domenica 27 marzo 2011

MI VERGOGNO

Sì, mi vergogno. Gli inviti sono venuti da più parti dopo l'archiviazione di “Toghe Lucane”. Nessuno proprio esplicito ma contavano sulla mia perspicacia. E contavano giusto. Mi vergogno profondamente di essere andato a Catanzaro esattamente otto anni fa. Di aver denunciato un magistrato (Iside Granese) che aveva dichiarato il fallimento dell'azienda di cui ero presidente per un “imprecisato residuo debito”, cosa accertata e definita illegittima dalla GdF di Catanzaro, oltre che dalla legge fallimentare italiana. Mi vergogno per aver denunciato quel magistrato che aveva anche beneficiato di un mutuo a tasso così basso che la banca ci rimetteva. Di aver denunciato che un altro magistrato (Giuseppe Chieco) si faceva accompagnare dal maresciallo dei carabinieri (con l'auto di servizio) per acquistare una stampante ad uso personale. Di aver fornito la copia dell'atto preliminare in cui lo stesso magistrato acquistava la villa a mare da un suo indagato. Mi vergogno di aver portato a Catanzaro il telegramma con cui Vitale ingiungeva a Bubbico di non pubblicare il piano di bacino che individuava “Marinagri” nell'area a rischio esondazione e gli atti con cui, in pochi giorni, docenti universitari e funzionari regionali modificavano quel piano ritagliando l'area occupata da “Marinagri” e ponendola fuori dalla zona in cui vigeva l'assoluto divieto di edificabilità. Mi vergogno di aver trovato le fatture con cui Bubbico si riprendeva il 75% degli affidamenti di progettazione per gli impianti di gelsibachicoltura che il consorzio da lui presieduto (e finanziato con fondi europei) pagava ad un agronomo. Mi vergogno di aver fotografato quegli impianti che non hanno prodotto nemmeno una camicetta di seta. Mi vergogno di aver consegnato a De Magistris il verbale delle dichiarazioni rese da Francesco Cavallari a Giuseppe Chieco e Alberto Maritati presso la Procura di Bari e firmato dai citati con tanto di data ed ora. Le stesse (data ed ora) in cui Cavallari veniva interrogato a Potenza in presenza di due ufficiali di PG, due magistrati ed il suo avvocato. Mi vergogno di aver percorso almeno centocinquanta volte la strada da Matera a Catanzaro per fornire documenti, dichiarazioni e rendere interrogatori tutti puntualmente riscontrati.
Di aver fondato un giornale. Di aver scritto 1400 articoli precisi e documentati, tanto che tutte le querele per diffamazione che ho dovuto subire e che sono state definite mi hanno visto prosciolto e/o assolto. Mi vergogno di aver investito tanto tempo e denaro sottratti alla mia vita ed a quella della mia famiglia. Mi vergogno di aver denunciato la disaggregazione e riaggregazione degli atti di Toghe Lucane, finalizzata a smembrare l'inchiesta e rendere percorribile l'insostenibilità dell'accusa in giudizio. Parere di cui deve vergognarsi anche un sostituto procuratore generale di Catanzaro che ne ha scritto negli stessi termini nel ricorso in appello contro l'assoluzione per alcuni reati contestati a “Marinagri”. Mi vergogno di aver sentito Nicola Mancino (vice presidente del CSM) confabulare in aereo di De Magistris e di averlo riferito all'autorità giudiziaria. Mi vergogno di aver querelato Chieco per aver riferito al contrario le risultanze della GdF di Matera nell'inchiesta sulla “Cartolarizzazione Mutina”. Mi vergogno di aver denunciato Salvatore Curcio e Salvatore Murone che hanno iscritto quella denuncia contro ignoti facendola archiviare. Mi vergogno di tante simili azioni e mi vergogno di aver consigliato agli amici ed alle persone che mi chiedevano come regolarsi in vicende simili di rivolgersi alla magistratura, di fidarsi dell'amministrazione della giustizia. Mi vergogno di aver subito una perquisizione domiciliare e di averne causato un'altra ai miei genitori per aver usato una metafora, e mi vergogno di essere ancora sospettato di violenza privata con l'uso delle armi per quella frase di cinque anni fa. Mi vergogno di aver consegnato numerose querele al capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo, nella sua veste di pubblico ufficiale, facendolo apparire come mio complice e capo di associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa. Mi vergogno di aver scambiato notizie, tutte rivelatesi vere e tutte non coperte da segreto istruttorio con Carlo Vulpio e Gianloreto Carbone che sono sospettati di essersi associati nella “mia” associazione per delinquere alcuni mesi prima che ci conoscessimo. Mi vergogno di aver scritto che un magistrato che sequestra il materiale che è stato appena sequestrato a lui stesso durante una perquisizione domiciliare commette un grave abuso. Mi vergogno di aver denunciato il CSM che decise di trasferire Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani, Luigi Apicella quando emerse che le inchieste dei tre magistrati salernitani avevano superato tutti i gradi di giustizia cui erano stati sottoposti e per i magistrati da loro indagati venne disposto il rinvio a giudizio. E mi vergogno di avere solo duecento lettori nonostante quelli che mi spronano a tenere duro sono almeno il doppio. Mi vergogno di tutto questo e di molto altro. Ora saranno contenti i magistrati, gli amministratori di condomini, gli avvocati, i medici ed i politici che avevano chiesto cotanto gesto. Saranno contenti quei lucani che incontro e che mi manifestano tutto il loro appoggio “virtuale”, privo di concretezza e sostanza. Tutti quei lucani che non spendono un euro (anzi due) per comprare questo giornale ma pontificano di come bisognerebbe combattere il malaffare in Basilicata e nel mondo intero. Poi tornano a casa e si mettono in pantofole esclamando: “che giornataccia”! Ma io, quando incontro siffatti magistrati, politici, avvocati e amministratori di condomini, li posso guardare in faccia; e con me pochi altri in lucania. Tutto il resto “ha gli occhi scaltri a fuggire”. E pure il cuore. Pavido com'è. (Tratto dal settimanale "Buongiorno" del 26 marzo 2011)
di Nicola Piccenna

giovedì 24 marzo 2011

IL EST TOMBE'

“Toghe Lucane” est tombé, che poi significa “è caduto” e non “è seppellito” come qualcuno (per assonanza) potrebbe immaginare. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, d.ssa Maria Rosaria di Girolamo, ha disposto l'archiviazione del procedimento penale n. 3750/03 mod. 21, altrimenti noto come “Toghe Lucane”, il diciannove marzo scorso. Se è consentita una sintesi estrema, l'archiviazione è fondata sull'inidoneità delle risultanze delle indagini a sostenere l'accusa in giudizio. Carenza di elementi idonei, si dice tecnicamente. Duecentomila pagine di documenti, perizie, testimonianze, intercettazioni telefoniche, tabulati bancari, pronunciamenti del CSM, ispezioni ministeriali, non sono sufficienti per svolgere un processo. Come si comprende, senza bisogno di conoscere i rudimenti del diritto, è altra cosa dal dichiarare che tutti sono santi. Conoscendoli (quei rudimenti), invece, desta preoccupazione la serie d'invettive piovute contro i “responsabili” di non meglio precisati abusi, diffamazioni e falsità. Solo il signor Maurizio Gasparri, oltre alle generiche minacce verso imprecisati giornalisti, ha scritto “non finisce qui” in chiusura di un comunicato ufficiale in cui indicava un solo nome e cognome precisi: Carlo Vulpio. Non ci risulta che il signor Vulpio abbia sulla fedina penale reati di qualsivoglia natura. Né che abbia mai svolto con leggerezza o superficialità il lavoro di cronista per la prestigiosa testata giornalistica per cui scrive. Non ci risulta che alcuno abbia inteso difendere questo signore, tace il Corriere della Sera, tace l'Ordine dei Giornalisti cui il Gasparri pur appartiene, tace la Federazione Nazionale della Stampa. Non ci risulta, per la verità, che il signor Vulpio abbia bisogno di difensori. Ma noi, non essendo di alcun “peso”, nemmeno tali possiamo ritenerci. Solo, volevamo testimoniare a Gasparri ed a tutti gli altri, che esiste una libera informazione ed esistono uomini liberi e continueranno ad esistere ed a rialzarsi ogni volta che cadranno. Anche se lo sgambetto arriva da un magistrato o da un ex ministro. Non finisce qui, è proprio vero. (seguito ed approfondimenti sul settimanale "Buongiorno" nelle edicole di Matera, Policoro e Potenza dal 26 marzo 2011)