giovedì 25 settembre 2008

Marinagri: Le jeux sont faits, rien ne va plus

La scadenza era stata caricata di grandi aspettative. In tutti i sensi e, forse, legittime. Purtroppo non si trattava di questioni accademiche, di dispute filosofiche e nemmeno di capricci insignificanti. Erano (e sono) in ballo miliardi e miliardi, destini societari e di un’intera economia potenziale, mai diventata reale. Non è il primo caso di promesse occupazionali costate suon di dobloni e finite nella delusione più cocente, se non proprio nella disperazione. È il nostro Sud, terra depressa governata da una classe politica deprimente, pronta a promettere mari e monti, ansiosa di devolvere i finanziamenti che generosamente lo Stato e l’Unione Europea assegnano a queste sfortunate contrade. Mai, però, incline a far di conto ed assumersi le responsabilità di aver governato questi fiumi di denaro. Il Villaggio Marinagri, costato molti (troppi) miliardi pubblici e tanti (sempre troppi) miliardi “privati”, resta sottoposto al sequestro giudiziario disposto nella scorsa primavera dal PM (oggi giudice del Riesame) Luigi de Magistris. Lo ha stabilito una sentenza della Suprema Corte di Cassazione dopo un analogo pronunciamento del Tribunale del Riesame di Catanzaro. Adesso, verosimilmente, verranno al pettine tutti i nodi irrisolti della vicenda che è anche oggetto di un complesso procedimento penale. Adesso dovranno parlare, finalmente, gli amministratori regionali, i ministri, i parlamentari lucani, tutti coloro che, pur avendo precise responsabilità, hanno preferito glissare interrogativi ed interrogazioni ai parlamentini locali, a quelli nazionali e, persino, al Parlamento Europeo. Aveva insistito perché si pronunciassero anche il Geom. Vincenzo Vitale, patron di Marinagri, che rivolgeva precise domande al presidente della Giunta Regionale di Basilicata (Prof. Vito De Filippo) e, giustamente dal suo punto di vista, chiedeva che si facesse carico delle responsabilità dell’amministrazione regionale. Cosa si vuole da un imprenditore che ha fatto delle richieste, ha ottenuto permessi, autorizzazioni e concessioni? Forse, secondo quanto rilevano gli inquirenti che lo hanno indagato, sarebbe stato meglio non dichiarare la proprietà di terreni di cui non era proprietario. Forse, sempre leggendo gli atti e le contestazioni che gli vengono rivolte, sarebbe stato meglio non concedere ad un Dirigente Generale del Ministero per lo Sviluppo Economico l’opportunità di acquistare una villetta in Marinagri alla metà del prezzo riservato ai “comuni mortali”; quantomeno non nell’immediatezza di una discutibile erogazione di fondi pubblici che dipendeva proprio dalla responsabilità del “soggetto” in questione. Forse quella fitta serie di contatti con il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, Dr. Giuseppe Chieco, prima, durante e dopo l’indagine a carico dello stesso Vitale e sempre per il Villaggio Marinagri, si sarebbe potuta evitare. Ma, tutto sommato, il rapporto di Vitale-Marinagri con le amministrazioni comunali (Policoro e Scanzano) e regionale (Basilicata) è stato abbastanza formale. Lui domandava e loro concedevano (Scanzano no, un’eccezione foriera di interessanti sviluppi investigativi). E allora, perché non spiegare il perché ed il percome di tante concessioni? Perché non assumersi la responsabilità politica degli atti compiuti? A quella penale, ci hanno pensato De Magistris, il Tribunale del Riesame e la Cassazione. Per quella amministrativa e politica ancora silenzio. E l’opposizione? L’operazione Marinagri è targata centro-sinistra e viene da lontano. Ma sempre di centro-sinistra si trattava. Cosa dice il centro-destra? Sino ad oggi poco o niente, sarà perché non vogliono essere apostrofati come giustizialisti. Eh sì, in Basilicata chi chiede conto degli sprechi di denaro pubblico è un giustizialista. Tutti gli altri tacciono o, se proprio devono parlare, lo fanno per esprimere la solidarietà agli indagati, specie se di estrazione partitica. Ma sembra proprio che sia calato il sipario su questo ipocrita sistema di silenzi incrociati. L’ultimo atto si è consumato in Cassazione. Gli avvocati della Marinagri, legittimamente e facendo il proprio mestiere, avevano chiesto l’annullamento del sequestro. Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dr. Galati, aveva chiesto un ritorno al Tribunale del Riesame. I Supremi Giudici, invece, non hanno esaudito nessuna delle richieste. Ricorso inammissibile ed i sigilli restano al loro posto. Con questo pronunciamento finisce un’epoca. Quella degli intrecci fra indagatori ed indagati, fra avvocati e procuratori, fra massoni e avvocati, fra colonnelli e massoni. Chissà se anche oggi, dopo la sentenza della Cassazione, ci sarà stato un intenso traffico telefonico fra magistrati, imprenditori, avvocati, colonnelli e funzionari ministeriali. Proprio come avvenne nei momenti topici dell’inchiesta Toghe Lucane. Chissà se le denunce degli avvocati sono finite nei computer personali dei procuratori e se gli appunti dei magistrati finiranno nelle querele di qualche ex PM. Ma la sensazione è che il banco sia saltato ed il gioco d’azzardo abbia lasciato il posto ai procedimenti penali. Adesso si fa sul serio. Le jeux sont faits, rien ne va plus.
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p.s.
Rinnoviamo l'invito a sottoscrivere la petizione per il trasferimento immediato delle Toghe Indegne con una particolare attenzione per il Dr. Giuseppe Chieco che, negli ultimi mesi, mostra preoccupanti segni di cedimento psicologico: www.firmiamo.it/togheindegne

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