mercoledì 2 novembre 2011

Un'associazione per delinquere finalizzata ad ostacolare il procedimento penale denominato “Toghe Lucane”


Caaadeeeee! Il grido dei boscaioli nostrani o qualcosa di molto simile aleggia nei palazzi di giustizia lucani. E viene istintivo scansarsi, affinché il tronco gigantesco non travolga l'estraneo passante. Toghe Lucane non è archiviata, perlomeno non lo sono i “fatti reato” che conteneva, adesso lo sanno tutti ma forse l'hanno sempre saputo. Dire che l'avevamo detto, è un'ovvietà persino fastidiosa. Tuttavia l'avevamo pure scritto come, similmente, avevano fatto quanti raccontavano le loro opinioni su De Magistris, Toghe Lucane, Tufano, Bonomi e tanto altro. Ebbene, provate a leggere qualcosa sull'argomento trattato dalla stampa nostrana in questi giorni, se non vi crea eccessivo fastidio. A rileggere oggi i giudizi perentori e, a volte, sprezzanti di quanti si misero a cavallo dell'archiviazione di Why Not e Poseidone, prima; di Toghe Lucane, poi; si ha un'idea precisa dllo stato dell'informazione in questa regione e non solo. Inchieste che svelavano un mondo di connivenze, complicità e malaffare radicato nel tessuto politico, giudiziario ed economico della Basilicata e che in tanti si affrettarono a definire “bolle di sapone” o, addirittura, attentati all'onorabilità dei cittadini lucani. Siamo ancora in attesa che Vincenzo Folino ci sveli l'identità del “grande vecchio”, colui che avrebbe ordito quel complotto e messo in pratica una campagna denigratoria e diffamatoria tesa a colpire una regione virtuosa popolata da un popolo sano e saggio. Disse di conoscerlo e forse, oggi che riemergono tutti quei “veleni” di cui tanto si dolse, è giunto il momento di farlo conoscere a tutti noi. Dopo la scoperta che De Magistris aveva visto lungo e, soprattutto, che i vertici della politica (vedasi affaire “Fenice”) e della magistratura (vedasi Toghe Lucane) sono coinvolti in inchieste gravissime, il signor Folino e tutti i suoi amici del PD (al pari dei “finti” oppositori del PdL) dovrebbero dirci chi c'è dietro, svelare quello che dicono di sapere sin dalla prima ora. Invece tacciono, non avendo nemmeno il buongusto di fare ammenda per le solidarietà profuse abbondantemente agli indagati eccellenti. Il sostituto procuratore di Catanzaro, Francesco V. N. De Tommasi, scriveva il 28 febbraio 2008: appare allo stato astrattamente configurabile un'associazione per delinquere finalizzata ad ostacolare il procedimento penale denominato “Toghe Lucane” e pochi giorni dopo iscriveva l'ipotesi di associazione per delinquere, abuso d'ufficio, rifiuto di atto dovuto, rivelazione del segreto d'ufficio e la minaccia a carico di: Vincenzo Tufano (Proc. Gen. a Potenza), Giuseppe Chieco (Proc. Capo a Matera), Annunziata Cazzetta (Sost. Proc. a Matera), Valeria Farina Valaori (Sost. Proc. a Matera) e Onorati Angelo (Giudice del Tribunale di Matera). Cosa resta di questo procedimento penale? Tutto, tranne che le iscrizioni nel registro generale delle notizie di reato. I fatti reato e le attività d'indagine svolte dagli inquirenti sono lì, evidenti e stampati nero su bianco. Le iscrizioni sono scomparse, ma non attraverso richieste di archiviazione e pronunciamenti del Gip. Sono sparite per strada, mentre quel procedimento, firmato De Tommasi, viaggiava ex art. 11 c.p.p. verso Salerno e poi, sempre ex art. 11 c.p.p., mentre tornava nuovamente a Catanzaro. Oggi resta solo l'abuso d'ufficio per quei 5 magistrati e il 23 gennaio 2012 il Gip di Catanzaro dovrà decidere se archiviare anche quello. Ma le scoperte e le inchieste degli attuali magistrati catanzaresi, dopo che i vertici di quella Procura sono stati trasferiti perché finiti sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, disvelano e attualizzano quelle dimenticate ipotesi di reato.
di Nicola Piccenna