domenica 14 settembre 2008

DE MAGISTRIS: PM A CATANZARO SINO A MERCOLEDI'

Lavorerà sino all’ultimo giorno, che poi sarebbe il 16 settembre 2008. Questo il dato più rilevante del “caso De Magistris”, il magistrato di Catanzaro trasferito ad altra sede (Napoli) per alcuni rilievi disciplinari: non aveva avvisato i suoi superiori degli atti cautelari che si accingeva a porre in essere. Nulla rileva che è accertato che i “suoi superiori” (ed anche qualche parigrado) passavano notizie agli indagati e che, per questo, erano stati denunciati alla Procura di Salerno. Nulla rileva se la Procura di Salerno ha confermato l’ipotesi di un complotto teso a delegittimare proprio De Magistris. Cosa avrebbe fatto il 90 percento degli uomini sani di mente e liberi d’intelletto? Avrebbe buttato all’aria la scrivania e, come sento spesso dire anche da uomini di Legge, si sarebbero rintanati in un quieto e dolce far nulla o quasi: “tanto chi ce la fa fare, poi vedi come hanno trattato De Magistris”? E la cosa non è affatto rara o avulsa dalla realtà. Guardate il Procuratore Chieco (Dr. Giuseppe Chieco, Procuratore Capo a Matera). Gestisce decine di denunce/querele. Alcune semplicemente scompaiono, altre vengono sapientemente “palleggiate” di anno in anno. E’ quanto emerge nell’inchiesta “Toghe Lucane” dalle stesse produzioni epistolari riservate che il buon Chieco destina al Procuratore Generale di Potenza (Dr. Vincenzo Tufano): “le indagini sono prossime alla conclusione”, scrive Chieco, e invece passano anni! Altre e più gravi mancanze, emergono dopo la chiusura di “Toghe Lucane”. Decine di persone, riacquistando un minimo di fiducia nelle istituzioni, ci raccontano di inerzie, abusi e soprusi. Documenti infilati nella cassetta della posta e indicibili racconti. Come l’informativa che organi di Polizia Giudiziaria inviavano al Dr. Chieco per segnalare il luogo di discarica di tonnellate di fanghi speciali. Era l’anno 2003 e, sino ad oggi, non si ha notizia di iscrizioni di indagati e aperture di procedimenti penali. Ma l’inerzia del Dr. Chieco (da quello che si evince dalle ipotesi di reato che lo accomunano - in associazione per delinquere - ad altri magistrati, avvocati, membri del CSM eccetera) è altra cosa da una reazione sdegnata per un abuso subito ingiustamente. È il corrispettivo del mercimonio delle sue funzioni di magistrato. E’ questa l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari con i vertici della Procura lucana e di illustri e riveriti alti gradi istituzionali di cui ha scritto Luigi De Magistris. Di tanto, nessuno si scandalizza, nessun Ministro dispone ispezioni e chiede trasferimenti (bisognerebbe chiedere la radiazione dall’ordine giudiziario e non chiedono nemmeno il trasferimento ad altra sede!). Nemmeno la gente, quei lucani ignari che vivono nei pressi della “Località Lido La Rivolta” a Rotondella (Mt), hanno capito quanto sia grave convivere con un magistrato che non compie il proprio dovere. Magari qualcuno si ammalerà, quelle maledette malattie che colpiscono a tradimento e senza che ci sia un’apparente causa. E comunque tutto galleggia, sospeso nel mare dell’indifferenza, della rassegnazione e del fatalismo. Più che una “questione meridionale”, termine ripreso oggi dall’illustre Galli Della Loggia sul “Corriere della Sera”; sarebbe opportuno parlare di una “questione meridionali”. Esiste ancora gente in grado di rappresentare istanze sociali, di lavorare per il “bene comune” o siamo un popolo irrimediabilmente alla ricerca di un cantuccio in cui accucciarsi? Perché anche questa è una eventualità da considerare. Mettersi lì, buoni buoni, fidando che ci tocchi qualche bocconcino prelibato e non il solito tozzo di pane. Magari un “primariato”, una “dirigenza”, una consulenza, un gettone in qualche strana commissione ed in cambio il silenzio. Avete mai sentito la voce della borghesia meridionale negli ultimi trent’anni? Oppure i cosiddetti intellettuali della Magna Grecia, rassegnati come sono al “Magna” e basta, tutti protesi a ignorare lo sfascio in cui è precipitato l’intero Mezzogiorno (ma mentre parliamo continua a precipitare). Ebbene, in questo quadro deprimente, la lezione del Dr. Luigi De Magistris è superlativa: “continuerò a lavorare alla Procura di Catanzaro fino all’ultimo giorno… prenderò servizio a Napoli con entusiasmo per il nuovo incarico”. Vi sembra una cosa usuale? No, non lo è. E’ chiaro che quest’uomo ha una posizione diversa da tanti altri uomini e magistrati. Occorre che l’esempio sia seguito, occorre che altri facciano come lui. Ognuno dovrebbe fare così. La questione “meridionali” è tutta qui. Cominciare a fare bene il proprio lavoro, a svolgere bene il compito che si ha. Ciascuno il suo, ma anche ciascuno attento e vigile a quanto succede intorno. Non si tratta di rifugiarsi al calduccio, facendo finta di non vedere chi, ad un palmo, è costretto a subire ogni sorta d’ingiustizia. Non è più il tempo di nascondersi dietro una parvenza di rispettabilità pelosa, bisogna dire le cose con chiarezza e chiedere giustizia con ancora maggiore chiarezza. Citando un antico proverbio sardo, il Papa a Cagliari ha ricordato che la Giustizia viene prima del pane. È proprio così.
p.s.
Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne: www.firmiamo.it/togheindegne

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