i nuovi canali per il finanziamento illecito di partiti e gruppi di potere all’interno dei partiti. Forse sono addirittura poche 1500 pagine per motivare un decreto che si occupa di siffatti reati. No, signori del CSM! E’ una vergogna continuare ad accreditare la tesi della “Guerra tra procure”; è inaccettabile che abbiate deciso di avviare le procedure di trasferimento per Apicella, Nuzzi e Verasani. Signor Ministro della Giustizia, il correntismo dell’ANM che, inutile negarlo, c’è eccome, si sposa con le vostre pratiche lottizzatorie: accordi tra caste, a cui sono però estranei molti magistrati, semplicemente impegnati a fare il loro dovere. E’ sintomatico che l’ultimo congresso dell’ANM sia andato praticamente deserto, e sarebbe interessante leggere quello che alcuni magistrati scrivono sul sito toghe.blogspot. Tra la magistratura associata e i governi che si succedono in questo Paese è da tempo scoppiata la pace. Una pace che porta in dote alle caste, che convenientemente si accordano per perpetuare i loro privilegi, la testa dei magistrati non allineati, di quei magistrati la cui massima aspirazione è onorare la toga che portano. La “Pax mastelliana”, praticata da governi di centrosinistra e di centrodestra, è emblematica di questo stato di cose. Emblematiche sono alcune decisioni prese di recente dal lottizzatissimo CSM. Una pace formalizzata e sottoscritta dall’apertura delle porte del Ministero di via Arenula a tutte le correnti dell’ANM. Pratiche lottizzatorie e correntizie, quelle dell’ANM, del tutto simili a quelle messe in atto dalle oligarchie partitocratiche. Come mai, Signor Ministro, ai vertici degli uffici giudiziari finiscono uomini come Dolcino Favi? E come mai tanta celerità da parte del CSM su certe vicende e la totale inerzia (vedi reiterate richieste d’intervento su alcune situazioni di palese incompatibilità ambientale, che riguardano i magistrati lucani Tufano e Chieco) su altre? Anziché farsi beffe del provvedimento dei PM salernitani, sarebbe opportuno leggerlo quel documento. Il provvedimento non è stato prodotto per la stampa, come qualcuno insinua, ma c’è una stampa che ha ritenuto opportuno divulgarne integralmente il contenuto. Visto il contesto e le situazioni descritte in quel documento, ritengo sia stata opera meritoria. Non esiste alcuna “guerra tra Procure”, ma solo una Procura, quella salernitana, a cui la Legge assegna il compito di indagare sui magistrati di Catanzaro. Illustri togati che, nonostante reiterate e “pacifiche” richieste, hanno inteso fare orecchie da mercante per mesi, intralciando con pratiche ostruzionistiche (loro, magistrati in servizio presso una procura che ad alcuni appare come un porto delle nebbie) il lavoro dei loro colleghi salernitani. Non c’è nessun atto abnorme, ma solo un documento necessario a motivare una decisione, immagino difficile, ma resasi indispensabile. Personalmente ho aderito all’iniziativa promossa dal settimanale Il Resto, divulgando sul mio blog il decreto di perquisizione e sequestro disposto dalla Procura di Salerno ed altri interessanti documenti inerenti l’inchiesta “Toghe lucane”. Credo che questa decisione sia servita anche ad evitare che le “carte” venissero usate per ricatti incrociati o per inviare pizzini. Pubblicazione integrale, nella quale non c’è nessuna violazione di segreto, visto che gli atti erano già stati consegnati ai diretti interessati e ai loro legali. Noi riteniamo sia bene che la gente venga messa nella condizione di conoscere. Non suoni bestemmia, ma pensiamo di aver attuato, anche in questo caso, il motto “conoscere per deliberare”. Di fronte al tentativo di buttarla in caciara, di distogliere l’attenzione dall’arrosto per portarla sul fumo, la pubblicazione dei sopra citati atti è stata atto doveroso. Troppe volte abbiamo assistito, in questi mesi, al tentativo di tirare le inchieste a destra o a sinistra; laddove, a noi pare, che le inchieste in oggetto coinvolgano un intero sistema di potere, senza distinzioni di colore e in tutte le sue articolazioni. Chi, come me, vive in un piccolo paesino del Mezzogiorno d’Italia conosce fin troppo bene i contesti tratteggiati in certe inchieste, che temo, ahimè, mostrino solo la punta dell’iceberg. Per quanto riguarda il pregresso, ribadiamo la nostra convinzione che ci sia stata un’opera di insabbiamento e di depistaggio, ben rappresentata dalla decisione di procedere al trasferimento di sede e di funzione del dr. Luigi De Magistris. Osiamo pretendere che non avvenga altrettanto per i PM salernitani. Noi vogliamo che si indaghi per capire se quanto descritto dal dr. De Magistris abbia fondamento: “Una rete di soggetti che all'interno delle Istituzioni erano in grado di influire ad ogni livello, con collusioni di non secondaria rilevanza proprio all'interno della magistratura…”. Osservando la realtà meridionale dal mio piccolo osservatorio privilegiato, credo che il PM partenopeo abbia centrato l’obiettivo, ma dirlo può farti passare come minimo per giustizialista, o non so cos’altro. Da qualsiasi angolazione la si voglia vedere, che si parli di caste, partitocrazia, Caso Italia, o di tutto ciò che mina dalle fondamenta la democrazia del nostro Paese, credo che l’unica colpa di certi magistrati sia stata quella di voler svolgere fino in fondo il loro lavoro inquirente, senza fermarsi davanti ai portoni di alcuni santuari o davanti a persone che da sempre si ritengono intoccabili. Tutta questa vicenda, non so perché, mi fa venire in mente una canzone del siciliano Franco Battiato intitolata “Povera Patria”. “Povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene”. No, Signor Ministro, questa volta non serviranno i maggiordomi di regime. La verità, grazie alle famigerate 1500 pagine, è venuta a galla, mostrandoci il volto di un potere che sta devastando questo Paese, negando legalità, giustizia e democrazia. Se proprio vuole leggere il decreto, lo scarichi dal sito del settimanale Il Resto o dal nostro Blog, e ne fornisca una copia anche al Quirinale

venerdì 12 dicembre 2008

On. Laboccetta: MI VERGOGNO PER LEI

E' vero che un popolo ha i governanti che si merita? Forse lo era sino a qualche anno fa. Adesso che non possiamo più scegliere per chi votare, è la segreteria dei singoli partiti a "meritarsi" i governanti che varcano le soglie di Palazzo Madama e Montecitorio. Solo per questa considerazione non c'è da affliggersi più di tanto per l'infima bassezza delle affermazioni di tale Amedeo Laboccetta, deputato partenopeo dal passato missino. Egli ha ritenuto utile manifestare tutta la sua umanità nel dibattito alla Camera sulle vicende che hanno interessato i magistrati inquirenti di Salerno e quelli da essi indagati a Catanzaro. Come tutti i "maîtres à penser", ha ritenuto di qualificare solo i magistrati inquirenti con un'occhio di riguardo per il Dr. Luigi de Magistris, non più inquirente ma comunque reo di essersi opposto alla "sottrazione" di due inchieste importanti e delicate (Why Not e Poseidone), di averne concluso una terza sul filo di lana del trasferimento (Toghe Lucane) e di aver agito all'interno delle regole endoprocessuali, senza sottrarsi alle incolpazioni ma difendendosi davanti ai suoi giudici "naturali". Qualificazioni oltre il limite dell'ingiuria, s'intende, come si conviene ad un modo rozzo e volgare di concepire il potere ed il luogo che dovrebbe rappresentare la massima espressione del confronto e del dibattito democratico: il Parlamento. Qualcosa di simile, l'avevamo sentito solo nella telefonata fra un alto magistrato, poi governatore della Calabria ed oggi alto esponente istituzionale, e la sua segretaria. Tale Chiaravalloti, mi pare si chiamasse, e parlava di costringere Luigi De Magistris a difendersi per tutta la vita. Parlava di affidarne le cause alla camorra napoletana. Parlava di corna e si diceva pronto ad approfondire l'argomento. Una volgarità impensabile ma, tuttavia, una volgarità racchiusa fra due cornette telefoniche. Laboccetta Amedeo ha fatto di peggio. Ha trasformato il Parlamento Italiano in un'osteria di quarta categoria, dove gli avventori sono perennemente obnubilati dal vino e prorompono in sproloqui su madri, figlie e mogli altrui, rigorosamente altrui. Il punto è proprio questo, signor onorevole Laboccetta. Lei, deputato per volere di un qualche segretario di partito, non può (e non deve) insinuare in parlamento di "feeling sconvolgenti" di rapporti "di tipo particolare, evidentemente di grande intimità". Noi cittadini, che mai l'avremmo votata ma a cui (purtroppo) non è stato concesso di non votarla, non glielo permettiamo. Non perché difediamo Caio o Sempronio, né perché pretendiamo che da una rapa esca del sangue. Per un motivo più alto e nobile: perché rispettiamo le istituzioni, rispettiamo il parlamento, rispettiamo l'aula dove hanno parlato i padri della nostra Repubblica e mai, mi creda, mai era stata profanata dalle bassezze che sono uscite dalla sua bocca. Si vergogni, On. Laboccetta, e se non capisce che vergognarsi in questi casi è un dovere, lasci che sia io a vergognarmi per Lei. Lasci che sia io a chiedere scusa al Dr. Luigi de Magistris ed alla D.ssa Gabriella Nuzzi, ai PM di Salerno ed a tutti i magistrati che si ritengono soggetti solo alla Legge e non ai partiti o alle logge o alle consorterie o alle cuginanze. Qualcuno lo deve pur fare, in nome dell'Italia Repubblicana che esige il rispetto delle sue Leggi e della sua Costituzione ma che deve ricambiare con il rispetto e la tutela di coloro che si battono per l'Italia libera, democratica e repubblicana. E si ricordi, onorevole, che la Legge è Uguale per Tutti, compreso Lei ed i suoi amici e sodali di partito che sono coinvolti nelle indagini di qualsivoglia procura. Viva l'Italia
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E' disponibile una nuova versione del decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Salerno a carico di alcuni magistrati della Procura di Catanzaro. Basta leggerlo per capire la gravità della richiesta di trasferimento avanzata dalla Prima Commissione del CSM a carico del Dr. Luigi Apicella ("reo" di aver avallato il citato decreto). Basta leggerlo per rendersi conto di quali fatti, persone, reati si tenta disperatamente di coprire da un anno a questa parte. La versione attualmente scaricabile è predisposta per consentire la ricerca automatica su nomi o parole. Provate a digitare "Mancino" oppure "Valori" oppure "Pittelli" oppure ....
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Informativa della Guardia di Finanza di Catanzaro - riassuntiva dell'inchiesta TOGHE LUCANE
Nuova versione: consente la ricerca delle ricorrenze di parole o nomi
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giovedì 11 dicembre 2008

La battaglia per una libera informazione

La vera battaglia, l'unica che segnerà le sorti della nostra democrazia, è quella dell'informazione. Garantire ai cittadini l'accesso alle informazioni è la miglior tutela (ed anche l'ultimo baluardo) di ogni vera democrazia. Diversamente ci si avvia alla più subdola e violenta forma di dittatura: quella dei beoti che non sanno nemmeno di essere schiavi. Quanti hanno avuto accesso alle informazioni vere sugli abusi e sulle violazioni dei codici di procedura penale, penale, civile e deontologico perpetrate negli ultimi dieci giorni in quello che si sarebbe dovuto chiamare caso Jannelli, Favi, Murone, Curcio eccetera e tutti continuano a chiamarlo caso De Magistris? Cosa volete che ci abbia a che fare con i reati che una procura (Salerno) sospetta abbiano commesso alti (e medi) magistrati di un'altra procura (Catanzaro) il Dr. Luigi De Magistris? Certo che ci ha a che fare, dice il ministro Alfano, è stato lui a denunciare e ricostruire con i PM di Salerno le ipotesi di reato che poi hanno determinato perquisizioni e sequestri. E cosa avrebbe dovuto fare, Signor Ministro, quando gli hanno sottratto nottetempo i faldoni delle inchieste senza nemmeno notificargli l'atto con cui il Dolcino Favi si determinava ad avocarle, avrebbe forse dovuto disporre un contro-sequestro? Ve lo immaginate il cattivo magistrato (come lo definì la signora Vacca del CSM) che dispone un sequestro urgente? L’hanno trasferito pur senza alcuna valida motivazione, anzi oggi si è scoperto che il suo trasferimento è l’ultimo atto di un complotto illecito, se avesse commesso il reato di abuso d’ufficio l’avrebbero impiccato con successivo scempio del cadavere. Ma di tutto ciò, di questa semplice funzione di memoria nessuno dei grandi media parla. Avevano detto che la virtù principe del magistrato è il silenzio, fino a fare quasi l’apologia dell’omertà. L’aveva detto Nicola Mancino, e poi Giorgio Napolitano ed ogni buon magistrato con assennata e paterna indole. Lo dicevano piegando leggermente il capo, a volte tentennandolo gravi e pensosi. Nessuno di questi l’ha ricordato al Dr. Jannelli (Enzo per gli amici) che ha definito eversivi i magistrati che lo perquisivano perché sospettato di gravissimi reati nell’esercizio delle sue funzioni e per aver tentato di sottrarre le prove nelle indagini a suo carico. Nessun saggio, nessun garante delle istituzioni, nessun segretario dell’ANM, nemmeno un giornale. E quando nel salotto buono della televisione italiana, quello del marito di un alto magistrato da anni ai massimi vertici dirigenziali del Ministero della Giustizia, giornalisti, magistrati, ministro e conduttore hanno sparato a zero sull’operato dei magistrati di Salerno e, giacché c’erano, anche sul cattivo magistrato, qualcuno si è ricordato che per molto ma molto meno, De Magistris a Santoro sono stati bersagliati per mesi e mesi dai soliti saggi (i saggi sono sempre gli stessi, saggi a vita e per ogni stagione) perché il magistrato deve vivere nel nascondimento? Così viviamo il paradosso che alcuni magistrati dovrebbero essere allontanati perché hanno perquisito altri magistrati (avendone la competenza e con atti legittimamente assunti) mentre altri, per esempio il Dr. Chieco Giuseppe (da Matera) ed il Dr. Tufano Vincenzo (da Potenza) pur essendo indagati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e, di conseguenza, incompatibili funzionalmente e ambientalmente, restano da anni al loro posto. Assistiamo al triste spettacolo del Ministro della Giustizia che giudica l’operato dei magistrati dal numero di pagine di cui sono composti i decreti di perquisizione che predispongono. Millesettecento sono troppe, dice Alfano. Ebbene, carissimo ministro nonché avvocato Angelino Alfano. “qual è il numero giusto per non incorrere nelle sue critiche”? Facciamo 50 o forse è meglio 225? Basta che il signor ministro ci sveli il numerino e noi saremo in grado di distinguere a colpo d’occhio i buoni dai cattivi. Una sorta di uovo di Alfano si affaccia sui libri di storia delle generazioni future. Trasferiteci tutti, lo slogan di un movimento spontaneo che aveva infiammato gli animi ed i cuori dei ragazzi calabresi alla prima richiesta di trasferimento avanzata dal signor Mastella nei confronti di Luigi de Magistris. Li hanno presi sul serio. Carabinieri, magistrati, persino giornalisti; tutti quelli che hanno a che fare con le inchieste “Toghe Lucane”, “Why Not” e “Poseidone” vengono trasferiti sistematicamente. Motivo? Disturbano il manovratore, come nei tram. E adesso vale anche nelle testate giornalistiche e televisive: “NON PARLATE AL CONDUCENTE”. Ma noi siamo discoli e parliamo agli italiani affinché parlino col conducente, affinché sappiano cosa dirgli. Sarebbe già sufficiente leggergli qualcuna delle 1700 pagine e, per far dispetto ad Alfano, gli chiederei dei numeri di pagina a caso. Scommettiamo che qualsiasi pagina si scelga contiene dati interessanti da conoscere per capire cosa succede alla povera Italia in questi burrascosi anni? Intanto da oggi, all’indirizzo www.ilresto.info/11.html, è disponibile la versione interrogabile (con la funzione “ricerca” del software Acrobat, è possibile digitare un nome e scoprire tutte le ricorrenze di quel nome nelle pagine sotto esame) del decreto di perquisizione e sequestro eseguito a carico di alcuni magistrati catanzaresi su disposizione dei PM di Salerno. Similmente, potrete acquisire l’informativa della Guardia di Finanza di Catanzaro che riepiloga tutta l’inchiesta “Toghe Lucane”. Leggete, leggete e studiate questi documenti fondamentali. È a causa loro che De Magistris è stato trasferito. È a causa loro che il Capitano Zacheo è stato trasferito. È per impedire che si scrivesse di loro che Chiara Spagnolo (giornalista di Catanzaro) è stata trasferita a Cosenza mentre Carlo Vulpio è stato messo sotto naftalina da Paolo Mieli (la storia sul blog: www.carlovulpio.it). Ma noi siamo testardi e li abbiamo divulgati, con l’aiuto di molti, in lungo e in largo. È questo aiuto che continuiamo a chiedere. L’aiuto a far conoscere la verità dei fatti e non le (rispettabilissime) opinioni di questo o quel giornalista.
Filippo De Lubac

martedì 9 dicembre 2008

ACCORDO FRA PROCURE?

ROMA (Reuters) - Le procure di Catanzaro e Salerno hanno trovato un'intesa per il ripristino del "pieno esercizio della giurisdizione" dopo lo scontro creatosi sulle perquisizioni e il sequestro degli atti dell'inchiesta "Why not" avocata al pm Luigi de Magistris.
Lo si legge in una nota della Corte di Cassazione a firma del segretario generale Pasquale Ciccolo, mentre l'ufficio stampa del Csm ha confermato il dissequestro dei documenti da parte di entrambe le procure, che dunque proseguono con le loro inchieste.
L'intesa -- definita dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un "passo significativo" -- è stata raggiunta ieri a Salerno a conclusione di un incontro tra i magistrati dei due uffici inquirenti "con grande senso di responsabilità istituzionale" proprio per "superare tale situazione", si legge nel comunicato.
"La risoluzione, assunta dagli organi di vertice degli uffici giudiziari nell'esercizio delle attribuzioni previste dalle disposizioni vigenti, costituisce un significativo passo verso il superamento della grave situazione di paralisi delle rispettive funzioni processuali creatasi a seguito dell'aspro contrasto tra le due procure", ha detto Napolitano in una nota, in cui ha espresso il proprio "apprezzamento" per l'accordo, preceduto venerdì scorso da una riunione presso l'ufficio del procuratore generale della Cassazione, tra i procuratori generali di Catanzaro e Salerno
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Quello riportato innanzi è il testo di un'agenzia (Reuters) che annuncia un "accordo tra Procure". Bisogna che qualcuno spieghi cosa significa. Eh sì, perché l'amministrazione della giustizia non è come la gestione di un condominio. Non si capisce cosa significhi che le due procure "hanno raggiunto un accordo". Né si riesce a comprendere come i due rispettivi "procuratori generali" possano determinare le decisioni delle corrispondenti Procure Ordinarie. Sarebbe una inspiegabile novità quella che si annuncia, forse impropriamente, nei comunicati stampa che ci è dato di leggere. I titolari dell'azione penale (atti di sequestro) sono i magistrati che li hanno emessi e firmati e solo loro hanno la facoltà di emetterne altri di segno opposto. Ma, su tutto, emerge un'atroce domanda: può l'amministrazione della Giustizia prescindere dalla regole e dall'iter stabilito dal Codice di Procedura Penale in virtù di un accordo, cioè al di fuori della sede giudiziaria naturale? Le controversie giudiziarie fra magistrati hanno un canale preferenziale rispetto alle controversie (o traversie?) giudiziarie dei comuni cittadini? Quando mai si è giunti alla revoca di una misura cautelare in carcere sulla base di "un accordo" fra due Procuratori Generali? Qualcuno potrebbe spiegarcelo, forse, ma si dubita che si tratti di pratiche previste dai Codici attualmente in vigore. Ma forse è la solita notizia che poi risulta male interpretata.
Nel dubbio, rinnoviamo l'invito a scaricare e leggere l'atto di perquisizione e sequestro emesso dai magistrati di Salerno a carico di quelli di Catanzaro. E' talmente chiaro che si dolgono per il fatto che viene conosciuto da molti. Strana doglianza!

lunedì 8 dicembre 2008

PROVATE A DIGITARE "Mancino"...

E' disponibile una nuova versione del decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Salerno a carico di alcuni magistrati della Procura di Catanzaro. Basta leggerlo per capire la gravità della richiesta di trasferimento avanzata dalla Prima Commissione del CSM a carico del Dr. Luigi Apicella ("reo" di aver avallato il citato decreto). Basta leggerlo per rendersi conto di quali fatti, persone, reati si tenta disperatamente di coprire da un anno a questa parte. La versione attualmente scaricabile è predisposta per consentire la ricerca automatica su nomi o parole. Provate a digitare "Mancino" oppure "Valori" oppure "Pittelli" oppure ...
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Conoscere informazioni vitali per la tutela dei diritti democratici e costituzionali

La vera preoccupazione è sempre la stessa: impedire che la gente conosca i fatti! Tutto va bene, persino che si diffondano contemporaneamente versioni diametralmente contrapposte, verità che si sbugiardano reciprocamente, palesi contraddizioni logiche e lessicali; purché non si pubblichino i documenti ufficiali. Il decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica di Salerno a carico di alcuni magistrati della Procura della Repubblica Generale ed Ordinaria di Catanzaro è al centro di una intricata controversia giudiziaria. Tutti ne parlano, lo giudicano (spesso criticandone aspramente il contenuto e gli estensori), ma guai a farlo conoscere. Terribile delitto consentire ai cittadini internauti di leggerlo per quello che è. Già, perché potrebbero scoprire che alcune sapienti imprecisioni, taluni equilibrismi espressivi, finanche delle vere e proprie menzogne sono state loro propinate da magistrati, politici, membri del CSM, funzionari ministeriali e chi più ne ha, più ne metta. Per cui i “commissari” della prima commissione del CSM incalzano il Procuratore Capo di Salerno Dr. Luigi Apicella su questioni assolutamente inconferenti, arrivando a contestare le modalità d’esecuzione delle perquisizioni (che hanno finalità e modalità ben precise che forse gli alti funzionari-commissari non conoscono a fondo). Mentre, di converso, nemmeno si premurano di chiedere (e chiedersi) se sia lecito che il Dr. Enzo Iannelli (Proc. Gen. a Catanzaro) e qualche altro magistrato gerarchicamente da lui dipendente possano disporre il sequestro delle (ipotetiche) prove a loro carico, cioè provocare un inquinamento delle prove e restare tranquillamente al loro posto e con i loro poteri. Su tutte queste premure, fra tutte queste preoccupazioni, per tutti fondamentali per la tutela e la credibilità del sistema giudiziario, ne emerge una ritenuta prioritaria: l’informazione. Come al solito, non per rivendicare l’importanza e la trasparenza di questioni rilevantissime per la democrazia e lo Stato, bensì per assicurarsi la censura ed il silenzio. Eh sì, la preoccupazione dei signori del CSM, ma prima di loro anche del Presidente della Repubblica, dell.On. Nicola Mancino e via via a scendere sino ai cancellieri e persino ai vigilantes privati dei palazzi di Giustizia, è quella che non si sappia, che non si scriva, che non si conosca. Tanto può (deve) andar bene per gli atti coperti da segreto istruttorio che, lo ricordo, serve a tutelare le indagini non già la privacy degli indagati (per quest’ultima vi sono altre norme, rispettabili ma altre), ma nulla ha a che vedere con atti conosciuti dagli indagati (quale ad esempio il decreto di perquisizione) per cui il segreto cessa nel momento stesso della notifica. Il nervo scoperto di un sistema che sta implodendo su se stesso è proprio la chiarezza di questo contestato atto di perquisizione. Basta leggerlo, fate lo sforzo di leggerlo, capirete tutto. Anche se non siete giuristi, anche se non siete avvocati, anche se non conoscete il latino e le dotte citazioni delle sentenze di Cassazione. Fatelo presto. Perché il CSM, per i magistrati che sequestrano le prove dei propri reati (supposti certo, ma sempre prove sono), nulla pone in essere; mentre per chi pubblica atti senza alcun onere di segretezza chiede l’immediata rimozione da internet. Purtroppo dobbiamo scontentarli, l’interesse pubblico ed il dovere professionale di far conoscere informazioni vitali per la tutela dei diritti democratici e costituzionali prevale sugli interessi privati e corporativi di coloro che vorrebbero risolvere la questione nelle segrete stanze del potere. Viva la libertà, di stampa, d’informazione e d’opinione.
Nicola Piccenna


p.s. Circa tremila internauti hanno scaricato il decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Salerno a carico di alcuni magistrati di Catanzaro, un’emorragia d’informazioni inarrestabile.
(accedi direttamente al decreto di perquisizione suddiviso in 27 parti per comodità d'accesso)
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domenica 7 dicembre 2008

SOGGETTI SOLO ALLA LEGGE


Il Sen. Antonio Di Pietro sbaglia a commentare le proposte di trasferimento (dei Procuratori Iannelli e Apicella) come se fossero decisioni già assunte. Per adesso non c'è stato alcun trasferimento, bensì una semplice proposta sulla quale il Plenum del CSM dovrà esprimersi e votare. Piuttosto, sarebbe utile che si impegnasse concretamente e pubblicamente per fare in modo che il Dr. Luigi Apicella resti dov'è (a Salerno), essendo egli responsabile solo di aver fatto il proprio dovere.
Similmente, ma con maggior responsabilità, sbagliano il presidente ed il segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati quando plaudono al pronunciamento della Prima Commissione del CSM che ha proposto il trasferimento per il magistrato (Iannelli) che ha sottratto le prove a suo carico, assimilandolo nel medesimo procedimento disciplinare, al magistrato (Apicella) che lo prove le aveva acquisite regolarmente.
L'ultima affermazione preoccupante dei due vertici ANM è la patetica conclusione secondo cui queste decisioni, indegne del CSM e di un Paese civile, sarebbero la dimostrazione che i magistrati sanno auto-governarsi. Poveri magistrati! Credono di scampare al controllo totale del potere politico dimostrando che si sanno controllare da soli: dove “controllare” equivale a fare ciò che il potere politico (di loggia) desidera che facciano. E' come se un imputato esentasse i giudici dal giudicarlo comminandosi da solo il massimo della pena. Una sorta di suicidio giudiziario. Anzi meglio, la rivendicazione del diritto all'eutanasia giudiziaria. Sarei curioso di conoscere quanti di loro sono iscritti all'ANM e cosa aspettano a creare una libera associazione alternativa quelli che non lo sono (e quelli che, non potendo non vergognarsi di esserlo, si dimetteranno come fece Luigi de Magistris un anno fa). Farebbe bene (Di Pietro) e farebbero bene i magistrati della costituenda nuova associazione di magistrati (che suggerirei di chiamare: "Soggetti solo alla Legge") a manifestare fermamente ed apertamente il loro pensiero. E' indispensabile che la "gente comune", sballottata fra questioni tecniche di cui non comprende l'esatta portata, sia messa in grado di avere le idee chiare e possa prendere una posizione anch'essa. Piagnucolare sulle ingiuste e servili decisioni del CSM e rivendicare la capacità di autoflagellarsi non serve a nulla, se non a confermarsi nell'idea che i poteri forti sono troppo forti. Tanto da essere al di sopra della Legge.Firma la petizione (rivolta ai magistrati) per la costituzione di una associazione di magistrati indipendenti (la libertà di associazione è un principio garantito dalla Costituzione). Vediamo chi esce allo scoperto e chi preferisce tenersi tutto dentro (magari alzando la voce con i lavavetri o commentando dal barbiere).
Firma la petizione (rivolta ai magistrati) per la costituzione di una associazione di magistrati indipendenti (la libertà di associazione è un principio garantito dalla Costituzione). Vediamo chi esce allo scoperto e chi preferisce tenersi tutto dentro (magari alzando la voce con i lavavetri o commentando dal barbiere).

sabato 6 dicembre 2008

EBBENE, ORA CHE LE OMBRE HANNO OSCURATO TOTALMENTE LA SUA PERSONA, IL SIGNOR MANCINO DEVE DIMETTERSI

Ho avuto modo, nel tempo, di segnalare al CSM (consiglio Superiore della Magistratura) alcuni episodi che a mio sommesso parere erano sconcertanti. Per fare un esempio, cito la perquisizione dell’abitazione dei miei genitori (80 anni lui e 70 lei) in seguito a due reati ipotizzati a mio carico: associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa e violenza privata. Il primo reato, secondo un fecondo (giuridicamente parlando) PM, si era concretizzato nella pubblicazione di alcuni articoli su giornali e libri disponibili in tutte le edicole di Matera e già allegati alle denunce. Cosa cercavano a casa dei miei genitori? Il secondo reato viene ipotizzato in seguito ad una frase riportata in un mio articolo che, pressappoco, diceva così: “il senatore Buccico rinunci alla corazza dell’immunità parlamentare (per procedere alle querele che minacciava nei miei confronti da mesi, ndr) e così potremo combattere ad armi pari; un cavallo, una lancia e via per un duello medioevale”. Da questa frase, il fecondo magistrato, ricavava questa contestazione (ex art. 610 c.p. Violenza Privata): “minacciava l’avvocato Emilio Nicola Buccico invitandolo allo scontro fisico con l’uso delle armi”. In pratica, nella perquisizione a casa dei miei genitori, la Polizia Giudiziaria delegata doveva ricercare le prove di questa efferata minaccia. Immagino il cavallo oppure la lancia oppure entrambi. Premesso che i suddetti familiari abitano in un condominio al quinto piano e che il vano ascensore non è sufficientemente spazioso per accogliere un cavallo (nemmeno della razza Pony), mi chiedo se questa perquisizione possa definirsi disposta ed eseguita “con modalità sconcertanti”. Ebbene: 1) visto che il signor Nicola Mancino esterna i suoi giudizi sull’operato dei magistrati di Salerno e nulla ha voluto esternare circa l’operato dei magistrati di Matera, Chieco e Cazzetta (Procuratore Capo e sostituto procuratore nell’episodio narrato); 2) visto che il signor Nicola Mancino, informato da una delegazione di avvocati lucani dell’incompatibilità funzionale ed ambientale del signor Chieco (proc. capo a Matera) e del signor Tufano (Proc. Generale a Potenza) essendo il secondo funzionalmente controllore del primo ma entrambi indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, nulla ha voluto esternare circa lo sconcerto che il permanere di tale situazione crea nel mondo giudiziario e nella società civile materana, lucana e italiana; 3) visto che il signor Nicola Mancino continua ad anticipare i suoi giudizi e le sue personalissime valutazioni su magistrati che poi dovrà giudicare, violando precise regole processuali oltre che di opportunità (vedi giudizi sull’operato del Dr. Luigi De Magistris; 4) visto che il signor Nicola Mancino ha dichiarato che qualora vi fossero ombre sulla sua persona avrebbe sgombrato il campo; tutto ciò premesso,

CHIEDO

al signor Nicola Mancino, che si sconcerta solo per alcuni, che tolga il disturbo e lasci che il CSM abbia un vice-presidente al di sopra delle parti.;

CHIEDO

che lo faccia in tempo utile per evitare di condizionare i membri del Plenum del CSM che dovranno decidere sulla proposta di trasferimento dei magistrati autori di atti “sconcertanti”;

CHIEDO,

in ultimo, prima che vada via, che comunichi alla Prima Commissione del CSM, che un magistrato scoperto dopo aver acquistato una villa al mare da un pluri-indagato della sua Procura, e dopo aver avviato una trattativa per acquistare una villa al mare da altro indagato dalla “sua” Procura per cui si era interessato di conoscere lo stato del procedimento e di acquisirne copia custodita nel computer personale (rinvenuta durante una perquisizione disposta dal Dr. De Magistris cui il signor Chieco aveva dichiarato di non conoscere affatto il fascicolo!), chiedendo l’avvio di un procedimento disciplinare finalizzato al trasferimento per incompatibilità funzionale e ambientale.
Fiducioso che il signor Nicola Mancino rispetti la parola data, invito tutti i destinatari della presente a vigilare sull’uso improprio dei provvedimenti disciplinari del CSM che, come nel caso del Dr. De Magistris, sembrano mirati a dissuadere i magistrati dall’indagare sui poteri forti alias i potenti di turno alias i sospetti di appartenenza ad organizzazioni di chiaro stampo massonico.
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Si rinnova l'invito a leggere il provvedimento "sconcertante" che, viceversa, è chiarissimo e spiega il vero motivo di cotanta veemente reazione: individua i poteri forti che credono di poter disporre della Giustizia a loro uso e consumo.
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(accedi direttamente al decreto di perquisizione suddiviso in 27 parti per comodità d'accesso)
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venerdì 5 dicembre 2008

I magistrati di Catanzaro indagati dalla Procura di Salerno


Iniziamo la pubblicazione degli atti e delle emergenze dell’inchiesta condotta dalla Procura di Salerno a carico di alcuni magistrati della Procura di Catanzaro. Le ipotesi di reato, ampiamente sostenute da indizi ed elementi probanti, risultano di rilevante gravità. Come si evince sin dalla enunciazione dei capi d’imputazione; ne pubblichiamo alcuni, rinviando alla pubblicazione integrale del decreto di perquisizione consultabile sui siti internet:
(accedi direttamente al decreto di perquisizione suddiviso in 27 parti per comodità d'accesso)
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…al quale Pittelli era legato da rapporti di ventennale amicizia
Lombardi Mariano, Murone Salvatore, Pittelli Giancarlo:
Delitto di cui agli artt. 81 I cpv. - 110 - 319 ter - 319 - 321 c.p., perché con più azioni in concorso tra loro, con esecutive di un medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, il primo quale Procuratore della Repubblica, il secondo quale Procuratore Aggiunto Vicario, in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, disponevano, la revoca della coassegnazione del procedimento penale c.d. POSEIDONE recante n.1217/05/21 al sostituto procuratore dottor Luigi de Magistris, primo magistrato inquirente, in ordine di tempo, "delegato" alle indagini preliminari e come tale perfettamente addentro al dinamismo investigativo in itinere …al quale Pittelli, il dr. Lombardi era legato da rapporti di ventennale amicizia e frequentazione tali da indurlo ad inoltrare al Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catanzaro espressa dichiarazione di astensione dalla trattazione del procedimento. …in particolare, con procura notarile del 18 maggio 2005 il dottor Lombardi conferiva all'avvocato Pittelli mandato per essere difeso nel giudizio di impugnazione innanzi alle Sezioni Unite Civili della Suprema Corte di Cassazione, giudizio promosso dal Ministero della Giustizia avverso la predetta sentenza.

…in concorso tra loro, per un medesimo disegno criminoso
Lombardi Mariano, Murone Salvatore, Pittelli Giancarlo, Favi Dolcino, Saladino Antonio: Delitto di cui agli artt. 110 - 811 cpv. - 319 ter - 319 - 321 - 479 c.p., perché, in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso poste in essere in tempi diversi, agendo il primo nella specifica veste di Procuratore Aggiunto Vicario di Catanzaro, il secondo in quella di Avvocato Generale facente funzioni di Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catanzaro, il terzo quale Procuratore della Repubblica di Catanzaro, in violazione delle norme di Legge che regolano l'istituto processuale dell'avocazione e attraverso l'adozione di una serie di provvedimenti formali, sostanzialmente adottati sulla base di preventivi accordi interpersonali, antecedenti e susseguenti alla formalizzazione di tale atto, alcuni dei quali aventi contenuto difforme dalla realtà del substrato storico-fenomenico in essi rappresentato, in definitiva ponendo in essere una serie di atti contrari ai loro specifici doveri di ufficio, si determinavano prima alla predisposizione del decreto n.1/07 R. AV., materialmente redatto e siglato dal Procuratore Generale F.F., con il quale veniva disposta l'avocazione del procedimento penale n.2057/06/21, incardinato presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnato al sostituto dottor L. de Magistris, e poi alla designazione, previa “applicazione”, di due Magistrati in servizio presso le Procure di Crotone e Catanzaro intervenuta a seguito di un duplice interpello, contenutisticamente similare, al primo dei quali, indirizzato alla sola Procura di Catanzaro, aveva risposto positivamente, sulla base di una “decisione” assunta dal Procuratore Aggiunto Vicario prima ancora del contatto con il sostituto da segnalare, l'Ufficio del P.M. del capoluogo ed al secondo dei quali, indirizzato a tutte le restanti Procure del Distretto, era investigativamente “interessata” anche la Procura di Paola, le cui determinazioni in tal senso, tuttavia, venivano anticipate dal provvedimento di “applicazione”.

…sulla base di imprecisati dati documentali, non riscontrati né riscontrabili
Lombardi Mariano, Murone Salvatore, Favi Dolcino:
Delitto di cui agli artt. 110 - 81 cpv. - 323 - 479 - 378 c.p., perché, in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso poste in essere in tempi diversi, il primo nella veste di Avvocato Generale facente funzioni di Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Catanzaro, il secondo, in quella di Procuratore Aggiunto facente funzioni di Procuratore della Repubblica di Catanzaro, in violazione delle norme di legge disciplinanti l’istituto processuale della avocazione (art. 372 c.p.p.), nonché le attività del Pubblico Ministero in materia di accertamenti tecnici e nomina di consulenti tecnici (artt.359, 225 e SS., 231 c.p.p.), attraverso l’adozione di provvedimenti formali, sostanzialmente adottati sulla base di preventivi accordi interpersonali che coinvolgevano anche la persona del dr. Lombardi, Procuratore della Repubblica in Catanzaro, antecedenti e susseguenti alla formalizzazione dei provvedimenti medesimi, aventi contenuto difforme dalla realtà del substrato storico-fenomenico in essi rappresentato, si determinavano a disporre, in assenza di effettive ragioni fattuali e giuridiche atte a giustificare il provvedimento, sulla base di imprecisati dati documentali, non riscontrati nè riscontrabili, e senza alcuna preventiva audizione dell'interessato, la revoca dell'incarico di consulenza tecnica conferito in data 21 marzo 2007 dal Pubblico Ministero dr. De Magistris, originario titolare del procedimento penale n. 2057/06/21 cd. WHY NOT, al Dr. Gioacchino Genchi e la contestuale acquisizione, delegata al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catanzaro e al R.O.S. - Reparto Indagini Tecniche di Roma, di tutto materiale documentale, in forma cartacea ed informatica, acquisito al procedimento dal Pubblico Ministero titolare e consegnato al consulente per l’espletamento dell'incarico.

…prospettare falsamente la illegittimità ed illiceità dell'operato del Pubblico Ministero procedente
Iannelli Enzo, Garbati Alfredo, De Lorenzo Domenico, Favi Dolcino:
Delitto di cui agli artt. 41 - 110 - 81 I cpv. - 323 - 479 - 378 c.p., perché, i primi tre in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso poste in essere in tempi diversi, il quarto con condotte, fenomenicamente autonome, assunte nel periodo di -reggenza" della Procura Generale della Repubblica di Catanzaro sul cui tracciato finalistico/eziologico si andavano ad innestare, a partire dal dicembre del 2007, i successivi comportamenti concorsuali riconducibili agli altri attuali indagati, agenda il primo nella veste di Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Catanzaro, il secondo ed il terzo in qualità di Sostituti Procuratori Generali delegati alla trattazione del provvedimento penale n. 2057/06/21, n. 1/07 R. Avoc, c.d. WHY NOT, in violazione delle norme di legge disciplinanti gli istituti processuali della avocazione (art. 372 c.p.p.), della competenza funzionale per i procedimenti riguardanti i magistrati (art. 11 c.p.p.), della iscrizione nel registro degli indagati (art. 335 c.p.p.), dell'attività di indagine delegata alla P.G. (art.370 c.p.p.) e, in generale, delle garanzie difensive dell'indagato e attraverso l’adozione di una serie di provvedimenti formali aventi contenuto difforme dalla realtà del substrato storico fenomenico in essi rappresentato, si determinavano, nell'ambito dello stesso procedimento penale avocato, in assenza di formali ed autonomi provvedimenti di iscrizione ai sensi dell'art. 335 c.p.p. ed in violazione delle garanzie difensive previste dalla Legge processuale a tutela dei soggetti che rivestono la qualità di persona sottoposta ad indagini preliminari, a conferire deleghe di indagini ai Carabinieri del R.O.S. - Reparto Indagini Tecniche di Roma, per l’espletamento di accertamenti sull'attività di acquisizione dei dati di traffico telefonico di soggetti d'interesse investigativo, attività propria del Pubblico Ministero procedente (in tal modo agendo in violazione dell'art. 11 c.p.p.), nonché sulle attività tecniche di rilevazione, analisi ed elaborazione dei dati medesimi demandate, giusto incarico del 21 marzo 2007, al consulente tecnico del Pubblico Ministero dr. Gioacchino Genchi e da questi espletate nel suo studio di Palermo, allo scopo di prospettare falsamente, sulla base degli esiti degli accertamenti tecnici del R.O.S. compendiati nell'annotazione del 12 gennaio 2008, la illegittimità ed illiceità dell'operato del Pubblico Ministero procedente oltre che la inutilizzabilità processuale dei dati in tal modo acquisiti.

…provvedimenti aventi contenuto difforme dalla realtà del substrato storico-fenomenico in essi rappresentato
Iannelli Enzo, Garbati Alfredo, De Lorenzo Domenico: Delitto di cui agli artt. 110 - 81 I cpv. - 323 - 479 - 378 con più azioni - 368 c.p., perché, in concorso tra loro e esecutive di un medesimo disegno criminoso poste in essere in tempi diversi, agendo il primo nella veste di Procuratore Generale presa> la Corte di Appello di Catanzaro, secondo ed il terzo in quella di Sostituti Procuratori Generali delegati alla trattazione del procedimento penale n. 2057/06/21, n. 1/07 R. Avoc. c.d. WHY NOT, in violazione delle norme di legge disciplinanti gli istituti processuali della avocazione (art. 372 c.p.p.) e della competenza (artt. 9 e ss.), nonché di quelle afferenti le attribuzioni, i compiti ed i doveri del P.M. (artt. 358 e 326 c.p.p.) e attraverso l'adozione di provvedimenti adottati sulla base di preventivi accordi interpersonali, antecedenti e susseguenti alla formalizzazione degli stessi, aventi contenuto difforme dalla realtà del substrato storico-fenomenico in essi rappresentato, si determinavano a disporre, prima, in data 15 gennaio 2008 lo stralcio della posizione dell'indagato Clemente Mastella dal procedimento avocato e la costituzione di autonomo fascicolo processuale recante n. 1/2008 R. Avoc., quindi, a richiedere in data 3-4 marzo 2008 l'archiviazione della posizione del predetto per infondatezza della notizia di reato ai sensi dell'art. 408 c.p.p. - richiesta che veniva recepita nel decreto del G.I.P. di Catanzaro del 1° aprile 2008.
A cura di Bianca Novelli

martedì 2 dicembre 2008

De Magistris e l’assoluta estraneità da tutte le gravi accuse

“Conclusivamente, ad un’analitica ed organica lettura del complesso compendio documentale ed informativo acquisito, si ritiene di poter formulare un giudizio di assoluta estraneità del Dr. DE MAGISTRIS da tutte le gravi accuse al medesimo ascritte dai denuncianti Dr. Felicia Angelica GENOVESE, Dr. Michele CANNIZZARO, Dr. Vincenzo TUFANO, Dr. Gaetano BONOMI, Dr. Luisa FASANO, Dr. Francesco BASENTINI, Dr. Mariano LOMBARDI; nonché alle ipotesi delittuose al predetto riconducibili alla stregua degli esiti delle attività d’indagine esperite dalla Procura di Matera Dr. Annunziata CAZZETTA e dalla Procura di Catanzaro Dr. Salvatore CURCIO e Dr. Francesco DE TOMMASI”.
Così concludono, alla Procura di Salerno, l’inchiesta condotta a carico del Dr. Luigi de Magistris. Mille pagine, per formulare un giudizio di “assoluta estraneità del De Magistris da tutte le gravi accuse ascritte al medesimo dai denuncianti” e richiedere l’archiviazione del procedimento penale. L’ordinamento giudiziario, fondato su principi costituzionali, è basato sull’obbligatorietà dell’azione penale. Se qualcuno ipotizza l’esistenza di comportamenti che violano l’ordinamento giudiziario a carico di qualcun altro e se questa ipotesi viene ad essere conosciuta da un magistrato della Procura della Repubblica, questi ha l’obbligo (non la facoltà, non la discrezionalità) di procedere all’iscrizione di un procedimento penale, di svolgere le indagini per approfondire la “notitia criminis” e, ove ne avesse riscontro e prova, alla formulazione di una richiesta di rinvio a giudizio. Semplice, elementare, quasi banale. Così si spiega l’apparente contraddizione del caso “De Magistris”. Un magistrato che, avendo avuto notizia di reato e quindi obbligato dall’ordinamento costituzionale a farlo, aveva avviato alcune importanti inchieste (Toghe Lucane, Why Not, Poseidone). Mentre indagava, alcuni degli indagati indagavano sulle sue indagini ma, si badi bene, non avendo ricevuto una denuncia ovvero per aver conosciuto una “notitia criminis” a carico del PM catanzarese. Indagavano per caso, una pura coincidenza, un’indagine da cui mai avrebbero pensato potessero scaturire connessioni con i procedimenti tenuti da De Magistris. E quando la D.ssa Annunziata Cazzetta si era accorta che il giornalista parlava di fatti gravi e potenzialmente degni di investigazione giudiziaria, quando aveva ascoltato le telefonate in cui si segnalavano gravi ipotesi di reato a carico del Dr. Giuseppe Chieco (suo superiore gerarchico alla Procura di Matera), quando aveva realizzato che anche il Dr. Angelo Onorati (Gip che autorizzava per mesi le intercettazioni in cui si parlava anche di lui e delle sue attività giudiziarie) era oggetto di investigazioni da parte del Dr. De Magistris, quando aveva disposto l’interrogatorio del Dr. Mario Altieri per accertare cosa avesse dichiarato nell’interrogatorio reso davanti al PM di Catanzaro ed in particolare cosa avesse riferito su fatti e comportamenti del Dr. Giuseppe Chieco e del Dr. Angelo Onorati, allora era giunta (Cazzetta) ad una serie di determinazioni. Aveva trasmesso alcuni atti della sua inchiesta al Dr. Vincenzo Tufano (Proc. Gen. a Potenza, indagato nell’inchiesta “Toghe Lucane”), altri direttamente alla Procura di Salerno. Eh sì! Perché quando un magistrato conosce una “notitia criminis” ha l’obbligo di procedere penalmente e, ove non ne avesse la competenza territoriale, comunicare a “chi di dovere”. Adesso è chiaro che, venendo meno le accuse contro De Magistris, bisogna verificare se non vi siano responsabilità a carico di coloro che le accuse le avevano formulate. Di coloro che, non avendone la titolarità ed essendone perfettamente edotti, avessero impropriamente indagato, acquisito atti, costruito ipotesi, col solo scopo di sottrarsi alle indagini ovvero sviarne le risultanze ovvero depotenziare i testimoni “scomodi”. Nonostante il giudizio di “assoluta estraneità del Dr. DE MAGISTRIS da tutte le gravi accuse al medesimo ascritte dai denuncianti”, il CSM ha ritenuto giusto ed opportuno comminargli la sanzione della censura e del trasferimento. Figurarsi cosa comminerà a carico di coloro che dovessero risultare correi delle gravi accuse che la Procura di Salerno muove a carico di chi, non avendone la titolarità e con perfetta conoscenza e coscienza, ha posto in essere il più grave attentato alla Costituzione Repubblicana di cui si abbia evidenza in atti giudiziari. Resta il rammarico dei tempi. Non è giusto lasciar passare anni per interrompere reati in atto, per impedire alle associazioni per delinquere (fossero anche quelle fantascientifiche per la diffamazione a mezzo stampa) di continuare a delinquere. Non è opportuno lasciar credere alla gente comune che esiste una casta d’intoccabili, impermeabili ed impunibili, che si collocano al di sopra delle Leggi e delle Regole. Occorre dare segnali precisi, chi è preso con le mani nel sacco deve essere messo in condizioni da non poter avere altri sacchi in cui rovistare. È semplice, tragico e banale contemporaneamente. È la Giustizia, bellezza!

sabato 22 novembre 2008

LA STORIA NEGLI OCCHI DI UNO STUDENTE

Non è usuale, forse non è nemmeno comprensibile con facilità. Siamo così lontani dalla realtà, così imbambolati dalle soap opera o dalle pseudo trasmissioni giornalistiche dei salotti televisivi che la realtà ci è sconosciuta. Sì, è vero, di tanto in tanto spunta fuori il leone che è in noi e, nell’ambiente ovattato di un ufficio ma anche in quello affollato di un’anticamera del medico della mutua esplodiamo il nostro ruggito d’indignazione contro questo o quell’altro. Poi torniamo alle nostre pantofole, in fondo il mondo è sempre andato avanti così. Non saremo noi a cambiarlo e tanto vale non sforzarsi. Ci piacciono quei tipi impiccioni, un po’ eroi e un po’ santi che non si arrendono mai. Possiamo tranquillamente delegare ogni speranza ed ogni “difesa” della civiltà a lor signori. Incoraggiandoli con una pacca fraterna, di tanto in tanto. Sono solidi, determinati, addirittura luminosi ed hanno tutte le qualità che a noi mancano. Parlano, scrivono, cercano, studiano e, a volte, soffrono cosa che noialtri aborriamo. Il sacrificio e la sofferenza ci schiantano al solo pensiero. Poi propongono anche iniziative, petizioni, incontri, assemblee e, quando la temperatura è ideale, quando non piove e non ci sono altri impegni, quando ci sentiamo perfettamente in forma e mentalmente liberi, quando non abbiamo proprio null’altro di meglio da fare, beh, allora possiamo anche degnarli della nostra presenza e della immancabile “pacca”. Coraggio, vi ammiriamo molto, siete tutti noi. Se avessimo più tempo anche noi faremmo ciò che li impegna così strenuamente. Così, con questi sentimenti che aleggiano nell’aria, il 22 novembre 2008 è accaduto l’evento più significativo ed “efficace” dell’ultimo quarto di secolo. A Matera, in Basilicata, ma vale per tutta l’Italia. “Assemblea Popolare sulla Giustizia”, l’avevano chiamata così. Avrebbe dovuto esprimere la volontà di riprendere il controllo popolare dell’amministrazione della Giustizia. Del resto le sentenze dei tribunali parlano chiaro: “In nome del Popolo Italiano”; per cui il diritto a controllare quel “mondo” che emette sentenze in nome del popolo appare più che una formalità. È stato un evento che segna la storia, la rinascita di un popolo. Erano invitati tutti i rappresentanti della politica regionale e comunale, il Prefetto, il Questore, il Sindaco. Ma si è presentato un solo senatore: Felice Belisario. Erano invitati tutti gli avvocati del foro materano, si sono presentati in quindici. Era invitata tutta la cittadinanza, sono venute poco meno di 500 persone. Ma i giovani erano in grande maggioranza, oltre trecento. Agili e decisi i relatori, impossibile sintetizzare i contenuti che meritano la nostra attenzione nella loro integralità (in linea la registrazione integrale – clicca per vedere il video dell'assemblea). Più di tutto parlano gli occhi di un giovane studente che, incontrando uno degli organizzatori, gli chiede quando sarà possibile riprendere con tutti i suoi colleghi d’istituto i contenuti e la mozione dell’assemblea popolare. È proprio così, l’assemblea ha prodotto una mozione formale. Votata per acclamazione (e che acclamazione! Cinque minuti di applausi). Una richiesta formale e sostanziale, perché la realtà è concreta ed allora bisogna essere precisi e fattivi. Oggi in Lucania è successo un fatto nuovo, gente di ogni età, estrazione e professione, gente comune ha detto (e scritto) una pagina di storia. Cosa succederà delle richieste indirizzate ai vertici dello Stato Italiano e del Potere Giudiziario, lo apprenderemo nei giorni e mesi a seguire. Ma una richiesta formale, approvata da 500 lucani in una piovosa giornata d’autunno è già un pezzo di storia. Anzi, è l’inizio di una nuova storia e 500 lucani potranno dire: “quel giorno io c’ero” con la stessa luce che aveva negli occhi quel giovane adulto quando diceva: “bellissimo, dobbiamo raccontare queste cose anche ai nostri amici, quando ci rivediamo”? Presto, amico, presto!
Nicola Piccenna

Scarica la mozione e conservala nel libro di storia

domenica 26 ottobre 2008

Io so, e adesso anche Voi sapete!

Io so ed anche voi sapete. Forse dite di non sapere per paura, oppure perché siete parte del gioco e vi ritenete dalla parte giusta. Forse siete davvero in buona fede e credete di non sapere; in questo caso mi scuso sin da ora. Eh sì, perché dopo aver letto queste poche righe, perderete anche la scusa della “buona fede” e vi renderete conto di essere stati troppo ingenui, di aver creduto alle favole. Beata incoscienza!
Ebbene, il patto fra lo Stato e la Mafia esiste, è operativo, è provato che esiste come è provato che è operativo. Anzi, aggiungo, la Mafia (probabilmente) non è nemmeno quel male assoluto che ci paventano dinanzi coloro che il patto lo conoscono e lo rispettano. La Mafia non è l’Antistato ma è l’Altro Stato. La Mafia è un crocevia di poteri e potentati, cui estranea non è certamente la Massoneria; che non è estranea nemmeno allo Stato Italiano, quello ufficiale. Uno Stato nello Stato anzi, meglio, uno Stato a fianco di un altro Stato. Uno Stato che ha raccolto i diritti del Regno delle Due Sicilie come contropartita della depredazione delle ricchezze del Re sconfitto di cui si appropriò la corona savoiarda, cioè lo Stato Italiano o Regno d’Italia che dir si voglia. Avendole lasciato solo i diritti, cioè la sovranità sui territori del mezzogiorno, è stato gioco forza consentire alla Mafia di ricavare i mezzi, cioè i denari di cui gli Stati hanno bisogno per organizzarsi e amministrare. Quando gli Stati sono ufficiali, le chiamano tasse, nel caso della Mafia lo chiamano “pizzo”. Ma siamo lì. Ed ora eccovi le prove che non mi ha preso un colpo di sole.
Cito solo quelle più recenti e, per alcuni versi, più note:
Prendiamo l’omicidio del Dr. Paolo Borsellino e della sua scorta. Il comando elettronico che ha fatto esplodere il tritolo è partito dal castello che era sede dei “servizi”. Deviati, dicono alcuni. Fedeli, dico io. E lo dice anche Bruno Contrada, uomo dei “servizi”. Condannato al carcere con sentenza definitiva ma proclamatosi sempre innocente anzi, di più, fedele servitore dello Stato. E probabilmente è vero. Fedele ad uno Stato che aveva (ha) in essere patti con un altro Stato e che vedeva nel giudice Borsellino una turbativa a questi patti. Ecco perché deve scomparire l’agenda rossa del magistrato, ecco perché l’ufficiale che prende la borsa del Dr. Borsellino, racconta una serie di gravi inesattezze ma viene assolto ugualmente. Dice che era presente il giudice tizio, ma Tizio non c’era. Dice che era di turno il magistrato Caio. Ma anche Caio non c’era. Se l’agenda rossa fosse o meno in quella borsa, nessuno lo può provare. Ma che l’ufficiale abbia mentito sui magistrati è certo. E allora, perché non dovrebbe rispondere di queste fallaci dichiarazioni? Semplice, perché è un fedele servitore dello Stato; di uno Stato che vuole così.
Prendiamo la vicenda delle Logge massoniche che condizionano la Suprema Corte di Cassazione. Tutto è stato scoperto, e qualcosa è persino stato pubblicato (pochi giorni, ma sono bastati per sapere). Qualcuno è intervenuto? Qualche magistrato della Suprema Corte ha pagato? Qualche Presidente della Repubblica ha fatto sentire il suo alto afflato istituzionale? Silenzio, oblìo, nascondimento, immobilismo. Tutto fermo ed imperturbabile, come se fosse venuto a galla che S.E. l’On. Giorgio Napolitano ha un callo sull’alluce destro. Come se si trattasse di fatti personali che l’interessato (giustamente) decide di tenere per sé, senza tediare i cittadini ignari.
E prendiamo, in ultimo, “Toghe Lucane”. Emerge che il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza (S.E. Dr. Vincenzo Tufano) è indagato per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari”. Ipotesi di correità anche per il Procuratore Capo di Matera (Dr. Giuseppe Chieco). Emerge che i due, insieme con alcuni alti magistrati di Catanzaro, hanno brigato per delegittimare il PM che li indagava (Dr. Luigi de Magistris). Tutto questo produce una nuova indagine incardinata presso la Procura della Repubblica di Salerno di cui i magistrati, con atti secretati, relazionano alla commissione disciplinare del CSM. Nonostante tutto ciò, il Dr. De Magistris viene trasferito d’ufficio ed i due presunti associati, di cui il primo istituzionalmente vigila sull’operato del secondo, restano al loro posto. È credibile che il Dr. Tufano possa vigilare sull’operato del Dr. Chieco, quando insieme devono difendersi dall’ipotesi di essere associati per delinquere con finalità di corruzione in atti giudiziari? Suvvia, anche un normale cittadino fabbro, idraulico, falegname o lavavetri capisce che l’incompatibilità è palese. Eppure nessuno parla! O quasi, se si considerano due associazioni di avvocati della Lucania che sole hanno sollevato la questione al CSM. Mentre, possiamo dire con certezza, nessuno risponde!
Potremmo parlare ancora a lungo, i misteri d’Italia sono tantissimi. Ma, fateci caso, tutti si spiegano ipotizzando che il patto scellerato fra Stato Italiano e Stato Parallelo (mafioso, massonico o “potentatico” che sia) esista e sia operativo.
L’unica cosa che non riusciamo a spiegarci è perché il patto non viene reso pubblico. Perché si ritiene che alcuni giornalisti, giudici avvocati e normali cittadini possano esserne edotti mentre la maggior parte no. Perché si consente ai secondi di rischiare la vita operando contro la volontà di quello stesso Stato che ritengono (non sapendo) di dover proteggere. Perché si consente che fedeli servitori dello Stato cui il “patto” è noto, combattano contro altrettanto fedeli servitori dello Stato che ne ignorano esistenza e contenuto. Perché si ritiene che alcuni possano capire, comprendere e condividere mentre altri no. Perché tanti lutti e tanto dolore, quando potremmo tutti essere servi fedeli di uno Stato o dell’Altro Stato, vivendo d’amore e d’accordo?
Io so, scrisse Pasolini, ma non ho le prove. Adesso noi tutti sappiamo, e le prove sono sotto i nostri occhi, sono nella storia stessa di queste due nazioni che formalmente sono l’Italia.
Se qualcuno ha spiegazioni più esaurienti, ben venga. Ma ad oggi, questa è l’unica.
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p.s. Chiedo scusa alle migliaia di parenti delle vittime di Mafia, o meglio di quei poteri occulti che hanno realizzato il "patto" e lo difendono. Forse l'ironia o il sarcasmo appaiono irrispettosi del loro dolore. Dire che sono morti invano, per non aver capito da che parte stava lo Stato, è poco rispettoso dell'alto sacrificio con cui i loro cari hanno concluso la propria vita. Assicuro a loro ed a tutti la mia profonda riconoscenza per queste testimonianze di moralità e fedeltà al "bene comune" e la partecipazione a quel dolore irriferibile che loro avvertono e che li rende veri martiri della libertà.