lunedì 28 giugno 2010

Tutti contro Brancher: vigliacchi! Le dimissioni deve darle Napolitano

Ce li ha tutti addoso! Povero ministro Brancher, peraltro abbandonato dai suoi stessi “protettori”. Così si consuma un ennesimo paradosso di questa italietta popolata da "vil marrani" pronti a massacrare “un uomo morto”. Non ci vuole un grande coraggio per parlare male di un Ministro della Repubblica come Brancher, per questo tutti lo fanno. Ce ne vorrebbe di più a difenderlo, ovviamente da parte di coloro che l’hanno nominato. Ma questi dovrebbero poi spiegare perché e percome: operazione impossibile. Allora a morte (politica) Brancher. E’ ministro del nulla e tornerà nel nulla. La vera questione è ben altra. Perché non può avvalersi della legge sul “Legittimo Impedimento” il ministro Brancher? La norma non distingue fra ministri “con” portafoglio e ministri “senza” ed è stata promulgata con la firma di quel signore ex PCI che oggi è Presidente della Repubblica. Cosa lamenta Napolitano? Che un cittadino, in virtù dell’essere ministro, si avvalga di una legge dello Stato Italiano fatta ad hoc per i ministri. Singolare! Napolitano, pretende che per un cittadino italiano non debba applicarsi una legge approvata dal Parlamento italiano e promulgata dal Presidente della Repubblica Italiana, cioè da lui stesso. Dovrebbe (Napolitano) e dovrebbero i tanti corvi che circondano Brancher, dolersi di aver approvato e promulgato la legge sul legittimo impedimento, iniqua e incostituzionale, che rende i ministri cittadini super e che adesso mostra esplicitamente il volto dell’involuzione democratica imposta dal Cavaliere per autoproteggersi. Norma, va ricordato, finita per essere accettata da larga parte della politica e delle istituzioni (perché un giorno, magri nemmeno tanto lontano, può essere utile a chiunque "farla franca"). Non è Brancher a doversi dimettere. È Napolitano che deve andare via e con lui quanti hanno permesso un degrado delle guarentigie costituzionali da cui sarà arduo risorgere.

venerdì 18 giugno 2010

Toghe Lucane è ancora aperta e chi sosteneva il contrario diceva cose non vere


L'udienza inizia con qualche ritardo. Maria Rosaria Di Girolamo vorrebbe sapere se l'assenza del PM Capomolla è frutto di una scelta (legittima) del magistrato oppure se deve attenderlo ancora. Ma non si riesce a contattarlo, dicono sia fuori stanza. Si procede ugualmente, senza di lui. Inizia così la prima udienza in cui si discuteranno le quattro opposizioni alla richiesta di archiviazione per il procedimento “Toghe Lucane”. L'inchiesta, avviata da Luigi de Magistris, ipotizzava l'esistenza di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari ed alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Coinvolti nomi grossi della politica, della magistratura, delle istituzioni. Gli stessi che avevano gridato al flop (e continuano a ripetere il ritornello) quando Vincenzo Capomolla, subentrato a Luigi de Magistris, aveva ribaltato tutto chiedendo l'archiviazione urbi et orbi. Nell'aula “C”, al piano terra del nuovo Tribunale di Catanzaro, si muovono, si raggruppano, parlottano e commentano: Michele Cannizzaro (Dir. Gen. ASL San Carlo a Potenza), Emilio Nicola Buccico (membro del Consiglio Superiore della Magistratura e successivamente Senatore componente della Commissione Antimafia), Pietro Gentili (Colonnello dei Carabinieri), Marco Vitale, Filippo Bubbico (Presidente Regione Basilicata e successivamente Sottosegretario alle Attività Economiche), Giuseppe Labriola, Felice Viceconte, Michele Vita ciascuno rappresentato da uno o più avvocati. Tutto cessa appena entra il giudice e comincia l'appello. Frasi di circostanza, elenco degli indagati e registrazione delle presenze e dei legali rappresentanti. Ciascuno precisa di avere una delega piuttosto che una nomina, qualcuno è nominato d'ufficio. Emilio Nicola Buccico ha cambiato avvocato e ci tiene a far sapere al Gip ed a tutti i presenti che il precedente, Avv. Frigo, oggi è Consigliere della Corte Costituzionale. La questione è irrilevante e non viene annotata. Risultano “non comparsi”: Vincenzo Tufano (Procuratore Generale a Potenza), Gaetano Bonomi (sostituto Proc. Gen. a Potenza), Felicia Genovese (Sost. Proc. a Potenza), Giuseppe Chieco (Procuratore Capo a Matera), Iside Granese (Presidente Tribunale di Matera), Vincenzo Vitale, Arnaldo Mariotti, Massimo Goti (dirigente Ministero Attività Economiche), Vincenzo Barbieri (Ispettore Ministero della Giustizia), Luisa Fasano (Capo della Squadra Mobile di Potenza), Vito De Filippo (Assessore Giunta della Regione e attualmente Presidente della Regione Basilicata), Elisabetta Spitz (Dirigente Ufficio Catasto), Giuseppe Pepe, Nicolino Lopatriello, Nicola Montesano, Vito Santarsiero (Presidente della Provincia di Potenza, attualmente sindaco di Potenza), Vincenzo Mauro, Massimo Cetola (Generale dei Carabinieri), Emanuele Garelli (Generale dei Carabinieri), Nicola Improta (Colonnello dei Carabinieri), Pietro Giuseppe Polignano (Colonnello dei Carabinieri), Biagio Costanzo. Anche se la D.ssa Felicia Genovese verrà avvistata nei pressi dell'aula di lì a poco. Ma l'udienza è brevissima per difetto di notifica ad alcuni degli indagati. Si proseguirà il 4 ottobre 2010 ed il Gip raccomanda formalmente alla cancelleria di seguire con attenzione le notifiche. “Ognuno dovrà potersi difendere e potrà farlo in tempi congrui”, con questa rassicurazione si chiude un'udienza appena aperta. Non è il caso di anticipare giudizi, nemmeno condanne o assoluzioni. Seguiamo il processo, fin quando la legge ce lo consentirà, e diamone contezza ai lettori. Questa è l'informazione libera. Questo è il lavoro del giornalista. Come si evince, Toghe Lucane è ancora aperta e chi ha detto il contrario diceva cose non vere.
Filippo de Lubac

Avevano detto che Toghe Lucane era chiusa, ma non era vero. I vertici della magistratura lucana (e non solo loro)...


Oggi (18 giugno 2010) si discutono, davanti al Gip di Catanzaro (D.ssa Maria Rosaria Di Girolamo), le opposizioni alla richiesta di archiviazione formulata circa un anno fa per il procedimento penale noto come “Toghe Lucane”. Sono chiamati a difendersi da ipotesi di reato gravissime, alcuni anche dall'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, trenta indagati, molti dei quali appartenenti a strutture apicali dello Stato: Vincenzo Tufano (Procuratore Generale a Potenza), Gaetano Bonomi (sostituto Proc. Gen. a Potenza), Felicia Genovese (Sost. Proc. a Potenza), Michele Cannizzaro (Dir. Gen. ASL San Carlo a Potenza), Giuseppe Chieco (Procuratore Capo a Matera), Iside Granese (Presidente Tribunale di Matera), Emilio Nicola Buccico (membro del Consiglio Superiore della Magistratura e successivamente Senatore componente della Commissione Antimafia), Pietro Gentili (Colonnello dei Carabinieri), Vincenzo Vitale, Marco Vitale, Filippo Bubbico (Presidente Regione Basilicata e successivamente Sottosegretario alle Attività Economiche), Arnaldo Mariotti, Massimo Goti (dirigente Ministero Attività Economiche), Vincenzo Barbieri (Ispettore Ministero della Giustizia), Luisa Fasano (Capo della Squadra Mobile di Potenza), Giuseppe Labriola, Vito De Filippo (Assessore Giunta della Regione e attualmente Presidente della Regione Basilicata), Elisabetta Spitz (Dirigente Ufficio Catasto), Giuseppe Pepe, Felice Viceconte, Nicolino Lopatriello, Nicola Montesano, Michele Vita, Vito Santarsiero (Presidente della Provincia di Potenza, attualmente sindaco di Potenza), Vincenzo Mauro, Massimo Cetola (Generale dei Carabinieri), Emanuele Garelli (Generale dei Carabinieri), Nicola Improta (Colonnello dei Carabinieri), Pietro Giuseppe Polignano (Colonnello dei Carabinieri), Biagio Costanzo. L'inchiesta, come si ricorderà, era condotta dal PM Luigi de Magistris cui era subentrato il Dr. Vincenzo Capomolla a seguito del trasferimento disciplinare disposto dal CSM. Duecentomila pagine in 114 faldoni, testimonianze di magistrati che denunciavano gravissime anomalie nella gestione di diversi procedimenti giudiziari. Riscontri documentali e telefonici. Tutto inutile, secondo Capomolla, a sostenere l'accusa in giudizio. Di diverso avviso alcune delle persone offese che hanno presentato i ricorsi di cui si discuterà oggi davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, D.ssa Di Girolamo. Ma, a quanto risulta da notizie interne al Palazzo di Giustizia catanzarese, l'udienza non si terrà per alcuni difetti di notifica. É proprio un peccato che 30 indagati debbano restare ancora con la spada di Damocle del giudizio pendente, ma è altrettanto scorretto che si diano per estranei ad ipotesi criminose su cui ancora deve pronunciarsi il Tribunale. Come se il giudizio fosse scontato, come se 200 mila pagine di atti non ci fossero, come se bastasse una richiesta di archiviazione, come se la giustizia fosse affare privato. Al punto da non dare nemmeno la notizia dell'udienza odierna. Scommettiamo?
Filippo de Lubac