domenica 28 settembre 2008

TOGHE LUCANE: PERDURANO LE CONDOTTE ILLECITE DEGLI INDAGATI

Il perdurare delle condotte illecite degli indagati in “Toghe Lucane”
Proseguendo nella lettura degli atti dell’inchiesta “Toghe Lucane”, proponiamo un abstract dei contatti e degli scambi fra gli indagati che, secondo l’ipotesi di reato formulata dal Dr. Luigi de Magistris, sarebbero legati dal vincolo associativo. Non resta che constatare con sconcerto che a molti degli indagati, pur coinvolti in fatti di assoluto rilievo, sia stato consentito (e lo sia tuttora) di proseguire in condotte illecite nelle loro alte funzioni istituzionali. Sono le stesse parole che il Dr. Luigi de Magistris utilizza nel concludere alcuni rilievi formali e che, come spesso accade, sembrano così ovvie da suscitare ancora maggiori timori per la tenuta delle istituzioni democratiche.
A cura di Claudio Galante

Relazioni tra i sodali Buccico, Chieco, Bubbico, Vitale
La società MARINAGRI, dalle rubriche acquisite all'esito delle perquisizioni del febbraio 2007, risulta avere contatti telefonici con la dr.ssa GENOVESE, il dr. PEPE, l'Avv. BUCCICO, il Sindaco Lopatriello, Cannizzaro Michele. Si evidenzia che presso gli uffici della MARINAGRI veniva sequestrato, in data 27.2.2007, un documento titolato “potenziali acquirenti”, dall'esame del quale emergeva che al n. 96 dell'elenco era indicato: “PROC. REP. di MATERA” (Dr. Giuseppe Chieco, ndr). Nella colonna nella quale era indicato lo “stato” verosimilmente della trattativa, era indicato: “la cont. Presid”. Come fonte del contatto è indicato: "Presid. ". Inoltre, a seguito della perquisizione del 27.2.2007, venivano rinvenuti sul notebook, nonché sul palmare ed il telefono cellulare in uso al dr. CHIECO, i recapiti di alcuni dei sodali. In particolare, con riferimento ai recapiti ed ai contatti con VITALE Vincenzo, rappresentante legale della MARINAGRI e con l'ex Presidente della Regione Basilicata, poi Sottosegretario di Stato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, Arch. Filippo BUBBICO. Si riporta lo stralcio del verbale di perquisizione locale e sequestro nel quale venivano cristallizzati i dati rinvenuti sui suddetti supporti elettronici: “...omissis. Altresì nel corso della consultazione dei file presenti sul notebook in uso al dott. CHIECO venivano rinvenuti dei file inerenti i contatti (microsoft outlook) con alcuni soggetti che a vario titolo sono coinvolti nelle indagini, con l'indicazione dei recapiti telefonici degli stessi… BUBBICO Filippo Sottosegretario di Stato telefono: 0835…, 335… del 22.06.2005. Al 24.07.2005: Telefonare a TUFANO… telefonare a BUCCICO… telefonare a Moschetti. Ora inizio 17.02.2004 copia cache 24.07.2005; "BUCCICO Nicola CSM Consigliere 337… copia cache 04.07.2005 telefonare a BUCCICO… 01.07.2004 copia cache 04.07.2005. Con riferimento ai rapporti tra i sodali CHIECO e BUCCICO si evidenzia: in un file sequestrato al dr. CHIECO, denominato "Querela BUCCICO", si rileva che lo stesso risulterebbe essere il file relativo ad una querela sporta dal Sen. BUCCICO, contro l'autore di un articolo apparso sul periodico “IL RESTO” dal titolo “Trema il Palazzo di giustizia”, avente ad oggetto un incontro che si sarebbe svolto tra il Sen. BUCCICO ed il dr. CHIECO presso il Palazzo di Giustizia. La data di ultima modifica del file è quella del 27.1.2007. Si evidenzia che veniva rinvenuto analogo file avente ad oggetto il già richiamato articolo stampa e denominato “querela mia” (dr. CHIECO), con data di ultima modifica 15.2.2007 (data riportata anche nel testo del documento). Tale circostanza fa emergere uno scambio di file tra il Sen. BUCCICO ed il dr. CHIECO, ed in quello di quest’ultimo risulta cancellato il nome del querelante, ma che si evince chiaramente essere lo stesso Senatore, se non altro per il nome dato al file in questione.

Relazioni tra i sodali Buccico, Chieco, Bubbico, Vitale, Genovese, Labriola, Cannizzaro
GRANESE Iside Presidente del Tribunale di Matera 0835… 080… 339… 24.06.2004 19.46 posta eliminata – Vincenzo VITALE cell.335… Qualifica: Presidente Marinagri 04.07.2005 - BUBBICO Filippo cell.335… 0835… Qualifica: Sottosegretario Stato da dott. CHIECO Giuseppe pinochieco@... 23.6.2004,… Altresì si procedeva all'esame delle rubriche telefoniche contenute nei cellulari in uso al Cons. dott. CHIECO Giuseppe. Nel telefono cellulare marca Motorola V RAZR, in uso allo stesso, risultavano essere contenuti tra gli altri, i recapiti telefonici dei seguenti soggetti: BUBBICO Filippo, BUCCICO Nicola; GALANTE Giuseppe, GENOVESE Licia, GRANESE Iside; PORCARI Michele (Sindaco di Matera). Inoltre, oltre ai predetti, nel Palmare in uso sempre al Cons. dott. Giuseppe CHIECO marca IPAQ 1940, risultava essere contenuto il recapito telefonico di VITALE VINCENZO, soggetto coinvolto nelle indagini, rappresentante del Consorzio MARINAGRI titolare dell'omonima struttura turistica …omissis. A seguito di ulteriore provvedimento eseguito in data 7.6.2007 venivano sequestrati, al dr. Giuseppe CHIECO, il telefono cellulare ed il palmare HTC dai quali si segnalano i seguenti dati: contatti telefonici tra Chieco e Bubbico, tra Chieco e Labriola (Avv. Giuseppe, ndr), tra Chieco e Genovese, tra Chieco e Cannizzaro.
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Chieco e gli atti dell’inchiesta MARINAGRI
Il dr. CHIECO, pur non essendone formalmente il titolare, aveva nella sua disponibilità atti relativi al procedimento sulla vicenda MARINAGRI di cui era titolare “formale" la dr.ssa MORELLI (ma, di fatto, inchiesta “gestita” dal CHIECO anche in virtù dei rapporti esistenti tra il predetto Sostituto Procuratore della Repubblica ed il Capo dell'Ufficio). Difatti, dall'esame dei file acquisiti dal notebook personale in uso al dr. CHIECO, a seguito della perquisizione del 27.2.2007, è emerso che lo stesso fosse in possesso di un file denominato “imputazione VALDAGRI”, che altro non è che il capo di imputazione riportato nel decreto di perquisizione locale emesso in data 12.2.2004, a firma della dr.ssa MORELLI, nell'ambito del P.P.121/03 21 a carico di VITALE Vincenzo e PEPE Giuseppe. Dall’esame delle proprietà del file in questione, è emerso che “autore” risulta essere “Giuseppe CHIECO”.

Coinvolgimento del Colonnello Gentili
Ulteriori elementi di riscontro emergevano circa il coinvolgimento dell'ex colonnello dei Carabinieri GENTILI; infatti, da un colloquio registrato da due appartenenti ai Carabinieri di Policoro, intercorso con lo stesso GENTILI in occasione della notifica di un provvedimento, quest’ultimo, ormai congedatosi e divenuto responsabile della sicurezza della MARINAGRI, nonché componente del consiglio d'amministrazione della stessa Società, ed altresì delle sue controllate, confermava la circostanza dell'interessamento del dr. CHIECO per l'acquisto di un immobile all'interno della stessa MARINAGRI, nonché il fatto che l'indagine sul villaggio, condotta dai Carabinieri di Policoro, aveva creato dei problemi in quanto aveva bloccato il finanziamento del C.I.P.E., poi sbloccato, anche grazie all'archiviazione del relativo procedimento penale. Lo stesso GENTILI, quando era ancora in servizio, aveva versato la somma di £ 100.000 al VITALE Vincenzo a titolo di finanziamento delle società di cui il predetto imprenditore risultava proprietario, con la promessa di una liquidazione di un interesse pari al 9,50% annuo.

Quel “persistente” interesse del Dr. Chieco
In merito a quanto già indicato, circa l’interessamento del dr. CHIECO all'acquisto di un immobile all'interno della MARINAGRI, si evidenzia che dall’esame dell'elenco dei contatti sequestrato presso la sede amministrativa della MARINAGRI, nel quale erano contenuti tutti i nominativi delle persone interessate all’acquisto di immobili del realizzando centro turistico ecologico integrato MARINAGRI, è emerso un contatto avvenuto in data 12.12.2005, da parte di …omissis…, moglie del dr. CHIECO. La circostanza appare rilevante tenuto conto che il 22.12.2005 veniva archiviato il procedimento penale in questione. Tale dato appare importante anche perché evidenzia un persistente interesse del dr. CHIECO all’acquisto di un immobile all’interno della MARINAGRI, anche in un periodo in cui l’ufficio da lui diretto aveva richiesto l’archiviazione del procedimento penale in cui erano coinvolti, tra gli altri, i responsabili della struttura MARINAGRI.

Pranzi in occasioni conviviali tra Chieco, Bubbico e Porcari: qualche affermazione inveritiera
Dall'esame di un ulteriore file, rinvenuto sul notebook del dr. CHIECO, è emerso che in una nota da lui inviata al Procuratore Generale di Potenza ed inerente un esposto a animo giunto presso la Procura della Repubblica di Matera, lo stesso (Chieco, ndr) comunicava quanto segue: “…omissis… Mi resta da chiarire un ultimo punto: è effettivamente accaduto, in due o forse tre
occasioni (non sono in grado di ricordarlo con precisione) nel corso di questi due anni e mezzo di
mia permanenza presso questo Ufficio, che io mi sia “intrattenuto” a cena con l'avv. Michele
Porcari, Sindaco pro-tempore di Matera, con l'arch. Filippo BUBBICO, Presidente pro-tempore
della Giunta regionale della Basilicata e con le rispettive consorti. Si è trattato di cene del tutto occasionali presso noti ristoranti della città di Matera (e mai in Bari), regolarmente aperti al pubblico, in presenza di altri avventori, in occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche (una volta, ricordo, dopo il ricevimento in Prefettura per la festività padronale della “Bruna”), alle quali erano presenti, oltre noi, anche altre persone… omissis…”. Si tratta di ulteriore conferma degli stretti rapporti tra i sodali CHIECO e BUBBICO; dalla lettura di un ulteriore file denominato “lista partecipanti festa di laurea”, sempre rinvenuto sul notebook del dr. CHIECO, emergeva che PORCARI Michele fosse tra i partecipanti alla festa di laurea della figlia del Procuratore, circostanza questa, da non certo valutabile come un incontro “del tutto occasionale presso noti ristoranti della città di Matera (e mai in Bari), regolarmente aperti al pubblico, in presenza di altri avventori, in occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche”. Medesimo dato emerge da altro file denominato “elenco partecipanti pranzo 29.10.2006”, laddove tra i partecipanti compaiono sia il Sen. BUBBICO Filippo, unitamente alla Sig.ra BUBBICO prof. …omissis… (moglie di BUBBICO Filippo) e PORCARI avv. Michele, unitamente alla sig. PORCARI Prof.sa …omissis… Da ulteriore file denominato “distribuzione tavolo pranzo 29.10”, relativo alla distribuzione degli invitati di cui al file precedente, in cui compare nuovamente il Sottosegretario BUBBICO, la moglie “…omissis…”, che fa emergere la circostanza secondo la quale tale pranzo sicuramente non era “successivo a occasioni conviviali determinate sempre dalla precedente partecipazione di tutti noi a convegni e/o manifestazioni pubbliche...”. Emergevano, con riferimento al “Centro turistico ecologico integrato Marinagri, collegamenti tra gli amministratori e proprietari della predetta struttura turistica e magistrati in servizio nel distretto della Corte di Appello di Potenza.

Gli affari immobiliari del Dr. Giuseppe Chieco e degli indagati dalla “sua” Procura
In data 25.1.2007 interveniva contatto telefonico dall'utenza fissa dell’ufficio del dr. CHIECO con l'utenza intestata all’ITTICA VALDAGRI ed in uso a VITALE Vincenzo, riscontrandosi i contatti tra i due come si rileva nella rubrica telefonica estratta dal telefono cellulare sequestrato allo stesso magistrato; …l'acquisto non andava a buon fine solo a seguito dell'attenzione posta sulla vicenda dalla Compagnia dei Carabinieri di Policoro, a seguito della nota depositata presso la Procura della Repubblica di Matera in data 24.6.2004, nella quale una fonte segnalava che il procedimento penale a carico di VITALE Vincenzo, riguardante la MARINAGRI, sarebbe stato archiviato perché un “alto magistrato” si sarebbe occupato di ciò in quanto interessato all’acquisto di un immobile all’interno della struttura sotto indagine, che sarebbe avvenuto dopo la vendita, da parte del citato alto magistrato, di altro immobile di sua proprietà; …il dr. CHIECO vendeva altro immobile di sua proprietà nella Selva di Fasano solo in una data pari o successiva all'8.12.2005, ovvero dopo la richiesta di archiviazione del procedimento penale n.121/03 riguardante la MARINAGRI ed appena prima del citato contatto avvenuto in data 12.12.2005, tra la moglie dello stesso magistrato e gli uffici della MARINAGRI; …dopo la vendita dell'immobile nella Selva di Fasano, lo stesso (Chieco, ndr) acquistava un immobile in Castellaneta Marina, solo dopo però che la circostanza relativa al suo interessamento alla MARINAGRI era emersa in maniera evidente anche a seguito di articoli di giornali e, quindi, per circostanze non attinenti alla propria volontà; l'immobile in Castellaneta Marina veniva acquistato a seguito dell'intermediazione della società Brindisi Immobiliare; …il dr. CHIECO, nella nota di risposta inviata nel giugno del 2004 al Procuratore Generale dr. TUFANO, riguardo la nota depositata dai Carabinieri, riferiva al P.G. di essersi interessato alla Marinagri, nel luglio del 2003, e che nel corso dell'incontro avuto con il VITALE aveva appurato che la struttura era in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie, anticipando, di fatto, gli esiti delle indagini ancora in corso presso la Procura di Matera, finalizzate proprio ad appurare il possesso di tutte le autorizzazioni previste, nonché anticipando quella che sarebbe stata poi la richiesta di archiviazione del procedimento penale, avvenuta in data 23.6.2205, ovvero dopo più di un anno;

Proseguono le condotte illecite del Dr. Chieco, pur coinvolto in fatti di assoluto rilievo!
In data 23.9.2005, ovvero lo stesso giorno in cui veniva richiesta l'archiviazione del procedimento penale riguardante la MARINAGRI, il dr. CHIECO contattava telefonicamente la dr.ssa GENOVESE (anch'ella interessata, unitamente al marito dott. CANNIZZARO, alle vicende del VITALE e della MARINAGRI); …i coniugi GENOVESE-CANNIZZARO frequentano il villaggio turistico MARINACRI in fase di realizzazione ed intrattengono rapporti con il VITALE Vincenzo, tanto che il CANNIZZARO è risultato essere possessore di un telecomando per l'accesso diretto alla struttura, nonché tra i finanziatori del VITALE Vincenzo per la cifra di £. 180.000.000, riscontrandosi, pertanto, interessi di natura anche economica nella struttura turistica da parte dei coniugi GENOVESE/CANNIZZARO; che la dr.ssa GENOVESE ha trattato il proc. pen. nr. 1706/95, mod.21 nel quale risultava indagato il dr. CHIECO unitamente al dr. MARITATI, quando erano in servizio presso la Procura della Repubblica di Bari, procedimento penale poi archiviato (dr. MARITATI, poi divenuto Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia nel dicastero diretto dal Sen. MASTELLA, proprio nel periodo in cui vi è stata l'esecuzione del decreto di perquisizione nei confronti del dr. CHIECO il quale, tra l'altro, non subisce nessuna conseguenza a seguito dell'iniziativa ispettiva che si conclude con provvedimenti di tipo cautelare nei confronti di altri magistrati e consente al CHIECO, pur coinvolto in fatti di assoluto rilievo, di proseguire condotte illecite nelle sue funzioni di Procuratore della Repubblica di Matera).
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p.s.
Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne con una particolare attenzione per il Dr. Giuseppe Chieco che, negli ultimi mesi, mostra preoccupanti segni di cedimento psicologico: www.firmiamo.it/togheindegne

giovedì 25 settembre 2008

Marinagri: Le jeux sont faits, rien ne va plus

La scadenza era stata caricata di grandi aspettative. In tutti i sensi e, forse, legittime. Purtroppo non si trattava di questioni accademiche, di dispute filosofiche e nemmeno di capricci insignificanti. Erano (e sono) in ballo miliardi e miliardi, destini societari e di un’intera economia potenziale, mai diventata reale. Non è il primo caso di promesse occupazionali costate suon di dobloni e finite nella delusione più cocente, se non proprio nella disperazione. È il nostro Sud, terra depressa governata da una classe politica deprimente, pronta a promettere mari e monti, ansiosa di devolvere i finanziamenti che generosamente lo Stato e l’Unione Europea assegnano a queste sfortunate contrade. Mai, però, incline a far di conto ed assumersi le responsabilità di aver governato questi fiumi di denaro. Il Villaggio Marinagri, costato molti (troppi) miliardi pubblici e tanti (sempre troppi) miliardi “privati”, resta sottoposto al sequestro giudiziario disposto nella scorsa primavera dal PM (oggi giudice del Riesame) Luigi de Magistris. Lo ha stabilito una sentenza della Suprema Corte di Cassazione dopo un analogo pronunciamento del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Adesso, verosimilmente, verranno al pettine tutti i nodi irrisolti della vicenda che è anche oggetto di un complesso procedimento penale. Adesso dovranno parlare, finalmente, gli amministratori regionali, i ministri, i parlamentari lucani, tutti coloro che, pur avendo precise responsabilità, hanno preferito glissare interrogativi ed interrogazioni ai parlamentini locali, a quelli nazionali e, persino, al Parlamento Europeo. Aveva insistito perché si pronunciassero anche il Geom. Vincenzo Vitale, patron di Marinagri, che rivolgeva precise domande al presidente della Giunta Regionale di Basilicata (Prof. Vito De Filippo) e, giustamente dal suo punto di vista, chiedeva che si facesse carico delle responsabilità dell’amministrazione regionale. Cosa si vuole da un imprenditore che ha fatto delle richieste, ha ottenuto permessi, autorizzazioni e concessioni? Forse, secondo quanto rilevano gli inquirenti che lo hanno indagato, sarebbe stato meglio non dichiarare la proprietà di terreni di cui non era proprietario. Forse, sempre leggendo gli atti e le contestazioni che gli vengono rivolte, sarebbe stato meglio non concedere ad un Dirigente Generale del Ministero per lo Sviluppo Economico l’opportunità di acquistare una villetta in Marinagri alla metà del prezzo riservato ai “comuni mortali”; quantomeno non nell’immediatezza di una discutibile erogazione di fondi pubblici che dipendeva proprio dalla responsabilità del “soggetto” in questione. Forse quella fitta serie di contatti con il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, Dr. Giuseppe Chieco, prima, durante e dopo l’indagine a carico dello stesso Vitale e sempre per il Villaggio Marinagri, si sarebbe potuta evitare. Ma, tutto sommato, il rapporto di Vitale-Marinagri con le amministrazioni comunali (Policoro e Scanzano) e regionale (Basilicata) è stato abbastanza formale. Lui domandava e loro concedevano (Scanzano no, un’eccezione foriera di interessanti sviluppi investigativi). E allora, perché non spiegare il perché ed il percome di tante concessioni? Perché non assumersi la responsabilità politica degli atti compiuti? A quella penale, ci hanno pensato De Magistris, il Tribunale del Riesame e la Cassazione. Per quella amministrativa e politica ancora silenzio. E l’opposizione? L’operazione Marinagri è targata centro-sinistra e viene da lontano. Ma sempre di centro-sinistra si trattava. Cosa dice il centro-destra? Sino ad oggi poco o niente, sarà perché non vogliono essere apostrofati come giustizialisti. Eh sì, in Basilicata chi chiede conto degli sprechi di denaro pubblico è un giustizialista. Tutti gli altri tacciono o, se proprio devono parlare, lo fanno per esprimere la solidarietà agli indagati, specie se di estrazione partitica. Ma sembra proprio che sia calato il sipario su questo ipocrita sistema di silenzi incrociati. L’ultimo atto si è consumato in Cassazione. Gli avvocati della Marinagri, legittimamente e facendo il proprio mestiere, avevano chiesto l’annullamento del sequestro. Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dr. Galati, aveva chiesto un ritorno al Tribunale del Riesame. I Supremi Giudici, invece, non hanno esaudito nessuna delle richieste. Ricorso inammissibile ed i sigilli restano al loro posto. Con questo pronunciamento finisce un’epoca. Quella degli intrecci fra indagatori ed indagati, fra avvocati e procuratori, fra massoni e avvocati, fra colonnelli e massoni. Chissà se anche oggi, dopo la sentenza della Cassazione, ci sarà stato un intenso traffico telefonico fra magistrati, imprenditori, avvocati, colonnelli e funzionari ministeriali. Proprio come avvenne nei momenti topici dell’inchiesta Toghe Lucane. Chissà se le denunce degli avvocati sono finite nei computer personali dei procuratori e se gli appunti dei magistrati finiranno nelle querele di qualche ex PM. Ma la sensazione è che il banco sia saltato ed il gioco d’azzardo abbia lasciato il posto ai procedimenti penali. Adesso si fa sul serio. Le jeux sont faits, rien ne va plus.
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p.s.
Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne con una particolare attenzione per il Dr. Giuseppe Chieco che, negli ultimi mesi, mostra preoccupanti segni di cedimento psicologico: www.firmiamo.it/togheindegne

Trasferito a Potenza il Pm Salvatore Colella

Alcuni mesi fa aveva rilasciato una “pesantissima” dichiarazione al PM Luigi de Magistris di Catanzaro, come persona informata sui fatti; da pochi giorni è stato deciso il suo trasferimento a Potenza. Si tratta dal Dr. Salvatore Colella, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Matera. Dalle sue dichiarazioni traspare tutto l’imbarazzo (ed anche molto altro) nel condividere le funzioni di magistrato inquirente con il Procuratore Capo Giuseppe Chieco, personaggio ormai oltre la soglia di una qualsivoglia parvenza di autorevolezza istituzionale. Il Dr. Colella aveva raccontato dei suggerimenti ricevuti circa l’opportunità di riservare all’allora sindaco di Matera, Avv. Michele Porcari, un trattamento di favore (extra legem) e di aver manifestato il proprio disappunto per l’atteggiamento anomalo del Procuratore Capo. Anche in altre situazioni, il Dr. Chieco, aveva assunto comportamenti e avanzato proposte assurde e contrarie ai principi di corretta conduzione delle indagini e sempre quando ad essere indagati erano personaggi “eccellenti”. Evidentemente, dopo aver constatato che, nonostante tali evidenze e le formali dichiarazioni rese al PM di Catanzaro, il Dr. Chieco permaneva nelle sue funzioni e nella sua sede, il Dr. Colella ha inteso sottrarsi ad una situazione che era diventata imbarazzante ed insostenibile. Resterebbe da conoscere la posizione del Dr. Giuseppe Chieco, chissà che anche lui non abbia un sussulto di coscienza.
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martedì 23 settembre 2008

TOGHE LUCANE: SCANDALO PETROLIO

Cosa hanno a che vedere le Toghe Lucane con le annunciate "scoperte" sulla gestione del petrolio lucano? Ci riferiamo, per una parte, all'inchiesta dell'ex PM di Catanzaro (Dr. Luigi de Magistris) e, per l'altra, alla presunta inchiesta del PM di Potenza Dr. Henry John Woodcock. Si tratta di due vicende molto delicate e persino complesse, come è facile intuire. Ma, anche, molto connesse come è facile verificare. Come al solito occorre una buona dose di pazienza e la capacità di leggere qualche etto di documenti estratto dai quintali di carte zeppe d'informazioni inutili che vengono impietosamente (e sapientemente) riversate sui lettori di mezzo mondo. Per esempio (Cicero pro domo sua), si potrebbero leggere gli articoli pubblicati dal settimanale "Il Resto" in data 1 ed 8 dicembre 2007 e successivamente 5 gennaio ed 8 marzo 2008 (UNIPOL E COOPERATIVE ROSSE NEL GIRO DEL PETROLIO LUCANO - Petrolio liquido maleodorante, untuoso, nero, ma di grande valore - Petrolio, alta finanza e i conti della serva - ORO NERO LUCANO... "FACCI SOGNARE"), così tanto per farsi un'idea di quanto certe realtà economiche vicine a certe realtà politiche abbiano sviluppato interessi enormi in collegamento con le risorse petrolifere di Basilicata. Poi, per completare il quadro sul versante "politico", si potrebbero approfondire le pubblicazioni del 15 marzo e 17 maggio 2008 (D’ALEMA ED I MAGISTRATI IN CARRIERA PRESTATI ALLA POLITICA - Quando l’ebbe rinnegato per la terza volta, un gatto cantò). Forse adesso sarà possibile formulare alcune ipotesi, almeno per immaginare cosa tenga il Dr. Giuseppe Chieco inchiodato alla poltrona di Procuratore Capo nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera. Per qualsiasi altro magistrato, le evidenze probatorie che già sono note nell'inchiesta Toghe Lucane e l'incompatibilità da egli stesso dichiarata (dopo le velate intimidazioni effettuate per suo ordine dalla segretaria del Dr. Chieco, Caterina Allegretti, si è giunti alle pubbliche dichiarazioni di incompatibilità dalla sua viva voce: "in presenza di Piccenna io non parlo" con conseguente abbandono della conferenza stampa. Manco fosse - Piccenna - un indagato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari), avrebbero portato al trasferimento immediato. Evidentemente gli interessi mossi dal petrolio lucano sono enormi (banalità, ndr) ed il castello di relazioni, incroci istituzionali e coperture di casta che ne hanno protetto la gestione è altrettanto ben piantato. Ma qualcosa scricchiola, qualcuno parla, altri indagano e, forse... le coperture salteranno. Allora ne vedremo delle belle!
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p.s.
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sabato 20 settembre 2008

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE

La Suprema Corte di Cassazione fa impressione solo a pronunciarne il nome, ma non lasciamoci ingannare. E' composta di magistrati, cioè di uomini che hanno studiato Legge, hanno vinto un concorso in magistratura e poi, pian pianino hanno fatto carriera.
Ovviamente, ricalcano i pregi ed i difetti del "sistema Italia"; nè più nè meno di tutte le altre istituzioni di carattere pubblico o para-pubblico. In generale, tutti i difetti dell'uomo comune e nelle stesse identiche proporzioni.
La recente (2 mesi fa) scoperta delle infiltrazioni mafiose e massoniche che arrivavano proprio fin dentro la Suprema Corte (rapidamente scomparse dalle cronache dei giornali, of course), la dice lunga sull'infallibilità di questo massimo organismo.
Non è un caso che, ultimamente, i Supremi abbiano annullato il sequestro dei documenti acquisiti dal Dr. Luigi De Magistris durante le perquisizioni ai coniugi Cannizzaro (Michele, Direttore Generale Ospedale San Carlo di Potenza) e Genovese (Felicia, Sost. Proc. dell'Antimafia di Potenza). A detta dei Supremi Giudici, nel decreto di perquisizione non erano sufficientemente individuati i sospetti che Cannizzaro e Genovese potessero aver commesso dei reati. Per effettuare una perquisizione, non occorrono prove di reità. Queste servono per chiedere un rinvio a giudizio e per sostenere l'accusa in giudizio. Per emettere un decreto di perquisizione bisogna solo sospettare che il "perquisendo" possa aver commesso un reato. Il fatto che:
1) il Dr. Cannizzaro fosse amministratore del centro di Fisiokinesiterapia "Camillo Genovese" e suo socio di maggioranza e che il centro fosse convenzionato con la Regione Basilicata;
2) la sua gentile consorte (Felicia Genovese), svolgendo attività di magistrato presso la Procura di Potenza (che si trova in Basilicata) si occupasse di indagini sui membri della giunta regionale (di Basilicata) e che chiedesse l'archiviazione di un procedimento penale a carico di Filippo Bubbico (Presidente della Giunta Regionale di Basilicata) ed altri assessori e che nelle more di tutto questo il Dr. Cannizzaro venisse nominato Direttore Generale della più grande ASL (di Basilicata) dalla giunta regionale (di Basilicata);
3) il Dr. Cannizzaro (come risulta da documenti saltati fuori durante la perquisizione ma inviati formalmente ad alcuni esponenti politici lucani dallo stesso Dr. Michele Cannizzaro) fosse stato associato ad una Loggia Massonica seppur in "sonno" da oltre dieci anni;
4) il Dr. Cannizzaro fosse stato segnalato, dai Carabinieri di un paesino calabrese, a pranzo con numerosi capi cosca della 'ndrangheta, pregiudicati per gravissimi reati contro la persona;
ebbene tutto questo, per la Suprema Corte di Cassazione non è sufficiente a ritenere che vi potesse essere nemmeno il sospetto di un qualche reato.
Beh, complimenti ai Supremi Giudici!

Adesso immaginiamo, non senza una certa curiosità, di scoprire cosa decideranno nei riguardi di un altro sequestro disposto sempre dal Dr. Luigi de Magistris: quello del Villaggio Marinagri.
Immenso villaggio turistico realizzato sulla foce del fiume Agri:
1) in parte su terreni demaniali (di cui il privato, falsamente, dichiarava la proprietà);
2) a valle di una diga da 150 milioni di metri cubi d'acqua (che l'Università di Basilicata, nello studio dell'onda di piena dovuta ad eventi accidentali, ritiene non significativa come pericolo di allagamento);
3) realizzato con cospicui fondi pubblici ottenuti anche con il concorso di dichiarazioni mendaci e stati d'avanzamento "pilotati" da alti dirigenti ministeriali acquirenti (a prezzi di assoluto favore) degli immobili nella prestigiosa "città lagunare Marinagri";
e via dicendo (molto ed a lungo).

Cosa ci sia di superlativo in questa Corte è facile immaginarlo, ma a sciverlo si rischiano querele!
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giovedì 18 settembre 2008

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL PROCURATORE GIUSEPPE CHIECO

La conferenza stampa è affollata di giornalisti e fotoreporter. Qualche minuto di ritardo sull’orario stabilito ma, fra giornalisti, non c’è attimo di tempo che passi inutilizzato. Frenetico confabulare di questo e di quello, aggiornamenti e piccole rivelazioni fra colleghi poco o niente gelosi sulle questioni essenziali. Era iniziata così una tranquilla giornata da cronista, un po’ particolare per noi de “Il Resto” perché il giovedì coincide con la “chiusura” del settimanale e tutto diventa affrettato. Ma gli arresti di undici persone legate a diverso titolo al Consorzio “La Felandina” di Bernalda (Mt) e le notizie centellinate sulla vicenda, rendevano indispensabile la presenza. All’arrivo del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, Dr. Giuseppe Chieco, la sorpresa; dopo una breve occhiata ai giornalisti presenti la frase lapidaria: “io, in presenza di certe persone, non parlo”. E subito un rapido dietrofront. Poiché l’indirizzo dello sguardo del Dr. Chieco sembrava chiaro, mi sono alzato e l’ho raggiunto subito vicino la sala della conferenza: “Scusi, Dr. Chieco, potrebbe essere più preciso? A quale persona si riferiva?”. Secca risposta: “a Lei, (la maiuscola non si evince dal tono della voce, né dalla registrazione della conversazione. È introdotta dal redattore per questioni di stile!, ndr), proprio a Lei. Ho guardato verso di Lei e mi riferivo a Lei”. Bene, Dr. Chieco, l’importante è esser chiari. Poi, bontà sua, il Signor Procuratore ha accennato verso la D.ssa Rosanna Defraia, indicata fra i partecipanti alla conferenza stampa: “Rosanna, delego a Te la rappresentanza della Procura”. Bene. A questo punto tutti i giornalisti sono rientrati nella sala della conferenza stampa, mentre all’esterno restavano buona parte degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, il Colonnello Luongo ed il Maggiore Simeone. Dopo un tempo che sarà durato 15 o 20 minuti ma che a molti è parso di qualche ora, ecco arrivare i due alti ufficiali a sostenere da soli la conferenza stampa. Non una parola, nemmeno per dovere di ospitalità, sull’assenza della D.ssa Defraia che faceva venir meno del tutto la presenza della Procura di Matera. La conferenza è iniziata in un silenzio totale, interrotta solo (verso il termine) dalle ovvie domande dei giornalisti. Alla domanda più significativa per le conseguenze umane e personali legate all’inchiesta (“qual è il motivo che ha fatto scattare l’esigenza della custodia cautelare per 11 persone”?), laconica e prevedibile la risposta del Colonnello Luongo: “Questo dovete chiederlo alla Procura”. Benissimo. Nessuno dei colleghi ha inteso chiedere alcunché sull’inusitato comportamento del Signor Procuratore Capo. Il buon Piccenna, al termine, ha chiesto dei motivi che avevano indotto anche la D.ssa Defraia a sottrarsi alla conferenza. Anche in questo caso, il Colonnello Luongo ha “declinato” la domanda, dicendo che andava indirizzata alla d.ssa Rosanna Defraia e precisando che “è la prima volta che Lei (Piccenna, ndr) partecipa ad una mia conferenza stampa”. Non ho risposto per non innescare ulteriori polemiche, ma è la prima conferenza stampa presso la Guardia di Finanza a cui sono stato invitato (via e-mail!). Spero ce ne siano altre. Come sia possibile che il Procuratore Capo della Repubblica di Matera, Dr. Giuseppe Chieco, continui a condizionare l’operato dell’Ufficio da lui diretto facendo in modo che anche i suoi sottoposti (Defraia) si sottraggano a doveri istituzionali e persino di cortesia verso i giornalisti ed il Comando della GdF (ospitante); come sia possibile che, nonostante i quintali (nel senso di centinaia di chili) di documenti che ne ipotizzano e documentano (secondo quanto riportato negli atti ufficiali dell’inchiesta “Toghe Lucane”) la corruzione, continui a sovrintendere all’operato di un’intera Procura; come è possibile che scoperto in affari (acquisto villa, ndr) con un pluri-indagato dalla Procura di Matera continui a gratificare della sua presenza e del suo operato di vigilanza i sostituti che seguono le indagini; come è possibile che, accusato dalle dichiarazioni rese alla Procura di Catanzaro da un sostituto procuratore di Matera di aver tentato di condizionare una importante indagine a favore di suoi amici personali, nessuno abbia avuto il pudore di sospenderlo, trasferirlo o consigliargli un periodo di riposo lontano dall’ufficio; e potremmo continuare a lungo. Direbbe il Colonnello Luongo, giustamente, queste domande dovete porle al Dr. Chieco. No, Colonnello, questa volta sbaglia. Queste domande dobbiamo porle al Ministro della Giustizia, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Presidente della Repubblica (che è anche Presidente del CSM), al Procuratore Generale presso la Suprema Corte e via via scendendo (nel ruolo istituzionale, non certo nell’importanza) sino ai politici lucani, agli avvocati lucani, ai cittadini lucani, ai colonnelli lucani ed ai giornalisti lucani. Sarebbe ora che a rispondere non fossero solo alcuni, sempre i soliti schierati in prima linea. E poi, mi domando, cosa avete da temere? Avete ben visto che, a battere in ritirata, non è certo la parte “più debole” secondo le categorie dei pantofolai comodamente accucciati sotto la mensa dei potenti. Avete ben visto che non bastano venti poliziotti ed un anno di intercettazioni telefoniche per “incastrare” i veri giornalisti. Avete ben visto che l’intera e potentissima casta degli intoccabili di Basilicata (e zone limitrofe) è finita, nero su bianco, descritta in tutte le sue pratiche più aberranti. E allora cosa aspettate e parlare liberamente, a chiedere conto, ad essere protagonisti della realtà che vi circonda? Singolare, ma anche emblematico e preoccupante, che i giornalisti della Rai 3 Basilicata, presenti alla conferenza stampa, non abbiano inteso dare notizia (nemmeno un cenno) del gravissimo episodio di cui erano stati diretti testimoni. Cosa è cronaca? Cosa è servizio pubblico? Cosa è giornalismo? A proposito di cronaca. L’inchiesta si chiama “Ghost Vigilance”, che significa vigilanza fantasma. Ha spiegato il Colonnello Luongo che l’ispirazione è venuta da un articolo pubblicato su un giornale locale. Per la cronaca, sempre per la cronaca, si trattava de “Il Resto” del 24 maggio 2008 (http://www.ilresto.info/doc/IlResto2008-05-24.pdf), dedicato proprio al Consorzio La Felandina.
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p.s.
Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne con una particolare attenzione per il Dr. Giuseppe Chieco che, negli ultimi mesi, mostra preoccupanti segni di cedimento psicologico: www.firmiamo.it/togheindegne

mercoledì 17 settembre 2008

VIA DE MAGISTRIS: CAMPO LIBERO?

La stanza del Dr. Luigi De Magistris, nel palazzo che ospita la Procura della Repubblica di Catanzaro è vuota: finalmente!
Era proprio un anno fa (21 settembre 2007) che il Ministro pro-tempore della Giustizia (On. Clemente Mastella) formulava la prima richiesta di trasferimento. Un anno dopo, il Ministro pro-tempore della Giustizia (Avv. Angelino Alfano) ha completato l'opera. Li separa la fede politica, li separano due governi distinti ed agli antipodi. Li unisce l'ostilità verso il Dr. De Magistris. Per l'amor di Dio, intendiamoci, c'è un fior fiore di "sentenza" disciplinare del CSM e c'è pure il rigetto del ricorso in Cassazione. Tutto legale, super legale, legalissimo.
Poi c'è il rovescio della medaglia.
C'è il Procuratore Iannelli, che ha negato alcuni atti delle inchieste tolte a De Magistris, sempre legittimamente, alla Procura di Salerno. C'è l'Aggiunto Dr. Murone, stimato come "bravo magistrato" dal Senatore Avv. Nicola Buccico (che già ne aveva seguito e sostenuto la carriera da membro del CSM) indagato nel procedimento Toghe Lucane. C'è il sostituto Dr. Curcio, che ricevendo (con sei mesi di ritardo) la denuncia a carico del Dr. Giuseppe Chieco (Procuratore Capo a Matera), dove erano scritti a stampatello nome, cognome e funzioni del citato alto magistrato, decide di iscrivere il procedimento contro ignoti e chiederne l'archiviazione senza nemmeno scoprire di chi si parlava (anche Chieco è indagato in Toghe Lucane, in associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari insieme con Nicola Buccico). Forse c'è persino il Dr. Dolcino Favi (un anno fa c'era di sicuro ed era fra i protagonisti di primo piano), colui che con un blitz degno dei reparti d'assalto (era temporaneamente Procuratore Generale ff) tolse alcuni faldoni scottanti dagli armadi blindati del Dr. De Magistris, sempre tutto legale, criticabile ma legale.
Ci sono tanti sostituti procuratori, in cinque anni e passa di frequentazioni presso gli uffici della Procura di Catanzaro, non ho mai visto nessuno di loro parlare con il Dr. De Magistris, mai una volta. Ma forse è stato un caso. Vuoi vedere che appena andavo via... Chissà. Di sicuro, negli ultimi mesi, anche i funzionari e gli impegati giravano alla larga e, forse si comprende (altra cosa è condividere).
E' chiaro. Lui va via, si sapeva da un pezzo che andava via. Mentre gli altri restano e sono lì. Nulla rileva che hanno tramato contro De Magistris per delegittimarlo. E a nulla vale che sono stati "beccati" all'opera da altra Procura (Salerno). La sensibilità del Ministro (Pro-tempore) della Giustizia, quella della D.ssa Vacca, quell'altra del Sen. Nicola Mancino e, in ultimo, del Presidente della Repubblica, non sembrano colpite dal fatto che a gestire il seguito di Toghe Lucane siano gli amici stretti degli indagati, scoperti a tramare con gli indagati e persino sospettati di passare informazioni riservate e coperte da segreto istruttorio, agli indagati.
E questo blocca tutti, dai passanti ai più alti in grado, ponendoli di fronte all'evidenza: la Giustizia non è quella delle Leggi e dei Codici, è quella delle lobby e delle Logge ed a nulla vale che siano state scoperte e chiamate con il loro nome più proprio: associazione per delinquere. E a nulla vale che a chiamarle così siano (ormai) diversi magistrati in diverse Procure d'Italia. Non vale nulla sì, ma per un solo motivo: perché a Catanzaro ci sono magistrati che preferiscono guardare da un'altra parte. Non lo dico in senso metaforico ma nella stretta accezione fisica. Magistrati che passando davanti alla porta del Dr. De Magistris (quando era aperta) guardavano altrove. Non è un reato e non è disdicevole. E' quello che consente ad una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari di essere attualmente operativa e funzionale. "Con condotta in atto", scriveva De Magistris. Con condotta in atto, concludiamo noi. Contenti loro!
p.s.
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domenica 14 settembre 2008

DE MAGISTRIS: PM A CATANZARO SINO A MERCOLEDI'

Lavorerà sino all’ultimo giorno, che poi sarebbe il 16 settembre 2008. Questo il dato più rilevante del “caso De Magistris”, il magistrato di Catanzaro trasferito ad altra sede (Napoli) per alcuni rilievi disciplinari: non aveva avvisato i suoi superiori degli atti cautelari che si accingeva a porre in essere. Nulla rileva che è accertato che i “suoi superiori” (ed anche qualche parigrado) passavano notizie agli indagati e che, per questo, erano stati denunciati alla Procura di Salerno. Nulla rileva se la Procura di Salerno ha confermato l’ipotesi di un complotto teso a delegittimare proprio De Magistris. Cosa avrebbe fatto il 90 percento degli uomini sani di mente e liberi d’intelletto? Avrebbe buttato all’aria la scrivania e, come sento spesso dire anche da uomini di Legge, si sarebbero rintanati in un quieto e dolce far nulla o quasi: “tanto chi ce la fa fare, poi vedi come hanno trattato De Magistris”? E la cosa non è affatto rara o avulsa dalla realtà. Guardate il Procuratore Chieco (Dr. Giuseppe Chieco, Procuratore Capo a Matera). Gestisce decine di denunce/querele. Alcune semplicemente scompaiono, altre vengono sapientemente “palleggiate” di anno in anno. E’ quanto emerge nell’inchiesta “Toghe Lucane” dalle stesse produzioni epistolari riservate che il buon Chieco destina al Procuratore Generale di Potenza (Dr. Vincenzo Tufano): “le indagini sono prossime alla conclusione”, scrive Chieco, e invece passano anni! Altre e più gravi mancanze, emergono dopo la chiusura di “Toghe Lucane”. Decine di persone, riacquistando un minimo di fiducia nelle istituzioni, ci raccontano di inerzie, abusi e soprusi. Documenti infilati nella cassetta della posta e indicibili racconti. Come l’informativa che organi di Polizia Giudiziaria inviavano al Dr. Chieco per segnalare il luogo di discarica di tonnellate di fanghi speciali. Era l’anno 2003 e, sino ad oggi, non si ha notizia di iscrizioni di indagati e aperture di procedimenti penali. Ma l’inerzia del Dr. Chieco (da quello che si evince dalle ipotesi di reato che lo accomunano - in associazione per delinquere - ad altri magistrati, avvocati, membri del CSM eccetera) è altra cosa da una reazione sdegnata per un abuso subito ingiustamente. È il corrispettivo del mercimonio delle sue funzioni di magistrato. E’ questa l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari con i vertici della Procura lucana e di illustri e riveriti alti gradi istituzionali di cui ha scritto Luigi De Magistris. Di tanto, nessuno si scandalizza, nessun Ministro dispone ispezioni e chiede trasferimenti (bisognerebbe chiedere la radiazione dall’ordine giudiziario e non chiedono nemmeno il trasferimento ad altra sede!). Nemmeno la gente, quei lucani ignari che vivono nei pressi della “Località Lido La Rivolta” a Rotondella (Mt), hanno capito quanto sia grave convivere con un magistrato che non compie il proprio dovere. Magari qualcuno si ammalerà, quelle maledette malattie che colpiscono a tradimento e senza che ci sia un’apparente causa. E comunque tutto galleggia, sospeso nel mare dell’indifferenza, della rassegnazione e del fatalismo. Più che una “questione meridionale”, termine ripreso oggi dall’illustre Galli Della Loggia sul “Corriere della Sera”; sarebbe opportuno parlare di una “questione meridionali”. Esiste ancora gente in grado di rappresentare istanze sociali, di lavorare per il “bene comune” o siamo un popolo irrimediabilmente alla ricerca di un cantuccio in cui accucciarsi? Perché anche questa è una eventualità da considerare. Mettersi lì, buoni buoni, fidando che ci tocchi qualche bocconcino prelibato e non il solito tozzo di pane. Magari un “primariato”, una “dirigenza”, una consulenza, un gettone in qualche strana commissione ed in cambio il silenzio. Avete mai sentito la voce della borghesia meridionale negli ultimi trent’anni? Oppure i cosiddetti intellettuali della Magna Grecia, rassegnati come sono al “Magna” e basta, tutti protesi a ignorare lo sfascio in cui è precipitato l’intero Mezzogiorno (ma mentre parliamo continua a precipitare). Ebbene, in questo quadro deprimente, la lezione del Dr. Luigi De Magistris è superlativa: “continuerò a lavorare alla Procura di Catanzaro fino all’ultimo giorno… prenderò servizio a Napoli con entusiasmo per il nuovo incarico”. Vi sembra una cosa usuale? No, non lo è. E’ chiaro che quest’uomo ha una posizione diversa da tanti altri uomini e magistrati. Occorre che l’esempio sia seguito, occorre che altri facciano come lui. Ognuno dovrebbe fare così. La questione “meridionali” è tutta qui. Cominciare a fare bene il proprio lavoro, a svolgere bene il compito che si ha. Ciascuno il suo, ma anche ciascuno attento e vigile a quanto succede intorno. Non si tratta di rifugiarsi al calduccio, facendo finta di non vedere chi, ad un palmo, è costretto a subire ogni sorta d’ingiustizia. Non è più il tempo di nascondersi dietro una parvenza di rispettabilità pelosa, bisogna dire le cose con chiarezza e chiedere giustizia con ancora maggiore chiarezza. Citando un antico proverbio sardo, il Papa a Cagliari ha ricordato che la Giustizia viene prima del pane. È proprio così.
p.s.
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venerdì 12 settembre 2008

BUCCICO ANNUNCIA LA SUA DIFESA IN UNA CONFERENZA STAMPA

Pochi i commenti degli indagati nel procedimento “Toghe Lucane”, si ha la sensazione che abbiano di che riflettere e, opportunamente, come ha dichiarato il Sen. Filippo Bubbico, eserciteranno i sacrosanti diritti di difesa nelle aule dei Tribunali.
Qualche sorpresa l’ha suscitata l’annunciata conferenza stampa (data da destinarsi) di uno degli indagati più noti, l’Avv. Emilio Nicola Buccico. Perché colui che più di tutti ha tuonato contro i processi mediatici adesso vuole chiarire la sua “posizione” in una conferenza stampa? Ma non vogliamo assolutamente scoraggiarlo, ci mancherebbe, l’informazione non si discute e con essa la libertà di pensiero e di parola. Magari, l’avvocato, riuscirà a chiarire qualcuno dei fatti che gli vengono attribuiti come ipotesi di reato. Tutti è impossibile anche se parlerà senza il contraddittorio dell’accusa a gente che, verosimilmente, le accuse nemmeno le conosce. E non certo per limitare la presunzione d’innocenza del signor Sindaco di Matera, semplicemente perché occorrerebbe una maratona stampa di alcune settimane, tali e tante sono le contestazioni che gli vengono mosse. Proviamo a leggerne alcune, almeno su queste la conferenza stampa sarà ad “armi” pari.

Capo d’accusa riportato nell’atto di chiusura della indagini preliminari di “Toghe Lucane” alla lettera “u”:

del delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 319, 319 ter e 321 cod. pen. perché, con più condotte esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, TUFANO quale Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Potenza, GENOVESE quale Sostituto Procuratore della Repubblica di Potenza addetta alla Direzione Distrettuale Antimafia, BUCCICO quale Avvocato del Foro di Matera e componente del Consiglio Superiore della Magistratura, il LABRIOLA quale Avvocato del Foro di Matera e Presidente del locale Consiglio dell'Ordine. quale realizzazione del programma criminoso delineato ai capi a) ed anche b) per il TUFANO e la GENOVESE, e con le condotte descritte ai capi citati, al fine di favorire il LABRIOLA e lo stesso BUCCICO del quale il primo è strettissimo collaboratore professionale e di partito, nonché al fine di danneggiare l'allora Sindaco di Scanzano Jonico Mario ALTIERI il quale frapponeva legittimi ostacoli alla realizzazione illecita del villaggio turistico cd. MARINAGRI, per aver omesso un atto d'ufficio consistito nell'iscrizione nel registro degli indagati dello stesso LABRIOLA e del cancelliere LONIGRO (con i quali il PM titolare dr.ssa GENOVESE intratteneva rapporti anche nell'imminenza dell'esecuzione dell'ordinanza custodiale nei confronti dell'ALTIERI), ricevevano il TUFANO la “copertura” da parte del BUCCICO per garantirgli, unitamente ad altri magistrati, impunità nel settore disciplinare e paradisciplinare; la GENOVESE, la nomina a consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, poi revocata in seguito all'esecuzione del decreto di perquisizione nei suoi confronti da parte della Procura della Repubblica di Catanzaro, il BUCCICO che quale controprestazione illecita del suo operato presso il CSM ed altri organismi di rilievo costituzionale (che utilizzava anche per consumare le sue condotte delittuose, ed in primis quelle corruttive) otteneva dal CANNIZZARO il ricovero di pazienti da lui segnalati. Con riferimento all'inerzia del dr. TUFANO nei confronti della sodale dr.ssa GENOVESE, riferiva il dr. IANNUZZI (Gip all'epoca dei fatti, oggi Giudice di Corte d'Appello): “Né risulta essere stata mai esperita alcuna indagine ed intrapresa qualsivoglia iniziativa volta a chiarire i motivi della mancata iscrizione dell'avv. LABRIOLA, presidente del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Matera e segretario provinciale di Matera di AN, nel registro degli indagati in relazione al procedimento, assegnato alla dr.ssa GENOVESE avente ad oggetto i brogli elettorali commessi nel Comune di Scanzano Jonico, essendo stata adombrata l'ipotesi che la tale mancata iscrizione sia sollevata alla proposta di nomina della dr.ssa GENOVESE, quale consulente della Commissione Antimafia, da parte del sen. Emilio BUCCICO, senatore eletto nelle liste di AN in Basilicata, presso il cui studio l'avv. LABRIOLA ha collaborato per molti anni”.
p.s.
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mercoledì 10 settembre 2008

LE URGENZE DEL MINISTRO ALFANO: QUI CASCA L'ASINO

Cosa abbia spinto S.E. Angelino Alfano, avvocato e Ministro pro-tempore della Giustizia, a disporre il trasferimento d'urgenza del Sost. Proc. di Catanzaro Luigi De Magistris possiamo solo immaginarlo (poiché a scriverlo si commetterebbe reato). Ma una domanda urgentissima, nel senso che necessita di una risposta (questa sì) veramente urgente, la dobbiamo scrivere. E l'utilità di sollevare pubblicamente la questione è facilmente comprensibile: porre il Ministro Alfano, il CSM ed il Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione di fronte alle gravissime responsabilità di un mancato intervento e chiamare l'opinione pubblica (comprendente anche quella dei magistrati in servizio attivo) alle sue non meno gravi responsabilità di controllo e vigilanza sulla vita democratica del nostro paese, cioè dell'Italia.

Con il trasferimento del Dr. Luigi De Magistris a Napoli, i procedimenti che egli curava dovranno essere assegnati ad altro magistrato anzi, visti i carichi di lavoro del Dr. De Magistris, ad altri tre o quattro magistrati (come è già accaduto per le inchieste Poseidone e Why Not). A decidere le assegnazioni dovrebbe essere il Procuratore della Repubblica di Catanzaro e qui casca l'asino. E' infatti accertato che diversi magistrati con funzioni apicali presso la Procura della Repubblica di Catanzaro abbiano sviluppato (nel tempo e sino ai giorni nostri) una fitta rete di rapporti con alcuni degli indagati dalla Procura di Catanzaro e, beffa del destino, proprio con gli indagati dal Dr. Luigi De Magistris nelle inchieste Why Not, Poseidone e Toghe Lucane. E' anche accertato che la fitta rete di rapporti abbia finito per condizionare il buon esito di alcuni provvedimenti cautelari emessi dal Gip di Catanzaro su richiesta del "solito" De Magistris. E', in ultimo, accertato che più d'uno, fra i magistrati oggi in servizio a Catanzaro, è indagato dalla Procura della Repubblica di Salerno perché ha concordato, organizzato e messo in opera attività finalizzate alla delegittimazione ed al trasferimento del Dr. Luigi De Magistris (cattivo magistrato, come ebbe a dire di lui una certa d.ssa Vacca, membro del CSM, ben prima che il plenum ne disponesse il trasferimento). Quando diciamo "accertato", è evidente che non ci riferiamo alla verità processuale poiché le indagini ed i procedimenti sono pendenti.
Ci riferiamo alla verità storica, fattuale, alle telefonate che ci hanno fatto apprendere dalla viva voce dell'ex magistrato ed ex-governatore calabro, Chiaravalloti, che De Magistris avrebbe passato il resto dei suoi giorni a difendersi; che avrebbero passato (Chiaravalloti & C.) l'incombenza di punire De Magistris direttamente alla Camorra (nota consorteria filantropica); agli interventi mirati (e documentati) degli avvocati in odor di "grembiulini" che rassicurano indagati eccellenti e producono interventi mirati al Senato ed alla Camera. Ci riferiamo alla verità storica e fattuale di cui parlano i magistrati di Salerno che, speriamo a breve, concluderanno altre clamorose indagini e daranno evidenza pubblica ai comportamenti moralmente e deontologicamente riprorevoli delle alte sfere della magistratura Catanzarese (e non), dei funzionari ministeriali e degli indagati eccellenti che continuano a strepitare per ogni virgola è pagliuzza mente incedono ingombri di faldoni di prove a loro carico e travi d'ogni foggia e dimensione.

Ebbene, Eccellentissimo Signor Ministro (pro-tempore) della Giustizia, vogliamo lasciare che siano questi magistrati a decidere a chi assegnare i procedimenti a carico dei propri amici e, chissà, sodali in ipotesi di gravissime imprese criminose?

Sarebbe come affidare al cassiere della mafia le risorse sequestrate al mafioso, sarebbe come se il sequestro non fosse mai avvenuto. O Lei non condivide, nonostante l'estrema sensibilità mostrata nel trasferire il Dr. De Magistris, che Le fa onore e di cui potrà menar vanto?
Ecco perché adesso S.E. il Ministro (pro-tempore) della Giustizia deve intervenire con la massima urgenza, diversamente compirebbe un reato di favoreggiamento verso gli indagati.
Reato di cui i magistrati ligi al dovere ed alla Legge (solo a quella devono sottomissione) dovrebbero chiedergli conto iscrivendolo nel registro degli indagati e procedendo in ossequio all'obbligatorietà dell'azione penale. E qui voglio essere esplicito al massimo.

Non è più sufficiente che, lodevolmente, alcuni magistrati intervengano sui blog, in televisione e sui giornali a parlare di Costituzione violata, Legge vilipesa e simili gravi questioni. Occorre che si assumano la responsabilità personale di avviare azioni penali anche attraverso la formale denuncia (ove non abbiano direttamente la competenza per procedere). Non possono lasciare il peso della "prima linea" a cinque giornalisti, quattro magistrati e una sparuta pattuglia di marescialli e ufficiali di Polizia Giudiziaria (i numeri non sono casuali).

Si è parlato troppo, anche dicendo cose giuste e scomode verità, ma troppo!
Adesso occorre agire attraverso gli strumenti giurisprudenziali e ordinamentali che già ci sono, che non bisogna inventare ma che, se non adeguatamente e tempestivamente utilizzati verranno smantellati (cosa che sembra imminente e sulla cui urgenza lo stesso Ministro por-tempore si è ampiamente speso. Visti gli antecedenti, c'è da prestargli la massima attenzione).

Del resto, qualcuno mi sa spiegare perché una denuncia/querela presentata presso la Caserma dei Carabinieri di Matera il 22 settembre 2007, contro l'allora Ministro della Giustizia (On. Clemente Mastella) sia finita nel limbo nebbioso della Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione senza produrre alcun atto (ad oggi) noto al denunciante?

Il Governo Berlusconi, attraverso il brillante Ministro (pro-tempore) Angelino Alfano, altro non vuol far altro se non "sanare" questi incresciosi equivoci, eliminando l'obbligatorietà formale (costituzionale) dell'azione penale e riconducendola alla discrezionalità dei magistrati, come è tuttora di fatto.

Un'ultima preghiera, ma potrebbe essere anche intesa come esposto-denuncia, bisogna rivolgerla alla Procura della Repubblica di Salerno che indaga sui magistrati calabresi e lucani impegnati ad intercettare, controllare, delegittimare e trasferire De Magistris. Qualora dalle evidenze d'indagine (che essendo nella fase preliminare non sono note) emergessero coinvolgimenti significativi dei magistrati catanzaresi chiamati a "gestire" la successione al Dr. De Magistris, sarebbe doveroso anche la valutazione della richiesta di provvedimenti cautelari a tutela del procedimento "Toghe Lucane". O vogliamo aspettare che si ripeta quanto denunciò pubblicamente il PM. Dr. Pierpaolo Bruni, chiamato nel pool che ha ereditato "Poseidone" e "Why Not"?

Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne: www.firmiamo.it/togheindegne

(intervento pubblicato per gentile concessione di www.ilsensodellamisura.com)

martedì 9 settembre 2008

TRASFERIMENTO IMMEDIATO PER DE MAGISTRIS

La notizia circola da alcune ore negli ambienti giornalistici. Pochi minuti fa, l'Ufficio Stampa del Ministero della Giustizia alla richiesta di conferma ha risposto che "si stanno informando e mi faranno sapere". L'ufficio stampa dell'Avv. Min. Angelino Alfano si sta informando per sapere se è vero che Angelino Alfano ha firmato un decreto di trasferimento urgente con cui si ingiunge al Dr. De Magistris di prendere servizio a Napoli, presso il Tribunale Civile lunedì 15 settembre in modo tassativo.
Quale potrebbe essere il motivo di tanta urgenza?
Certo non si tratta di coprire una carenza d'organico fra la magistratura civile, se così fosse i decreti urgenti dovrebbero essere migliaia. Allora, supponiamo, la fretta è dettata dalla necessità di rimuovere De Magistris dalla sua sede attuale e, forse, dalla funzione attualmente ricoperta. Ricordiamo che il trasferimento del Dr. Luigi de Magistris venne deciso dal Plenum del CSM in seguito alle richieste (incolpazioni disciplinari) confluenti del Ministro della Giustizia (On. Clemente Mastella) e del Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione (Dr. Delli Priscoli). All'epoca il CSM, riconoscendo solo alcune delle "incolpazioni", non accolse la richiesta cautelare di trasferimento immediato. Inutile commentare il fatto che anche le "incolpazioni" accolte, che motivarono il trasferimento e la censura, si sono rivelate meno che consistenti, addirittura dolosamente costruite su presupposti inveritieri organizzati per nuocere al magistrato di Catanzaro (cfr inchiesta della Procura di Salerno - Dr. Luigi Apicella - D.ssa Nuzzi - Dr. Verasani). Dopo il mancato esame del ricorso in Cassazione, dovuto ad una complessa e controversa questione di date, il trasferimento divenne una questione burocratica. Si aspettava il Decreto del Ministro della Giustizia e si riteneva che, come al solito, il Dr. De Magistris avrebbe avuto un congruo periodo di tempo per il passaggio delle consegne. Stupisce non poco, quindi, che il Ministro Alfano abbia deciso per un trasferimento urgentissimo, immediato. Perché tanta urgenza, quanta nemmeno il CSM (pur non certo incline a sentimenti favorevoli l'indipendenza della magistratura - nell'occasione specifica, ovviamente!) ne aveva ritenuta opportuna? Perché non concedere un adeguato tempo per passare, al PM che erediterà i procedimenti penali correntemente gestiti da De Magistris, le opportune e complesse consegne?
Forse l'enorme materiale probatorio che è emerso con la chiusura dell'inchiesta "Toghe Lucane" preoccupa il Ministro Alfano Angelino? Ne avrebbe ben motivo, certo. Si è scoperto, provato, documentato e contestato agli indagati (www.ilresto.info/7.html - numeri del 30 agosto e 6 settembre 2008) che un intero distretto giudiziario era, come dire, dedito a pratiche di corruzione in atti giudiziari, truffa aggravata, minacce a pubblici ufficiali (da parte di altri pubblici ufficiali), ed altre amenità del genere. Il tutto con il Procuratore Generale, il Sostituto Proc. Gen., il Proc. Capo di Matera, il Questore di Potenza, il Capo della Mobile di Potenza, un PM Antimafia, un (già) membro del CSM, un dirigente del Ministero della Giustizia, un sottosegretario, due generali dei carabinieri, due colonnelli... Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari ed alla truffa aggravata. Non male per tale risma di personaggi d'alto lignaggio. E allora cosa fa Alfano? Traferisce il PM che li ha indagati e lascia i signori indagati al loro posto. Bravo Signor Ministro, complimenti! Tanto ormai gli atti d'indagine sono ben noti in tutta la loro gravità. Resta una considerazione comunque valida, anche nel caso in cui l'Ufficio Stampa del Signor Ministro, informandosi, smentisca la notizia del trasferimento. Perché il signor Angelino Alfano, Avvocato, Parlamentare e, non ultimo, Ministro della Giustizia, non provvede a trasferire d'urgenza i magistrati coinvolti nelle (sono due o tre) associazioni per delinquere che occupano e gestiscono le Procure ed i Tribunali di Basilicata da oltre vent'anni?
Prima che la sua ipotesi di riforma della Giustizia, sarebbe utile che S.E. Angelino Alfano ci spiegasse quale sia la sua idea di Giustizia. E lo dovrebbe fare con la coscienza e la conoscenza dello status quo delle Leggi dell'ordinamento vigente. Poiché, caro Ministro, l'immunità vale per le quattro più alte cariche dello Stato e non già per il Guardasigilli (e quindi certe solerzie sarebbe il caso di lasciarle a coloro che le suggeriscono, poiché sarebbero certi di non doverne rispondere penalmente). Diversamente, vuol dire che la vicenda "Mastella" non ha insegnato nulla. E sarebbe un peccato!

Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne: www.firmiamo.it/togheindegne. Aiutiamo il Ministro Alfano a compiere il suo dovere!!!

TOGHE LUCANE: INDAGATI, PARTI OFFESE, REATI

TOGHE LUCANE: INDAGATI, PARTI OFFESE, REATI

Dall'atto di chiusura delle indagini preliminari dell'inchiesta denominata "Toghe Lucane" (Sost. Proc. Dr. Luigi De Magistris - Catanzaro), emergono gravissime ipotesi di reato attribuite:
1) a magistrati nell'esercizio delle loro funzioni apicali negli uffici della Procura Generale presso la Corte d'Appello di Potenza, della Procura Antimafia di Potenza, della Corte d'Appello di Potenza, della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera, del Tribunale di Matera;
2) ad alti Ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni apicali presso gli uffici della Polizia Giudiziaria presso la Procura Antimafia di Potenza e presso la Regione Carabinieri di Basilicata;
3) a politici con mandato parlamentare ricoprenti ruoli di governo o presso la commissione bicamerale antimafia;
4) a tecnici del diritto ricoprenti ruoli apicali presso il Consiglio Superiore della Magistratura o presso alti uffici del Ministero della Giustizia o presso l'Ufficio Ispettivo del medesimo Ministero;
5) ad Amministratori regionali o comunali, ricoprenti ruoli apicali in seno alla Giunta o nei dipartimenti specificamente deputati alla gestione ed al controllo della sicurezza e del territorio;
6) ad alti funzionari statali e imprenditori già noti alle cronache giudiziarie regionali.
I reati loro attribuiti in sede di “ipotesi” sono gravissimi e l'enorme volume delle indagini, dei riscontri testimoniali e delle evidenze fattuali, pur nel rispetto della presunzione d'innocenza, gettano un'ombra sconcertante e rivelano un quadro di collusioni e di concorso ad una sistematica ed organizzata “negazione di giustizia” che appare incontrovertibile. Questo giudizio di ordine politico e sociale, accertato e supportato dai comportamenti documentati in atti, prescinde dalla verità giudiziaria ed attiene ad una evidenza fattuale del degrado istituzionale e morale di cui migliaia di cittadini lucani possono offrire ampia testimonianza diretta. Nella storia dell'Italia repubblicana, ma in generale anche in quella dell'Italia monarchica, mai si era giunti a documentare in sede giudiziaria una così vasta e totalizzante rete di relazioni (supposte criminali) tali da imbrigliare un'intera regione e, forse, molto di più. Alcuni hanno parlato e scritto, commentando l'atto di chiusura delle indagini (516 pagine fitte fitte di nomi, testimonianze e riscontri) di essere rimasti “delusi”, a loro dire si aspettavano qualcosa di più. Beh, non possiamo leggere nei loro pensieri e nemmeno nei loro cuori; ma peggio di così c'è solo la pedofilia, l'antropofagismo ed il terrorismo. Non potevano certo pensare che gli illustri indagati, di cui si conoscevano i nomi e le alte funzioni, fossero sospettabili di siffatte nefandezze. O forse no?
Filippo De Lubac

INDAGATI
1. TUFANO Vincenzo, nato a Napoli il 3.10.1935, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319ter, 326, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Basilicata ed altre parti del territorionazionale, dal 2003 con condotta in atto; Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Potenza


2. BONOMI Gaetano, nato a Napoli il 23.7.1946, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319ter, 323, 326 e 416 cod. pen., in Potenza, Matera, Basilicata ed altre parti del territorionazionale, dal 2003 con condotta in atto; Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Potenza

3. GENOVESE Felicia, nata a Potenza il 11.9.1955, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110,319ter, 326, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Sostituto Procuratore presso la D.D.A. di Potenza, oggi Giudice a latere Trib. di Roma;

4. CANNIZZARO Michele, nato a Laganadi (RC) il 19.3.1948, in ordine ai reati p. e p. dagliartt. 110, 319 ter, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorionazionale, dal 2003 con condotta in atto;

5. CHIECO Giuseppe, nato a Bari il 28.10.1946, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319ter, 326, 416 e 640 bis cod. pen., in Matera, Policoro, Potenza, Basilicata ed altre parti delterritorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; Procuratore Capo presso il Tribunale di Matera



6. GRANESE Iside, nata a Nusco (AV) il 28.2.1939, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110,319 ter e 416 cod. pen., in Matera, Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Presidente Tribunale di Matera, oggi in pensione;

7. CARUSO Attilio, nato a Platì (RC) il 12.5.1944, in ordine al reato p. e p. dagli artt. 110, 319ter e 321 cod. pen., in Matera, Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Presidente Banca Popolare del Materano - Gruppo BPER

8. BUCCICO Emilio Nicola, nato a Matera il 28.12.1940, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 319 ter e 416 cod. pen., in Potenza, Matera, Basilicata, Roma ed altre parti del territorionazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Consigliere del C.S.M. e Senatore della Repubblica, oggi Sindaco di Matera;


9. GENTILI Pietro, nato a Bari il 10.2.1943, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319, 319ter, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata ed altre parti delterritorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Colonnello dei Carabinieri capo aliquota PG Procura Antimafia di Potenza; oggi responsabile sicurezza presso Villaggio Marinagri;

10. VITALE Vincenzo, nato a Rotondella (MT) il 14.10.1940, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 319, 319 ter, 416, 434, 479 e 640 bis cod. pen., 44 DPR 380/2001, in Potenza, Matera,Policoro, Basilicata, ed altre parti del territorio nazionale, dal 1997 con condotta in atto;
11. VITALE Marco, nato a Matera il 29.3.1967, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319, 319ter, 416, 434, 479 e 640 bis cod. pen., 44 DPR 380/2001, in Potenza, Matera, Policoro,Basilicata, ed altre parti del territorio nazionale, dal 1997 con condotta in atto;

12. BUBBICO Filippo, nato a Montescaglioso (MT) il 26.2.1954, in ordine ai reati p. e p. dagliartt. 110, 319, 416, 434 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Romaed altre parti del territorio nazionale, dal 1997 con condotta in atto; già Governatore della Basilicata e Sottosegretario alle Attività Economiche, oggi Senatore della Repubblica;

13. MARIOTTI Arnaldo, nato a Cappelle Sul Tavo (PE) il 8.2.1947, in ordine ai reati p. e p.dagli artt. 110, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma edaltre parti del territorio nazionale, dal 2006 con condotta in atto;
14. GOTI Massimo, nato ad Arezzo il 18.6.1941, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319,416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma ed altre parti delterritorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; Direttore Generale Ministero Attività Economiche;
15. BARBIERI Vincenzo, nato a Roma il 23.8.1949, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 326e 416 cod. pen., in Potenza, Basilicata, Roma ed altre parti del territorio nazionale, dal 2005 con condotta in atto; già Dirigente Generale Ufficio Magistrati del Ministero della Giustizia, oggi magistrato;

16. FASANO Luisa, nata a Potenza il 29.7.1970, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319 ter,326 e 416 cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, dal 2005 con condotta in atto; Capo della Squadra Mobile di Potenza;


17. LABRIOLA Giuseppe, nato a Tursi (MT) il 23.7.1953, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 319 ter e 416 cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata ed altre parti delterritorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto; già Presidente Provinciale dell'Ordine Forense di Matera;

18. DE FILIPPO Vito, nato a S. Arcangelo (PZ) il 27.8.1963, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, ed altre parti delterritorio nazionale, dal 2000 con condotta in atto; Governatore della Regione Basilicata;

19. SPITZ Elisabetta, nata a Roma il 22.1.1953, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 416 e640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma ed altre parti del territorionazionale, dal 2003 con condotta in atto;

20. PEPE Giuseppe, nato a Gravina in Puglia (BA) il 31.1.1946, in ordine ai reati p. e p. dagliartt. 110, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma ed altreparti del territorio nazionale, dal 2003 con condotta in atto;
21. VICECONTE Felice, nato a Bari il 4.4.1954, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 319,416, 434, 479 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma ed altreparti del territorio nazionale, dal 2000 con condotta in atto;
22. LOPATRIELLO Nicolino, nato a Rotondella (MT) il 7.10.1957, in ordine ai reati p. e p.dagli artt. 110, 319, 416, 434, 479 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro,Basilicata, Roma ed altre parti del territorio nazionale, dal 2000 con condotta in atto; Sindaco di Policoro (Mt)
23. MONTESANO Nicola, nato a Policoro (MT) il 25.6.1975, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 319, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma ed altreparti del territorio nazionale, dal 2000 con condotta in atto;
24. VITA Michele, nato a Satriano di Lucania (PZ) il 13.11.1952, in ordine ai reati p. e p. dagliartt. 110, 319, 416 e 640 bis cod. pen., in Potenza, Matera, Policoro, Basilicata, Roma edaltre parti del territorio nazionale, dal 2002 con condotta in atto;


25. AUTERA Vincenzo, nato a Matera il 17.5.1949, in ordine al reato p. e p. dall'art. 378 cod.pen., in Potenza, Matera e Basilicata, dal 2005 con condotta in atto; Giudice della Corte d'Appello di Potenza;

26. DE LUCA Claudia, nata a Napoli il 12.6.1971, in ordine al reato p. e p. dall'art. 314 cod.pen., in Potenza nell'anno 2003; Sost. Proc. presso il Tribunale di Potenza;
27. CENCI Daniele, nato a Perugia il 22.1.1968, in ordine al reato p. e p. dall'art. 323 cod. pen.,in Potenza e Basilicata, dal 2007 al 2008; Giudice;
28. SANTARSERO Vito, nato a Potenza il 2.3.1955, in ordine al reato p. e p. dall'art. 378 cod.pen., in Potenza e Basilicata dal 2005 con condotta in atto;
29. MAURO Vincenzo, nato a Salerno il 5.9.1948, in ordine al reato p. e p. dall'ari. 378 cod.pen., in Potenza e Basilicata dal 2005 al 2007; già Questore a Potenza;


30. CETOLA Massimo, nato a Roma il 17.7.1946, in ordine al reato p. e p. dagli arti. 110 e 323cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, negli anni 2005/2006; Generale dei Carabinieri e poi Prefetto, oggi commissario Asp in Calabria;



31. GARELLI Emanuele, nato a Cuneo il 12.4.1949, in ordine ai reati p. e p. dagli artt. 110, 323,326 e 336 cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, negli anni 2005/2006; Generale dei Carabinieri;
32. IMPROTA Nicola, nato a Teverola (CE) il 21.8.1949, in ordine ai reati p. e p. dagli artt.110, 323, 326 e 336 cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, negli anni 2005/2006; Colonnello dei Carabinieri;
33. POLIGNANO Pietro Giuseppe, nato a Putignano (BA) il 5.12.1959, in ordine ai reati p. e p.dagli artt. 110, 323, 326 e 336 cod. pen., in Potenza, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale, negli anni 2005/2006; Colonnello dei Carabinieri;
34. COSTANZO Biagio, nato a Lagonegro (PZ) il 17.5.1969, in ordine al reato p. e p. dagli artt.110 e 326 cod. pen., in Lagonegro, Basilicata ed altre parti del territorio nazionale nell'anno 2005.

PERSONE OFFESE
1. IANNUZZI Alberto, nato a Potenza il 22.4.1958;
2. PAVESE Rocco, nato a Potenza il 27.4.1962;
3. MONTEMURRO Vincenzo, nato a Bari il 9.3.1963;
4. WOODCOCK Henry John, nato a Taunton (GB) il 23.3.1967;
5. GALANTE Giuseppe, nato a Matera il 27.4.1944;
6. LUCIANO Salvatore, nato a Montoro Superiore (AV) il 10.11.1967;
7. ANGIULLI Antonio, nato a Massafra (TA) il 13.8.1976;
8. SENATORE Maria Carmela, nata a Casaletto Spartano (SA) il 30.8.1968;
9. DE FELICE Michele, nato a Potenza il 29.5.1967;
10. MENNUTI Antonio, nato a Montemilone (PZ) il 22.2.1963;
11. DI TOLLA Pasquale, nato a Potenza il 23.12.1966;
12. PICCENNA Nicola, nato a Ventimiglia (IM) il 6.10.1958;
13. COZZI Marcello, nato a Potenza il 24.12.1963;
14. PANIO Giuseppe, nato a San Giorgio Lucano (MT) il 10.12.1937;
15. ZITO Michele Francesco, nato a Ginosa (TA) il 17.8.1942;
16. Ministero dello Sviluppo Economico, in persona del legale rappresentante prò-tempore;
17. Ministero dello Giustizia, in persona del legale rappresentante prò-tempore;
18. Ministero della Difesa, in persona del legale rappresentante prò-tempore;
19. Ministero dell'Interno, in persona del legale rappresentante prò-tempore;
20. Ministero dell'Ambiente, in persona del legale rappresentante prò-tempore.


REATI CONTESTATI (dal Codice Penale vigente)
Articolo/Descrizione
110 - Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti.
314 - Peculato - Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da tre a dieci anni.
Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l'uso momentaneo, è stata immediatamente restituita
319 - Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio - Il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni
319 ter - Corruzione in atti giudiziari - Se i fatti indicati negli articoli 318 e 319 sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da tre a otto anni.
Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni, la pena è della reclusione da quattro a dodici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena è della reclusione da sei a venti anni
323 - Abuso d'ufficio - Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sè o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità.
326 - Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio - Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio, che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie di ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Se l'agevolazione è soltanto colposa, si applica la reclusione fino a un anno.
Il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio, che, per procurare a sé o ad altri un indebito profitto patrimoniale, si avvale illegittimamente di notizie di ufficio, le quali debbano rimanere segrete, è punito con la reclusione da due a cinque anni. Se il fatto è commesso al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto non patrimoniale o di cagionare ad altri un danno ingiusto, si applica la pena della reclusione fino a due anni
336 - Violazione o minaccia a un pubblico ufficiale - Chiunque usa violenza a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell'ufficio o del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
La pena è della reclusione fino a tre anni, se il fatto è commesso per costringere alcuna delle persone anzidette a compiere un atto del proprio ufficio o servizio, o per influire, comunque, su di essa.
378 - Favoreggiamento personale - Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce la pena di morte (1) o l'ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito con la reclusione fino a quattro anni.
Quando il delitto commesso è quello previsto dall'articolo 416 bis, si applica, in ogni caso, la pena della reclusione non inferiore a due anni (2) .
Se si tratta di delitti per i quali la legge stabilisce una pena diversa, ovvero di contravvenzioni, la pena è della multa fino a lire un milione.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando la persona aiutata non è imputabile o risulta che non ha commesso il delitto.
(1) La pena di morte è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo.
416 - Associazione per delinquere - Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie si applica la reclusione da cinque a quindici anni.
La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.

434 - Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi - Chiunque, fuori dei casi preveduti dagli articoli precedenti, commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità, con la reclusione da uno a cinque anni.
La pena è della reclusione da tre a dodici anni se il crollo o il disastro avviene.
479 - Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici - Il pubblico ufficiale che, ricevendo o formando un atto nell'esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l'atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell'articolo 476
640 bis - Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche - La pena è della reclusione da uno a sei anni e si procede d'ufficio se il fatto di cui all'articolo 640 riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee