giovedì 29 gennaio 2009

Prove tecniche di regime

(ASCA) - Roma, 29 gen - ''Apprendiamo dai quotidiani che con straordinario tempismo il Tribunale del Riesame di Napoli, estensore dottor Luigi De Magistris, ha inteso depositare le motivazioni dell'ordinanza che ha negato la scarcerazione ad Alfredo Romeo proprio all'antivigilia dell'audizione dello stesso De Magistris presso il Copasir in merito al cosiddetto 'archivio Genchi'. La circostanza non puo' passare inosservata, dal momento che l'atto firmato dal dottor De Magistris, ripreso oggi con ampio risalto dagli organi di stampa, si sofferma diffusamente e arbitrariamente sul senatore Francesco Rutelli, che del Copasir e' presidente. Di fronte a quello che ha tutte le sembianze di un tentativo di intimidazione, al presidente Rutelli va tutta la nostra solidarieta' personale e istituzionale''. Lo dichiarano in una nota congiunta Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, componenti del Copasir.

Citiamo l’agenzia ASCA perché ci sembra utile documentare il totale degrado istituzionale cui vengono piegate le funzioni parlamentari. I firmatari della comunicazione contestano persino i pronunciamenti collegiali (tre magistrati) del Tribunale del Riesame di Napoli. Secondo i parlamentari, i giudici avrebbero posto in essere “un tentativo d’intimidazione” per il contenuto ed il tempismo. Ormai è chiaro che la politica ha deciso di controllare la magistratura e, in attesa di adeguare la legislazione a questo nuovo stato delle cose, si esercita fornendoci un’anticipazione del regime che incombe. Un regime in cui i giudici vengono a loro volta giudicati dai politici che esprimono per la sentenza del Tribunale un giudizio politico e mediatico. Criticano persino la tempestività (“straordinario tempismo”) del deposito delle motivazioni. Così che il signor Alfredo Romeo, sospettato di intrattenere rapporti collusivi con diversi parlamentari di maggioranza ed opposizione, non avrebbe dovuto conoscere le motivazioni per cui i giudici del Tribunale del Riesame hanno deciso che debba restare in carcere. Perché? Perché nella sentenza si parla di un parlamentare, tale Francesco Rutelli, che potrebbe essere imbarazzato nello svolgere le sue alte funzioni di presidente del Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica). Ma, se Rutelli è imbarazzato a causa dell’inchiesta giudiziaria in cui emergono gravissime ipotesi di reato, non sarebbe il caso che si dimettesse dall’alta carica ricoperta, lasciando il posto ad un parlamentare estraneo a queste vicende e perciò più sereno? Anche perché, lor signori trascurano, Alfredo Romeo ha diritto di sapere perché resta in carcere e, ove lo ritenesse, proporre ricorso in cassazione per essere scarcerato. Ed ha diritto di saperlo il prima possibile, vista la scomoda situazione in cui versa, e non quando Rutelli sarà sereno e non avrà impegni istituzionali “imbarazzanti”, cosa che potrebbe accadere anche fra quattro o cinque anni. È inutile, gli ex (?) piduisti restano convinti che le istituzioni vadano controllate e non rispettate.
Franco Venerabile

martedì 27 gennaio 2009

Il re è nudo, e pure i suoi cortigiani lo sono

La tecnica che aveva funzionato sempre, quasi perfetta, l’ha tradito. Lui ed i suoi improbabili emuli, lui ed i suoi interessati estimatori, lui ed i suoi bisognosi questuanti, lui ed i suoi codardi valvassori, lui ed i suoi finti oppositori; tutti traditi proprio dal circo mediatico. Era iniziata come al solito. Una campagna preparatoria, così tanto per fiutare l’aria; qualche frase gettata qua e là; qualche piccola censura di concetti e l'ostracismo verso alcuni inviati delle testate giornalistiche importanti. E poi il siluro: “Il più grande scandalo della storia repubblicana”. Frase ripresa, amplificata, duplicata con cui ci hanno triturato le tempie ed anche più giù. Sembrava fatta, solo i piccoli, solo la rete raccontava un’altra storia, che fosse la verità era un dettaglio insignificante. Già, quel concetto astratto e ormai astruso cui alcuni continuano a prestare servizio: la verità. Non necessariamente coincidente con quelle cose che dicono in televisione o che scrivono i giornali. Ma un vizio desueto di leggere i documenti, parlare con gli interessati e farsi un’idea. Un difetto ormai raro che i potenti mezzi d’informazione mass-mediatica hanno corretto quasi del tutto. Quasi, cavaliere, quasi. Così, oltre alla pletora di giornalisti tignosi e poveri, motivo per disprezzarli doppiamente, spunta fuori uno dei colossi mondiali dell’informazione e, per un’intera giornata sul canale Sky Tg 24, trasmette l’intervista al Dr. Gioacchino Genchi, perito delle Procure di mezz’Italia e forse anche più. E lui, pacioso ma fermo, abbraccevole ma lucidissimo, spiega. Spiega che non lavora in un bunker, diversamente da come ha scritto un noto giornalista recentemente balzato alla nostra attenzione più per la faziosità che per la professione. Racconta che non ha un ufficio di 500 metri quadri ma solo di 100. Ben Altra dimensione da quella raccontata da altro professionista dell’informazione poco avvezzo alle cose materiali, almeno in materia di metri quadri. Afferma di non aver mai svolto una sola intercettazione, cosa alquanto dissimile dalle centinaia di migliaia annunciate da non si sa più quanti politici, giornalisti ed e entreneuse integrati ed incastrati nel circuito mediatico. Infine, il tranquillo Genchi, spiega chi potrebbe aver avuto interesse a seminare questo mare di falsità. E il colosso di Murdoch ripete, ripete per un’intera giornata. Così accade che poco alla volta i teleutenti distratti e gaudenti, quelli dei serial e quelli dei quiz, quelli dei reality e quelli delle repliche, cadono nella trappola o forse ne escono! Basta pigiare il tasto sbagliato sul telecomando ed il rubicondo faccione di Genchi cattura l’attenzione per quel tanto che basta. Pochi secondi e si capisce subito che la cosa è seria. Una sequela di ragionamenti, di dati, persino d’immagini. L’uomo capisce molto più velocemente ciò che è materiale, di cui ha visibilità. Così in alcuni milioni hanno visto ed hanno capito. Troppo tardi signor Silvio, troppo tardi signor Mancino, signor Esposito, signor Bergamo, Signor Palamara, signor CSM. Questa volta la bufala vi è scoppiata tra le mani ed il più grave scandalo della Repubblica è effettivamente venuto allo scoperto per quel che è: un colpo di Stato che ha soggiogato la magistratura. Senza spargimento di sangue, certo ma non per questo meno violento. Trasferire magistrati senza fondato motivo, al solo scopo di toglierli via da indagini imbarazzanti, è lo scandalo più grave della storia d’Italia. Peggio ancora che condizionare i processi, peggio ancora che insabbiare le indagini. È una rapina a mano armata, in pieno giorno ed a volto scoperto. Anzi, eseguita da banditi completamente ignudi. Questo è, questa è l’immagine sotto gli occhi di tutti gli italiani. Inutile a patetico il necrologio con cui l’Associazione Nazionale Magistrati ha “denunciato” la gravità e gli abusi commessi nei confronti del Dr. Luigi de Magistris. Denunciano oggi quello cui plaudivano qualche mese fa e si compiacciono delle decisioni indecorose assunte dieci giorni fa, che magari denunceranno come inique fra un anno. Sepolcri imbiancati, disse qualcuno, servi sciocchi di un potere scellerato che ha rinunciato ad ogni precauzione pur di affrettare la completa sottomissione della magistratura. Ma, dicevamo, hanno fatto male i conti. Il re è nudo e tale l’abbiamo visto tutti. Grazie Murdoch!
Filippo De Lubac

domenica 25 gennaio 2009

Berlusconi parla a vanvera, l'ha detto lui stesso

Dicono di lui che sia un grande comunicatore e forse hanno ragione. Quello che ha da dire, il messaggio che intende trasmettere giunge sempre ai destinatari, che siamo noi medesimi: i suoi adorati sudditi. Giornali, televisioni, radio e megafoni ci rimbalzano l'ultima profezia: sta per scoppiare il più grande scandalo della Repubblica. Dev'essere qualcosa di terribile, certamente sconvolgente. Siamo tutti tremebondi in attesa della catastrofe annunciata. Eh sì, perché molti pensavano che il trasferimento dei sostituti procuratori di Salerno, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, e la sospensione del loro capo, Luigi Apicella, dal ruolo magistrati e dallo stipendio fossero già uno scandalo degno di primato nella breve storia repubblicana dell'Italia. Qualcun altro, invece, pensava che ancor più grave fosse lo scandaloso silenzio del Presidente della Repubblica che risulta essere il presidente di quell'organismo eversivo detto Consiglio Superiore della Magistratura. Se le parole hanno ancora un senso e se scaturiscono dall'analisi di fatti certi, le citate decisioni del CSM (analoghe per gravità al trasferimento del Dr. Luigi De Magistris) ed il silenzio tombale del sen. Napolitano rappresentano certamente l'atto più eversivo compiuto nella storia repubblicana: trasferire (e sospendere) un magistrato che ha redatto ed eseguito un provvedimento riconosciuto congruo, logico e motivato dal tribunale del riesame, sovverte le istituzioni e compromette irreparabilmente l'autonomia della magistratura. Allora, bisogna chiedersi, quale altra catastrofe istituzionale può essere più grave di questa? È ovvio che la domanda vada posta a sua maestà Berlusconi, poiché lo scandalo “sconvolgente”, “il più grande scandalo della Repubblica”, l'ha annunciato lui. Ed il magnanimo cavaliere si degna di rispondere, citiamo testualmente: “Non so nulla di preciso e di concreto. Ma, se è tutto vero come sembra, è una cosa che ha dell'incredibile”. È abbastanza chiaro? Sembra di sì. Lui non sa nulla, NULLA. Nulla è meno di poco, meno di molto poco. È zero. Non sa nulla, ma nonostante questo lancia un allarme gravissimo. “Ma, se è tutto vero come sembra”, aggiunge (e la cosa diventa irritante), se è tutto vero cosa? Le chiacchiere del bar? Se non sa nulla di preciso e di concreto, cosa gli sembra vero? Non è dato sapere ma si tratta di una cosa che ha dell'incredibile, a dire di sua emittenza. In pratica, dicendo di non sapere nulla, è come se avesse ammesso di parlare a vanvera. Come si può non vergognarsi di avere a capo dell'esecutivo nazionale un uomo che lancia allarmi gravissimi senza sapere nulla di preciso e di concreto? Sa, signor Berlusconi, le corna nelle fotografie (che noi facevamo alle scuole elementari) ufficiali dei vertici europei passino. Il cucù alla “cancelliera”, e va bene. Le telefonate “oniriche” di prestazioni e dettagli inascoltabili, prim'ancora che irriferibili, transeat. La chioma ostentatamente bicolore (ma da dove li avranno mai presi quei peli) sono fatti privati, anche se un premier è un soggetto pubblico nella sua globalità, nulla da dire. Ma dichiararsi così spudoratamente disinformato e lanciare allarmi di questa portata è un'offesa ai sudditi. Questo non si fa. Si, è vero che bisogna a tutti i costi impedire che si indaghi. Sarà pur vero che le intercettazioni sono all'origine di tutti i mali dell'Italia o almeno dei più gravi. Così sostiene sua maestà: “Questa storia farà aprire gli occhi su tutto il marcio che c'è e che è reso possibile dalle intercettazioni”. “La vicenda dà ragione a chi voleva contenerle in modo stretto, dando meno giorni e meno possibilità”. È persino logico che avendo sottratto le indagini ai magistrati adesso si sottraggano i magistrati alle indagini. Ma non pretenda, signor Berlusconi, di prenderci in giro con i suoi giochetti da imbonitore televisivo. Quelli andavano bene quando intratteneva i facoltosi turisti sulle navi da crociera, non possono servire per governare l'Italia.
Filippo De Lubac

mercoledì 21 gennaio 2009

The day after ovvero the day before

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha disposto il trasferimento d’urgenza per i magistrati di Salerno: Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Per il primo con “pena accessoria” della sospensione dal ruolo magistrati e dallo stipendio. Tutti i commenti sono stati improntati alla lettura del fatto come di una catastrofe o del “giusto” flagello divino. Anche quello del Dr. Palamara (Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati) non ci ha risparmiato sorprese: “non entro nel merito del provvedimento ma apprezzo che il provvedimento sia stato tempestivo”. La cifra esatta di una tale finezza di pensiero la si può cogliere con un semplice parallelo. È come se Palamara, davanti ad un paziente deceduto durante un intervento chirurgico avesse esclamato: “non entro nel merito, ma bisogna apprezzare il chirurgo per la velocità con cui ha eseguito l’operazione”. Complimenti, siamo tutti ammirati di cotanto ingegno giuridico, peccato sprecarlo nell’ANM. Ma, contrariamente alla vulgata corrente, non si tratta di un Day After, del primo giorno successivo ad una catastrofe. Piuttosto siamo all’inizio di un nuovo percorso, della ripresa di una passione ed un rispetto per le istituzioni. Una sorta di “Day Before” di cui dobbiamo ringraziare l’intervento del Ministro della cd Giustizia, On. Angelino Alfano, del Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, Vitaliano Esposito e di un nutrito stuolo di componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (Mancino, Anedda, Bergamo ecc…). Sì bisogna ringraziarli, come se un rapinatore imprendibile avesse effettuato una rapina a volto scoperto, facendosi così riconoscere. Sino al 19 gennaio 2009, le decisioni assunte e le motivazioni a loro supporto erano quasi perfette (in realtà per il trasferimento del dr. De Magistris non proprio) ed era difficile per i non addetti ai lavori capire (o spiegare?) e descrivere comprensibilmente lo stato di grave degrado in cui versava la credibilità del sistema giudiziario italiano. Dal 19 gennaio non più. Talmente chiaro che 25 sostituti procuratori di Salerno (su 26 che ne conta l’intera procura) hanno sottoscritto un documento “pesantissimo” definendo la decisione del CSM: “sconcertante”. E allora appare chiaro che qualcosa è cambiato, il CSM ed in particolare la sua sezione disciplinare è finita sotto accusa. Un’accusa gravissima che insieme al Ministro della cd Giustizia ed al Procuratore Generale dello Cassazione suona, più o meno, come attentato alla sicurezza dello Stato o, come si diceva un tempo, alto tradimento. Hanno osato impedire lo svolgimento di un’indagine sottraendola ai giudici naturali (in verità hanno sottratto i secondi alla prima ma è esattamente la stessa cosa), l’hanno fatto a volto scoperto e con spudoratezza. Basti pensare che la ricusazione di alcuni membri del CSM è stata rigettata dagli stessi membri ricusati. Questo ha consentito a tutti i cittadini, perciò anche ai magistrati, di vedere in volto coloro che ponevano in essere il grave reato e dovrebbe, forse il condizionale è superato, vedere l’iscrizione nel registro degli indagati presso una qualche Procura competente di Angelino Alfano, Vitaliano Esposito, Gianfranco Anedda, Ugo Bergamo e non pochi altri membri della massima assise di governo della Magistratura. Il bandito imprendibile, colui che riusciva sempre a farla franca nascondendosi nelle pieghe istituzionali ha commesso una grave imprudenza; la sua carriera criminale sta per finire. The day before!
Filippo De Lubac


p.s. Rinnoviamo l’invito a leggere il documento redatto da Nuzzi e Verasani cui Apicella ha apposto la firma di avallo. È un atto assolutamente chiaro, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, ritenuto legittimo logico e fondato dal Tribunale del Riesame di Salerno. È per questo atto che Alfano, Esposito, Bergamo e Anedda hanno violato le norme costituzionali e abusato dei loro poteri. Leggendolo si capisce perché, o meglio per chi!
Decreto di perquisizione e sequestro eseguito presso la Procura della Repubblica di Catanzaro
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27
n.b. per riunire i 27 files in un unico documento è possibile utilizzare questo free-software (clickka ed installa)

domenica 18 gennaio 2009

CSM: la tenuta delle istituzioni in un colpo solo

Signori, eccellentissimi consiglieri del CSM, cosa vi sta a cuore? Eh sì, la domanda è più che mai opportuna visto quello che fate, quello che dichiarate e persino quello che non fate. Non che si abbia la pretesa di indicare cosa sia opportuno, meno ancora cosa è indispensabile. Ma almeno lasciateci la libertà di porre delle domande, di sollevare delle questioni; di non restare passivi ad aspettare che venga demolito lo Stato di Diritto che con tanta enfasi il Presidente Napolitano presenta al senõr Lula (Presidente del Brasile) per lamentarsi della mancata estradizione di un condannato per reati politici rifugiatosi in quella remota terra. Mi sa, caro Presidente, che il Brasile questa volta ha visto giusto. Non certo grazie ai giornali ed alle televisioni delle primarie testate nazionali ma, forse, grazie a qualche remoto sito internet. Sarà proprio così, Lula avrà avuto notizia di quello che sta accadendo a tre magistrati di Salerno a cui il Ministro della cd Giustizia Angelino Alfano, il Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione Vitaliano Esposito e diversi componenti del CSM l’hanno giurata. Il motivo non lo sanno nemmeno loro, qualcuno glielo ha suggerito (o imposto?) e loro eseguono. Così, nonostante il Tribunale del Riesame di Salerno abbia valutato congruo, logico, fondato e corretto il provvedimento di sequestro eseguito a Catanzaro per acquisire gli atti delle inchieste Poseidone e Why Not; Alfano & C. chiedono il trasferimento immediato dei magistrati perché quello stesso decreto ritengono abnorme, immotivato o, peggio, incomprensibile. È la criminalità politica che irrompe sulla scena giudiziaria, se gli atti di una serie di magistrati non piacciono, si cambiano i magistrati. Era già avvenuto per Luigi de Magistris, adesso provano il bis con gli interessi. Così Lula ha mangiato la foglia, estradizione nisba. Qualcosa, intanto, vorremmo poter dire ai 600 cittadini italiani che, fatto unico nella storia d’Italia, si sono rivolti alle più alte cariche dello stato e delle istituzioni che amministrano la giustizia per chiedere il trasferimento ad altre sede del Procuratore Generale di Potenza e del Procuratore Capo di Matera. Una mozione assembleare con tanto di scrutatori, presidente e segretario che per acclamazione approva un documento preciso e circostanziato. Fra tutti gli autorevoli destinatari, l’unico a dare segni di esistenza in vita è stato proprio il Presidente Napolitano che ha comunicato di aver passato l’istanza direttamente al CSM. Evidentemente non c’è fretta, seicento persone non ritengono più credibile un sistema giudiziario in cui controllore (Tufano) e controllato (Chieco) sono indagati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari ma il CSM ritiene più urgente trasferire tre magistrati responsabili di aver emesso un decreto di perquisizione e sequestro regolare. Seicento persone segnalano una grave incompatibilità ma prevale la perentoria richiesta del cd ministro Alfano. Cosa vi sta a cuore, signori del CSM? Ai seicento sta ancora a cuore la credibilità delle istituzioni ed a voi, cosa sta a cuore? La risposta domani, 19 Gennaio 2009, quando sarete chiamati a decidere dell’intromissione della politica in un’inchiesta giudiziaria. L’ennesima, ma la più terribile e devastante.
Filippo De Lubac

venerdì 16 gennaio 2009

L'imparzialità, l’autonomia, l’indipendenza ed il corretto esercizio della giurisdizione in ogni magistrato della Repubblica

“Merita osservare nel doveroso rispetto dell’indipendenza ed autonomia delle diverse istituzioni, che la pressione esercitata da ispezioni reiterate, interpellanze, audizioni, convocazioni, interventi autoritativi, finalizzati ad imporre ordinarietà o normalità non meglio precisate negli uffici giudiziari, e dall’amplificazione mediatica loro riservata, potrebbe essere considerata idonea a minare la imparzialità, l’autonomia, l’indipendenza e, infine, il corretto esercizio della giurisdizione in ogni magistrato della Repubblica, dal quale, tuttavia, deve attendersi che difenda, facendosene portatore, i suddetti valori, propri della giurisdizione, anche in siffatti contesti”. (Maria Teresa Belmonte - Gip Salerno)

Un’altra pagina, un quadro chiaro, una finestra aperta sul disastro di credibilità del sistema giudiziario italiano. Magistrati trasferiti (De Magistris) per atti che hanno trovato l’approvazione di tre organismi giudicanti successivi (Gip, Riesame, Cassazione). Altri magistrati sotto minaccia di trasferimento (Apicella, Nuzzi, Verasani) per aver adottato un provvedimento di sequestro confermato dal Tribunale del Riesame. Adesso arriva un altro magistrato che denuncia pressioni idonee a “minare la imparzialità, l’autonomia, l’indipendenza e, infine, il corretto esercizio della giurisdizione in ogni magistrato della Repubblica”.
Tutto ciò non è posto in essere dalla mafia, dalla ‘ndrangheta o dalla camorra; bensì da alti vertici istituzionali che impunemente con protervia continuano nell’opera di demolizione della credibilità delle istituzioni repubblicane. Questi atti sono reati, gravissimi, che il cittadino “deve attendersi che difenda, facendosene portatore, i suddetti valori, propri della giurisdizione, anche in siffatti contesti”.
È tutto chiaro? Staremo a vedere

giovedì 15 gennaio 2009

Non si può più aspettare, mi sembra evidente!

La fd (falsamente detta) “guerra tra procure”

Ho letto con attenzione e, non lo nascondo, anche con una certa ammirazione la dotta e documentata ricostruzione del Dr. Felice Lima (giudice).
Dr. Felice Lima

È riuscito a spiegare e documentare (preziosi i link inseriti nel testo) tutta la vicenda della fd (falsamente detta) “guerra tra procure” e, inoltre, essendo uno stimato professionista non ha lesinato i riferimenti tecnico-giuridici che qualificano come penalmente rilevanti i comportamenti di una quantità notevole di magistrati, membri del CSM, Procuratore Generale della Cassazione, Ministro della Giustizia Angelino Alfano e Dio solo sa (ma Lima li cita tutti o quasi) quanti altri. Ebbene, il prezioso manoscritto è disponibile al link "Il CSM da garante a carnefice" e, se le mie (molto modeste) conoscenze di Leggi, Codici e Procedura Penale non mi ingannano; questo testo contiene (appunto) quelle che tecnicamente si chiamano “notizie di reato”.
Nicola Mancino e Giorgio Napolitano
(all'epoca Vice-Presidente e Presidente del CSM)
Sempre facendo appello alle scarse conoscenze di cui innanzi, credo di ricordare che un magistrato quando viene a conoscenza di ipotesi di reato di questa gravità abbia l’obbligo (non la facoltà) di iscriverle nel Registro Generale delle Notizie di Reato, insieme con i nomi di coloro che (ipoteticamente) il reato l’avrebbero commesso. Siamo in presenza di reati (ipotizzabili e persino ipotizzati nel testo citato) gravissimi, cioè del tipo “procedibile d’ufficio” e quindi vengo al dunque.
Perché i magistrati che leggono e/o scrivono e quindi conoscono questo testo non fanno ciò cui li obbliga la costituzione?
Se 20 magistrati iscrivessero Alfano, Esposito, Anedda e quanti si sono macchiati (in ipotesi, solo in ipotesi) di questi reati gravissimi, pensate che persisterebbe questo ordinario vilipendio delle istituzioni?
E se fossero 25 o 47 oppure 123 ad iscrivere la notizia di reato?
Forse è giunto il momento che qualcuno (se 123 è meglio) dei magistrati sin’ora silenti faccia quello per cui è pagato e che si è impegnato a fare con il giuramento di fedeltà allo Stato Italiano.
Chiedo troppo? Perché, cari magistrati, mentre voi parlate (anche giustamente e apprezzabilmente) alcuni milioni di cittadini inermi pagano sulla loro pelle le commistioni e le corruzioni emerse nelle inchieste Why Not, Poseidone, Toghe Lucane, Iena 2, Totalgate… E per questi cittadini di serie B non ci sono stipendi da 4-10mila euro al mese o la sanzione del “trasferimento”. Per loro, se sono fortunati e non finiscono in galera per reati inventati e dichiarazioni mendaci dei magistrati nelle udienze (tutto vanamente documentato ad Alfano, Esposito, CSM, Napolitano & C.) c’è la schiavitù della disoccupazione, l’inquinamento mortale dei rifiuti tossici, l’elemosina per sopravvivere sotto la soglia di povertà!
Volete i nomi? Suvvia, li conoscete benissimo. E allora, basta con le dichiarazioni e le dotte dissertazioni. Fate il Vostro dovere, quello per cui siete pagati. I convegni li faremo dopo con riconoscimenti, nastri e medaglie di merito.
Dr. Luigi de Magistris
Quando fui convocato per le ultime “sommarie informazioni” rese al Dr. Luigi De Magistris nell’inchiesta “Toghe Lucane” (non era ancora stato trasferito ad altra sede ed incarico per atti che la Cassazione – dopo Gip e Riesame – ha poi ritenuto corretti, logici e fondati), dopo la verbalizzazione e la chiusura dei verbali, chiesi “al dottore” (come lo chiamavano quelli della PG delegata) se mai avrebbe potuto depositare l’atto di chiusura delle indagini. Come al solito non rispose alla mia domanda, probabilmente non poteva per dovere d’ufficio. Disse solamente (mi dava del Voi come si usava fare dalle nostre parti con gli ascendenti, in segno di rispetto. La cosa mi provocava una sorta di imbarazzo) “sono sicuro che per quello che farò dovrò pagare un prezzo molto alto” e si fermò. Come se si trattenesse dal dire altro, come se avesse detto già troppo. Come se non volesse manifestare una qualche debolezza. Poi continuò: “ma sono pronto, sono disposto a pagare questo prezzo”. Adesso non si può più aspettare. C’è bisogno di altri disposti a pagare quel prezzo!
Nicola Piccenna

lunedì 12 gennaio 2009

Prima che Alfano estenda a se stesso il lodo Alfano

Gli atti, quelli giudiziari, sono adesso disponibili. Chiunque può prenderne visione e, di conseguenza, chiederne conto. Cari concittadini, essendo la giustizia amministrata “in nome del Popolo Italiano” che siamo noi (medesimi, direbbe Antonio De Curtis), occorre che qualcuno risponda dell’amministrazione abusiva ed eversiva della giustizia stessa, cui si aggiunge l’abuso di titolo. Essi amministrano la giustizia in nome del Popolo che probabilmente non è incline a confermare una così delicata delega a coloro che palesemente appaiono gravati da indegnità manifesta. Spieghiamo meglio in 5 punti:
1) Alcuni magistrati (di Catanzaro: “i Sostituti Procuratori Generali, Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati ed il Sostituto Salvatore Curcio”), indagati e soggetti a perquisizione e sequestro di atti e documenti, emettono un decreto di sequestro (noto ormai come “contro sequestro” Decreto di controsequestro della Procura di Catanzaro - unico nella storia della giurisprudenza) di quanto era stato loro sequestrato con provvedimento giudiziario motivato (Decreto di perquisizione e sequestro eseguito presso la Procura della Repubblica di Catanzaro 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27). Si tratta di un abuso, tecnicamente sancito da precise norme che stabiliscono a) l’incompetenza territoriale; b) l’obbligo di astensione; c) l’impossibilità ad esercitare le prerogative della funzione in procedimenti in cui rivestono interessi personali;
2) La Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, cd paradisciplinare, presieduta da tal Avv. Ugo Bergamo decide di avviare un procedimento disciplinare a carico del Procuratore Capo di Salerno Luigi Apicella e (successivamente) dei Sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. (CSM: Procedimento disciplinare a carico di Luigi Apicella ed altri) Le contestazioni mosse, palesemente inveritiere, infondate e giuridicamente inconsistenti, qualora accolte, provocherebbero una sottrazione dell’inchiesta al loro giudice naturale (Nuzzi e Verasani) ripetendo un abuso (già conclamato) simile a quello perpetrato circa un anno fa e che vedeva l’allontanamento del Dr. Luigi de Magistris dalla Procura di Catanzaro. Ad aggravare il quadro già compromesso, bisogna aggiungere che Ugo Bergamo è membro “non togato” del CSM eletto in quota del Partito Politico “UdC” il cui segretario, tale Lorenzo Cesa, risulta fra gli indagati (posizione archiviata dopo la sottrazione del fascicolo processuale al Dr. De Magistris) nei procedimenti penali oggetto delle indagini, delle perquisizioni e del sequestro di cui è materia. In pratica Ugo Bergamo è nella condizione di conflitto d’ interessi rispetto ad una delle parti in causa (Lorenzo Cesa) e dovrebbe astenersi per ragioni ovvie di opportunità;
3) Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, detentore del potere di promozione dell’azione disciplinare a carico dei magistrati, Dr. Vitaliano Esposito, promulga una richiesta di trasferimento urgente (Richiesta del Procuratore Generale Ugo Esposito) a carico del Dr. Luigi Apicella. Pesantissime le contestazioni mosse che non trovano, ahimè, alcun riscontro negli atti effettivamente posti in essere dai sostituti procuratori Nuzzi e Verasani. Arriva, il PG, a contestare nel merito, cosa che non gli è permessa, il provvedimento di perquisizione e sequestro attribuendogli qualità e caratteristiche del tutto difformi da suo effettivo contenuto e tenore. È sufficiente una lettura degli atti per smentire clamorosamente le ardite e personali deduzioni del Dr. Esposito, peraltro assolutamente avulse dai rilievi normativi contestati “per tabulas”. La difesa del Dr. Apicella, opportunamente, ha definito temeraria l’azione disciplinare promossa contro il suo assistito. Ma in questo caso, sarebbe più corretto parlare di intento doloso, mirante cioè a sottrarre illegittimamente la potestà del giudice naturale da alcuni procedimenti penali evidentemente da proteggere, preservare e/o, comunque, sottrarre al giudice naturale. Vale appena il caso di accennare al fatto che l’unico giudice competente a valutare nel merito il provvedimento assunto dai sostituti Nuzzi e Verasani, condiviso e sottoscritto da Apicella, e cioè il Tribunale del Riesame di Salerno, ha confermato il provvedimento medesimo. Tanto determina definitivamente la responsabilità del Dr. Esposito che, essendo un tecnico della materia, non può nemmeno invocare la scusante dell’ignoranza della norma dovendosi, di conseguenza, dedurre che il suo comportamento di abuso sia di carattere doloso;
4) In sede di comparizione davanti alla commissione disciplinare del CSM, la difesa del Dr. Luigi Apicella e lo stesso magistrato incolpato, hanno presentato una corposa ed articolata istanza di ricusazione di alcuni membri del CSM che si trovano nello stato d’incompatibilità funzionale a trattare le vicende disciplinari del Dr. Apicella. Il documento riporta diffusamente e con molti riferimenti giurisprudenziali e normativi i motivi del ricorso. Da esso si traggono, inoltre, le evidenze della solare correttezza dell’operato dei sostituti Nuzzi e Verasani e dello stesso Apicella e l’evidenza degli abusi e violazioni commessi tanto dai magistrati catanzaresi autori del “contro sequestro”. Risulta, inoltre e soprattutto, chiaro che i membri “ricusati” hanno avuto ruoli diversi e antecedenti al giudizio disciplinare ma ad esso strettamente connessi;
5) La commissione straordinaria in seno al CSM, costituita ad hoc per valutare l’istanza di ricusazione del Dr. Apicella, rigetta l’istanza per “manifesta infondatezza”. Nessun altra motivazione viene fornita e, paradosso ulteriore, non viene resa pubblica nemmeno la composizione della commissione giudicante. Ma quello che supera ogni immaginazione, è che dalle firme apposte in calce ad un procedimento privo d’intestazione si evince che “relatore ed estensore del provvedimento” è tale Roberto Carrelli Palombi, mentre “Il Presidente” risponde al nome di Gianfranco Anedda; cioè due personaggi (è il caso di dire) annoverati fra coloro di cui si chiedeva la ricusazione. In un mondo giudiziario in cui gli indagati sottraggono gli atti d’indagine attraverso un decreto di sequestro chirografario (firmato da essi stessi, indagati) bisognava bene che Apicella prevedesse che i ricusandi rigettassero l’istanza di ricusazione.
In pratica siamo giunti al completo cortocircuito giudiziario. Le prime avvisaglie erano già emerse nell’estate 2007, allorché si conobbe che la Procura di Matera (PM Annunziata Cazzetta) indagava surrettiziamente ed impropriamente sulla Procura di Catanzaro (in particolare intercettava le conversazioni fra Luigi De Magistris – PM inquirente - e Pasquale Zacheo – PG delegata) che indagavano su Annunziata Cazzetta ed altri magistrati lucani. Ulteriori allarmi erano stati evidenziati quando si era venuto a scoprire che la Procura Generale di Potenza (Sost. Proc. Gen. Gaetano Bonomi) aveva pianificato le false testimonianze (o ritrattazioni di testimonianze già rese) di alti ufficiali dei carabinieri per screditare l’operato di alcuni magistrati in servizio presso la Procura di Potenza (Woodcock e Galante). Ancora notizie degne di attenzione del CSM, erano emerse nella richiesta di archiviazione del procedimento penale a carico di Luigi De Magistris; specie circa le immutazioni di contenuto e della cronologia delle risultanze d’indagine poste in essere dalla Procura della Repubblica di Matera in complicità con la Squadra Mobile della Questura di Matera con il supposto scopo di “giustificare” la surrettizia attività illecità d’indagine a carico del Dr. Luigi De Magistris. Ed, in ultimo, degna di nota particolare è la richiesta di trasferimento per incompatibilità funzionale ed ambientale avanzata da oltre seicento comuni cittadini materani, caso unico nella storia repubblicana (ed anche monarchica) italiana, dei magistrati Dr. Giuseppe Chieco (Proc. Capo a Matera) e S.E. Dr. Vincenzo Tufano (Proc. Gen. a Potenza). Entrambi coindagati per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari”. Le richiesta, trasmessa a tutte le autorità sin dal novembre 2008, è stata recentemente inoltrata direttamente al CSM dal Presidente della Repubblica, Sen. Giorgio Napolitano. Ma tutte queste evidenze, tutte queste rimostranze, tutte queste documentazioni possono ancora ripristinare la credibilità del sistema giudiziario italiano? Dipende. Dipende da coloro, in particolare i magistrati, che avendone il potere e l’obbligo costituzionale, avranno il coraggio di applicare le Leggi e rispettare la Costituzione. In primis iscrivendo nel registro degli indagati coloro (Alfano in testa) che hanno posto in essere azioni “temerarie” (così le definiscono Apicella ed il suo difensore, e come dargli torto) per bloccare e violare l’autonomia dei magistrati. Soprattutto, per impedire che i procedimenti Poseidone, Why Not e Toghe Lucane, seguano l’iter dei giudici naturali.
Nicola Piccenna

venerdì 9 gennaio 2009

Il ministro Alfano e la deportazione dei magistrati

Il ministro Angelino Alfano (della cd Giustizia) ha chiesto la deportazione (pardon il trasferimento) per i magistrati di Salerno che stanno indagando sui magistrati di Catanzaro che hanno in carico i procedimenti Why Not e Poseidone. Per il Procuratore Capo, Dr. Luigi Apicella, chiede una punizione esemplare: al trasferimento urgente (chiesto anche dal Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione), aggiungendo “il carico” della sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Ma che senso ha la sospensione di un magistrato che fra due mesi andrà in pensione? Neanche per il Dr. Giuseppe Chieco (procuratore Capo a Matera) che ha mentito agli inquirenti, che ha acquistato casa dall’imprenditore indagato dalla sua Procura, che ha disposto d’intercettare il magistrato che indagava lui stesso ed i suoi subordinati sostituti procuratori, che usava i mezzi e gli uomini della Polizia Giudiziaria per fare shopping personale, che intratteneva cordiali e personali rapporti con l’avvocato di innumerevoli indagati ed imputati controparti della “sua” Procura, che conservava sul suo computer personale atti di procedimenti giudiziari da cui “si era astenuto dal conoscere il contenuto”, che risulta ad oggi indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari... (e potremmo continuare a lungo, molto a lungo). Ciò che vale per Giuseppe Chieco vale anche per Vincenzo Tufano, Sua Eccellenza il Procuratore Generale a Potenza e qui si aggiunge che anche la questione dell’incompatibilità funzionale. Come fa S.E. il Dr. Tufano ad essere un credibile “vigilante” sull’operato del suo coindagato Dr. Giuseppe Chieco, con cui condivide la pesante ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari? E cosa dire della D.ssa Annunziata Cazzetta, sostituto procuratore a Matera che dispone le intercettazioni a carico di 5 giornalisti col dichiarato scopo di scoprirne le fonti, che ascolta le conversazioni fra il capitano dei Carabinieri ed il PM Luigi De Magistris che accertano ipotesi di reato a suo carico (della Cazzetta), che inventa l’associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa (assurdo giuridico), che accusa un giornalista di violenza privata con l’uso delle armi per aver scritto testualmente: “il Sen. Emilio Nicola Buccico rinunci alla corazza dell’immunità parlamentare e così il duello sarà ad armi pari, un cavallo una lancia e via per un duello medievale”, che dichiara il falso durante le udienze (fatto provato, denunciato e documentato allo stesso Ministro Alfano, oltre che alle Procure competenti)… ed anche qui potremmo continuare a lungo. Ebbene neanche per siffatti magistrati si era arrivati a richieste di punizione così pesanti. Perché? Forse perché il CSM domani (10 gennaio 2009) deve prendere una importante decisione proprio a carico del Dr. Apicella? No, non sembra credibile. Piuttosto, forse, per dare una lezione senza precedenti ai magistrati inquirenti. Forse non l’hanno capito ancora che le inchieste Why Not, Poseidone e Toghe Lucane sono materia che scotta. Forse non hanno capito che la giustizia è nelle mani di gente senza scrupoli. Forse non vogliono capire che le regole, le Leggi ed i Codici sono saltati. Forse non hanno voluto capire la lezione impartita al Dr. Luigi De Magistris, cioè che si può essere incolpati, processati e condannati perché qualcuno ha deciso così e tutto il resto ciccia. Certamente, invece, è il signor Angelino Alfano, chiamato ad essere ministro della Repubblica, a non aver capito una semplice elementare regola: i membri del CSM non sono esecutori sciocchi. Potrebbero anche essere influenzabili, potrebbero anche avere degli interessi personali illeciti, potrebbero, finanche, voler usare del loro potere per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ma non sono incapaci d’intendere e volere. Specie dopo la sortita del Sen. Nicola Mancino (vice Pres. CSM) che ha chiaramente spiegato come sottometteranno la magistratura alla politica. Quindi, capiscono perfettamente che condannare alla “deportazione” un magistrato che ha solo e banalmente compiuto un dovere, spalanca la strada alla fine della democrazia in Italia e, con essa, anche alla fine della magistratura. Peccato, signor Ministro, questa sua ultima trovata scopre il suo vero volto, quello degli interessi inconfessabili che sottende quest’ultima, sciagurata e provvidenziale al tempo stesso, istanza di trasferimento urgente. Il vero volto di un potere assoluto che ha deciso di controllare totalmente lo Stato. I membri del CSM non lo permetteranno. Non già perché scevri di responsabilità e difetti, ma semplicemente perché consci che la deportazione del Dr. Apicella coincide con la fine stessa della magistratura e, con essa, dell’ordinamento democratico repubblicano. Viva l’Italia.
Nicola Piccenna

venerdì 2 gennaio 2009

Fra moglie (Luisa Fasano) e marito (Salvatore Margiotta) non mettere il dito

Sul funzionamento del Parlamento Italiano abbiamo acquisito qualche elemento in più, così per conoscere, forse anche per sorriderci su. Apprendiamo fatti strabilianti dalla pubblicazione degli atti relativi alla mancata concessione dell’autorizzazione all’arresto dell’On. Salvatore Margiotta da parte della Giunta per le Autorizzazioni a Procedere della Camera dei Deputati. Ricordiamo, a chi venisse da altri pianeti, che la richiesta scaturì nell’ambito dell’inchiesta “Totalgate” (sospetto di tangenti e turbativa d’asta nell’assegnazione degli appalti legati allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi di “Tempa Rossa” – Gorgoglione (Mt) – Italy) ed era conseguenza di un provvedimento richiesto dal PM potentino Henry John Woodcock ed emesso dal GIP del Tribunale di Potenza, Rocco Pavese. Lo stesso provvedimento aveva già portato in carcere ovvero agli arresti domiciliari altri indagati non protetti dall’immunità parlamentare. Con un vero e proprio abuso, la giunta per le autorizzazioni e successivamente il parlamento hanno rigettato la richiesta Woodcock-Pavese e non perché (cosa che sarebbe legittima, opportuna ed auspicabile) l’onorevole fosse politicamente discriminato e perseguitato nell’esercizio delle sue funzioni parlamentari, bensì per il solo fatto che egli si sente perseguitato personalmente da Woodcock. Le prove delle persecuzione? Comiche, come anticipato. Esiste innanzitutto una dichiarazione che inchioda Woodcock, la pronuncia Salvatore Margiotta in sede di commissione incalzato da un parlamentare leghista (Brigandì) alla domanda “Lei ritiene che la vicenda sia caratterizzata da un fumus persecutionis nei suoi confronti?”, risponde secco: “Sì”. Una sorta di autocertificazione, viva Bassanini e lo snellimento delle procedure che sgravano uffici ed evitano inutili code. D’ora in poi le prove a discarico le otteniamo nella forma dell’autocertificazione assolutoria: “Lei è colpevole? No. Firmi questo modulo, può andare”. Ci sembra una trovata fantastica, migliaia di processi potrebbero durare lo spazio di un mattino. Ma il parlamento sembra essere diventato una fonte inesauribile di gag, ed ecco le ulteriori argomentazioni che annichiliscono l’operato del temuto Woodcock e del GIP Pavese. Le fornisce un altro protagonista del dibattito parlamentare Antonio Leone (Popolo della Libertà). Informa i suoi colleghi che Woodcock in passato ha più volte indagato su politici e già questo, secondo lui, la dice lunga. Come se non bastasse, il terribile PM, ha indagato più volte lo stesso Margiotta giungendo addirittura (il colmo per un PM) a chiedere al parlamento l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche in cui Margiotta sembrava organizzare il compimento di alcuni reati. Una persona indagata più volte dal medesimo magistrato diventa automaticamente una vittima, un perseguitato. Nulla vale che i reati di abuso contestati al Margiotta siano confermati da elementi documentali, nemmeno il sospetto che l’esponente del PD lucano possa essere semplicemente un recidivo. Ma l’aspetto veramente a detta dell’On. Leone è che: “Il Woodcock avanzò altresì domanda di utilizzo di intercettazioni telefoniche di conversazioni tra il Margiotta medesimo e la di lui moglie, in barba al motto popolare per cui >”. Un magistrato che arriva a contraddire un motto popolare, un proverbio frutto di antica saggezza popolare, dove mai potrà portarci? Risultato: per tutti questi gravissimi motivi, Margiotta è un perseguitato politico e non può essere arrestato. Cosa dire agli altri cittadini che per gli stessi motivi e con gli stessi atti sono finiti agli arresti in carcere o ai domiciliari? Potremmo cavarcela con un “aiutati che il ciel t’aiuta”, oppure “col tempo e con la paglia maturano le nespole”. Se non proprio col classico “campa cavallo che l’erba cresce”. Ma sarebbe mortificante, forse ancor più della constatazione che “la Legge non è più Uguale per Tutti” ed i diritti costituzionali sono calpestati, irrisi e sbeffeggiati da quattro personaggi pittoreschi vestiti da parlamentari. E non si azzardi l’On. Antonio Leone a querelarci, lo dice il proverbio: “vesti ‘cippone’ (grosso ceppo, ndr) che pare barone”. “Onorevole, tsé, mi faccia il piacere” e, mi consenta un saluto aderente alla sua esilarante filosofia dei motti popolari: “fesso chi legge”!
Filippo De Lubac

Una banda di manigoldi corrotti

Si verificano, a volte capitano nella realtà, situazioni veramente difficili da districare. Nella vita, dico, anche se a raccontarle sembrano scene da film. Ma quello che accade al sistema giudiziario italiano, in particolare alla sua intrinseca credibilità, è veramente paradossale. Un gruppo di magistrati, di deputati e senatori, di membri del Consiglio Superiore della Magistratura, di esponenti di vertice dell’Associazione Nazionale Magistrati, del giornalismo nazionale (TV e le maggiori testate della carta stampata) ha preso delle decisioni o, quantomeno, si è fatto delle convinzioni. Raramente si ricorda una convergenza così vasta e variegata. Eravamo abituati alle guerre di corporazione, qualche penna illustre direbbe di casta; magistrati contro politici e viceversa. Ma un’armata così variegata e potente non si era mai vista. La controparte, l’esercito da battere che giustifica una simile coalizione è incredibilmente esiguo. A contarli tutti saranno meno di venti. Quattro o cinque giornalisti, sei o sette magistrati e altrettanti ispettori di polizia giudiziaria, due o tre consulenti tecnici. Parliamo di quello che ormai è noto come il “caso De Magistris”, dovendo il suo nome a Luigi De Magistris, magistrato da tre generazioni. In realtà dovrebbe chiamarsi “caso della banda di manigoldi corrotti che hanno in pugno tutte le leve del potere politico, economico e giudiziario in Italia”. Così veniva definito in una denuncia-querela dell’anno 2003 ed è quanto emerge dalle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Catanzaro (appunto Dr. Luigi De Magistris) e dalla Procura di Salerno (dr. Luigi Apicella – Proc. Capo, D.ssa Gabriella Nuzzi – Sost. Proc. e Dionigio Verasani – Sost. Proc). Per i non addetti ai lavori, il gruppo della “disinformatio” opera incessantemente coniando slogan e costruendo una realtà virtuale, una sorta di second life in cui De Magistris rappresenta il male assoluto. Tutti coloro che in qualche modo interagiscono con lui senza coprirlo di ingiurie o, almeno, criticarne aspramente questo a quel lato del carattere piuttosto che dell’operato professionale, sono poco meno del male assoluto e spesso degni delle più svariate iniziative giudiziarie o disciplinari o entrambe le cose. Gli strumenti del diritto, così come noti alla data, non sono stati sufficienti e l’esercito del bene ne ha creato di nuovi. Come nuova è la procedura di approvazione delle novelle norme e dei nuovi reati: attraverso la pubblicazione sui rotocalchi o le dichiarazioni in televisione. I tutori del bene (i manigoldi corrotti…) ormai non usano più il codice, parlano per decisioni che non hanno nemmeno la necessità di ancorare ad una norma. La norma sono loro stessi. Oltre a quanto si è a lungo e diffusamente scritto, tutto facilmente disponibile su internet (basta digitare qualche nome per accedere a quintali di atti) è di grande utilità leggere, archiviare e incorniciare quanto uno dei 4 o 5 giornalisti di cui innanzi, Carlo Vulpio, ha osato pubblicare sul sito http://www.carlovulpio.it/ (vento forte tra Salerno e Catanzaro 1-2-3-4). È una storia in quattro puntate che racconta in modo magistralmente sintetico ma, al tempo stesso, chiarissimo qual è la struttura e l’origine di alcune delle relazioni fra i maggiorenti dell’esercito del bene. Ci sono nomi, cognomi, parentele e fatti. Per questo bisogna temere per l’incolumità dell’autore. Siamo arrivati al cuore del sistema, ai nomi di coloro che credevano di potere tutto e che si sono rivelati nei fatti. Ora si capisce perché contro ogni evidenza e documentazione, i vari Mancino, Jannelli, Chieco, Tufano, Curcio, Murone, Maritati (a vario titolo coinvolti – molti addirittura indagati per reati gravissimi ospitati sul Codice Penale corrente) restano ai propri posti come se fossero educande dalle Orsoline. Ora si capisce perché miliardi di euro di fondi europei non hanno prodotto un solo depuratore funzionante in Calabria. Ma si capisce anche che se i trecento di Leonida resistono per anni lamentando “solo” qualche trasferimento. Siamo arrivati al capolinea di un sistema di corruzione e potere che non riesce più a farla franca. Era ora!
Filippo De Lubac