venerdì 29 giugno 2012

Napolitano padre nobile che fece figli e figliastri


“Nell'ambito delle Sue prerogative” e “senza compiere atti per cui sarebbe perseguibile”, più o meno con queste formule o similia, Napolitano ed il suo “staff” hanno eluso la questione “Mancino”. Un cittadino, Nicola Mancino, che ha ricoperto figure apicali nello Stato e nel Consiglio Superiore della Magistratura e che ha chiesto (la cosa pare assodata e non contestata nemmeno da Napolitano) un intervento del Quirinale nelle inchieste giudiziarie che lo riguardavano. Poi si scende nei bizantinismi tipici di un'Italia che ama aggirare le questioni attraverso complesse circonlocuzioni frammiste di citazioni e piccole astuzie. “Ha sollecitato il coordinamento... si è preoccupato che l'iter fosse quello appropriato... ha chiesto delucidazioni...”. In breve, è intervenuto!

Sua Eccellenza Vietti, vice presidente del CSM succeduto proprio a Mancino dice di suo: “Ricordo che stiamo parlando di una telefonata fatta da un ex ministro dell’interno ed ex vicepresidente del Csm al consigliere giuridico del Quirinale che avrebbe attivato poi, come nelle prerogative del Colle, un intervento sul procuratore generale della Cassazione”. Ignora, Vietti, che il Capo dello Stato non ha alcuna prerogativa in materia giudiziaria, essendo l’esercizio della giurisdizione, ai sensi dell’art. 101 della Costituzione, “vincolato solo alla legge”.

Ebbene, signori dello “Staff”, Ill.mo Vice Presidente del CSM, Ecc.mo Presidente della Repubblica, come spiegate che le richieste del signor Michele Francesco Zito, indirizzate al Presidente Napolitano non abbiano sollecitato alcuna sensibilità, prerogativa, intervento, acquisizione di atti, richiesta di delucidazioni, invito al coordinamento tra procure? Le vostre risposte al cittadino italiano sono state chiarissime: “Gentile signor Zito, rispondo alla nota da Lei inviata al Presidente della Repubblica. Al riguardo, Le comunico che il Capo dello Stato non dispone di strumenti istituzionali di intervento sulle questioni concernenti l'atteggiamento tenuto dalla magistratura. Esse appartengono alla competenza del Consiglio superiore della magistratura che, per altro, è già stato da Lei contestualmente interessato” - “Gentile signor Zito, faccio riferimento alla Sua lettera del 11 gennaio scorso. per comunicarLe che la stessa è stata trasmessa al Consiglio Superiore della Magistratura (già a suo tempo interessato alla vicenda) e per ribadirLe che nessun altro tipo di iniziativa o di intervento è consentito al Presidente della Repubblica”. Allora, Presidente, che fa? Non si commuove per quel cittadino per cui nulla ha potuto? Non s'indigna per quell'altro cittadino per cui, pur non avendone i poteri istituzionali, è intervenuto? E non la butti sempre nella campagna mediatica, perché questo blog non è una corazzata dell'informazione. Al massimo sarà uno scampolo di verità sui figli e figliastri in cui si continua a dividere gli Italiani. Viva L'Italia!



martedì 26 giugno 2012

I ritardatari sono sempre gli stessi, i magistrati pure


Si chiamano Gerardo Dominijanni, Paolo Petrolo, Assunta Maiore e fanno i magistrati!
Il primo giugno 2012, Dominijanni e Petrolo, firmano una richiesta di archiviazione del Proc. Pen. 1040/11 mod. 21. L'unico atto d'indagine richiesto dai due è l'acquisizione della querela presentata in data 15/1/2009, tre anni prima dell'iscrizione del procedimento penale, ma questi “ritardi” rientrano nelle abitudini del duo catanzarese. Così come il vizietto di iscrivere contro ignoti querele che recano nome, cognome, funzione e sede di servizio dei magistrati denunciati. Se possono permetterselo, Dominijanni e Petrolo, è perché fidano che qualcuno lassù li ama ma per quanto? Chiedere l'archiviazione prim'ancora di aver letto la querela che loro stessi avevano chiesto di acquisire perché mancante è un piccolo capolavoro. Quasi quanto quello di un altro magistrato catanzarese, Assunta Maiore, Giudice per le Indagini Preliminari. Il procedimento è un altro ma gli indagati sono gli stessi, sempre i “soliti” tre o quattro magistrati di Matera.
Anche qui si richiede l'archiviazione ma si scopre che mancano atti per “oltre cento faldoni”. Sì, avete letto bene, sono scomparsi, volatilizzati, annichiliti 150 mila fogli ed atti processuali. E la D.ssa Maiore, candidamente, argomenta: “La sollecitata acquisizione di altri fascicoli ...in nessun caso potrebbe portare a dimostrare la sussistenza degli elementi costitutivi, oggettivi e soggettivi, del delitto di cui all'art. 323 c.p. a carico dell'indagata”. Mancano cento faldoni, nessuno li ha potuti consultare ma il loro contenuto “...in nessun caso potrebbe portare a dimostrare la sussistenza degli elementi costitutivi, oggettivi e soggettivi...”. Significa dire papale papale, che la decisione prescinde dagli atti, dalle prove, dalle evidenze processuali ed allora da cosa (o da chi) dipende?
Solo qualche giorno fa, un giudice del Tribunale di Matera ha scritto in una sentenza che un sostituto procuratore di quel Tribunale ha indagato per anni illegittimamente, ha disposto intercettazioni telefoniche illegittimamente, ha disposto perquisizioni illegittimamente. Illegittimamente perché portatore di un interesse privato!
Annunziata Cazzetta, per anni, ha usato la funzione di magistrato per perseguire un interesse personale. L'ha fatto mentendo, ripetutamente, anche in udienza. L'ha fatto perché qualcuno, a Catanzaro, ha fatto finta di non vedere e non capire. Persino di non sentire l'audio delle udienze in cui quel magistrato diceva il falso. L'ha fatto perché un Sost. Proc. Gen. della Cassazione, Guglielmo Passacantando, ha stabilito che era competente a tenersi proprio quel procedimento in cui aveva un interesse personale. Quegli abusi per cui, sarà un caso ma sempre loro, Dominijanni e Petrolo hanno chiesto e ottenuto l'archiviazione perché mancava non si sa bene cosa. Quegli abusi per cui Maiore ha previsto che “negli oltre cento faldoni” mancanti in nessun caso potrebbe portare a dimostrare la sussistenza degli elementi costitutivi, oggettivi e soggettivi, del delitto di cui all'art. 323 c.p. a carico dell'indagata”.
“I ritardatari sono sempre gli stessi”, recitava un monito sull'orologio marcatempo di una fabbrica di treni. I cattivi magistrati, sempre pronti a tutelare la casta oltre ogni decenza, anche loro, sono sempre gli stessi. Non ditelo al Presidente Giorgio Napolitano che, richiesto di un intervento per dipanare queste infami vicende, scrisse attraverso il suo prestigioso staff di consigliori che “Il Presidente non poteva intervenire...” e non fece nulla. Evidentemente Nicola Mancino ha diversi diritti e diversa considerazione di Francesco Michele Zito. Viva l'Italia.

p.s. "Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente" Berthold Brecht