domenica 29 luglio 2012

Quello che ci riempie d'orgoglio

Non avevamo accesso telefonico al Quirinale e nemmeno l'abbiamo cercato, tanto è il rispetto per l'istituzione della Presidenza della Repubblica. Infatti nei sette mesi d'intercettazioni ininterrotte, nessuna telefonata con la Presidenza della Repubblica è finita nelle registrazioni di Annunziata Cazzetta autorizzate da Angelo Onorati. Abbiamo più volte scritto raccomandate al Presidente Giorgio Napolitano il quale, per il tramite di un suo qualche collaboratore, ci ha sempre risposto che il Presidente non può occuparsi di vicende che competono alle Procure della Repubblica. Eppure, alle Procure, noi non chiediamo altro che impedire ad Annunziata Cazzetta (e quanti con lei suggeritori, complici e favoreggiatori) di tenere illecitamente procedimenti penali in cui è portatrice d'interessi personali. Ma per queste richieste di semplici cittadini non vi sono coordinamenti da sollecitare, magistrati da richiamare, incontri da auspicare. Noi siamo normali cittadini, Mancino è qualcosa di diverso. La cosa, invece di suscitare rabbia, ci riempie d'orgoglio.
Tutto nasce da 13 querele dell'avv. Emilio Nicola Buccico relative a tutti gli articoli pubblicati dal settimanale “Il Resto” in cui quel cittadino, avvocato, membro del CSM, Senatore e infine sindaco, veniva menzionato dal giugno 2006 al maggio/giugno 2007.
Cinquantadue articoli, per nessuno dei quali, il PM Annunziata Cazzetta ha contestato fatti diffamatori specifici, solo imprecisate e generiche falsità diffamatorie. Nel prossimo settembre, è prevista la pubblicazione di un libro che riporta tutti gli articoli e tutte le querele con un titolo che è anche una sfida: “Trovate notizie false?” ed un sottotitolo ancora più esplicito: “Emilio Nicola Buccico, il più grande _ _ _ _ _ _ _ _ dell'universo: riempi tu le caselle”.
Ovviamente, ogni articolo riporta solo e soltanto fatti veri, documentalmente provati e di interesse pubblico. Indicativo dell'equilibrio e della serenità del PM (Annunziata Cazzetta) titolare di quell'inchiesta quanto si legge nella richiesta di rinvio a giudizio per il capo d'imputazione formulato contestando a Piccenna Nicola la tentata violenza privata in danno di Buccico: <
Per sette mesi e mezzo, la Procura di Matera ha intercettato le utenze telefoniche di Nicola Piccenna con il dichiarato scopo (così è scritto nelle autorizzazioni alle intercettazioni che si susseguono ogni 15 giorni da maggio 2007 a dicembre dello stesso anno) di individuare "le fonti" delle notizie che pubblicate. Ma se le notizie erano false (come sostiene il PM), che senso aveva cercarne le fonti?
Quando il PM chiede le intercettazioni che il Gip (Angelo Onorati) autorizza, gli articoli per qui vi era stata querela erano già stati pubblicati: cosa cercavano il PM ed il Gip di pertinente con la presunta diffamazione a mezzo stampa? Quali accertamenti avevano effettuato per riscontrare l'effettiva pubblicazione di notizie false, unico presupposto indispensabile per la permanenza della presunzione di colpa? Nessuno, così scrive il magistrato salernitano Gabriella Nuzzi fra le motivazioni con cui iscrive Annunziata Cazzetta, Angelo Onorati e molti altri nel registro degli indagati. Poi occorrono 5 anni prima che una sentenza del Gup di Matera stabilisca che Annunziata Cazzetta non era legittimata a tenere quell'inchiesta, che “doveva” rilevare la propria incompetenza, che “doveva” trasmettere gli atti alla Procura di Catanzaro. Il tutto prima di chiedere per 7 mesi cinsecutivi le intercettazioni di tutte le utenze telefoniche, prima di chiedere le perquisizioni domiciliari per cinque giornalisti ed un capitano dei carabinieri. Tutti atti illegittimamente richiesti da Annunziata Cazzetta e autorizzati dal Gip Angelo Onorati. Quest'ultimo magistrato, ebbe poi a presiedere il tribunale del riesame che ritenne gli atti da lui stesso firmati, legittimi. Oggi sappiamo che non lo erano, ma Cazzetta e Onorati continuano a fare i magistrati e continuano a esercitare a Matera, teatro dello loro illegittime (come sostiene il Gup di Matera) gesta.
Quello stesso PM, Annunziata Cazzetta, nel novembre 2008, invitato durante un'udienza ad astenersi per l'incompatibilità dovuta alla grave inimicizia conseguente alle sue querele contro Piccenna, ebbe la sfrontatezza di dichiarare di non aver mai sporto querela, mentendo e confermando il dolo nel mantenere il controllo dei procedimenti penali in cui era portatore di un interesse personale.
Di tanto esiste documentazione audio e verbale di udienza prodotti in ripetute querele contro quel PM ma che a nulla sono serviti poiché i procedimenti penali avviati sono stati archiviati su richiesta della Procura di Catanzaro accolta dal Gip di quel Tribunale.
Adesso, dopo la sentenza del Gup di Matera, si attende la riapertura di quei procedimenti e, ancora con maggior determinazione, l'individuazione delle responsabilità per quei magistrati che sapevano ed hanno ignorato, che potevano impedire il protrarsi della condotta criminosa di Annunziata Cazzetta e non l'hanno fatto, che erano stati chiamati ad interrompere un reato in atto ed haano fatto finta di non vedere e non capire.
I guai che hanno causato questi 6 anni di indagini e procedimenti penali illecitamente tenuti da Annunziata Cazzetta (quelli definiti sono tutti di proscioglimento o assoluzione con formula piena) sono molteplici. Primo fra tutti la quasi totale scomparsa delle fonti, in alcuni casi oggetto di minacce subito dopo aver parlato telefonicamente con Piccenna, circostanza denunciata e accertata dai Carabinieri ma insabbiata al pari di tutto il resto.
Quando è iniziata questa storia di (vero) giornalismo d'inchiesta, si è potuto leggere degli “amori, l'armi e le gesta” di: Attilio Caruso (Presidente della Banca Popolare del Materano); Giampiero Maruggi (Direttore della stessa banca); Giuseppe Chieco (Procuratore Capo di Matera); Annunziata Cazzetta (Sost. Proc. di Matera); Rosanna Defraia (sost. Proc. di Matera); Valeria Farina Valaori (Sost. Proc. di Matera); Angelo Onorati (Giudice a Matera); Iside Granese (Presidente del Tribunale di Matera); Giuseppe Galante (Proc. Capo a Potenza); Felicia Genovese (Sost. Proc. antimafia di Potenza); Vincenzo Tufano (Proc. Gen. a Potenza); Gaetano Bonomi (Sost. Proc. Gen. a Potenza); Modestino Roca (Sost. Proc. Gen. a Potenza); Vincenzo Iannelli (Proc. Gen. a Catanzaro); Dolcino Favi (avvocato della Procura Generale a Catanzaro); Vincenzo Capomolla (sost. Proc. comandato a Catanzaro); Alfredo Garbati (Sost. Proc. a Catanzaro); Salvatore Murone (Proc. Aggiunto a Catanzaro); Salvatore Curcio (sost. proc. a Catanzaro); Paolo Petrolo (Sost. Proc. a Catanzaro); Gerardo Dominijanni (Sost. Proc. a Catanzaro); Rocco Alfano (sost. Proc. a Salerno) e diversi altri ministri, senatori, deputati e presidenti.
Gran parte dei magistrati sono oggi sotto processo o con richieste di rinvio a giudizio pendenti. Dei restanti (pochi), quelli in servizio hanno procedimenti penali pendenti, altri sono andati via dalla magistratura prima che si definissero i procedimenti a loro carico.
Solo Salvatrore Curcio, per motivi a me sconosciuti, è rimasto indenne da indagini e provvedimenti.
Questo breve riassunto di atti e fatti che ben si possono leggere sul blog (www.toghelucane.blogspot.com), non per piangerci addosso, come fanno molti italiani e tanti colleghi giornalisti, al contrario. Questa storia dimostra che gli abusi (tanti) di cui i magistrati si rendono protagonisti, restano impuniti solo se i cittadini lo consentono e, fra i cittadini, i giornalisti in particolare. Diversamente, il sistema giudiziario italiano è ottimo a condizione che lo si faccia funzionare, che non si chini il capo davanti alle angherie, che non si "abbozzi" davanti all'arroganza. È chiaro che tutto questo comporta enormi sacrifici che non tutti sono disposti a sopportare. Spesso i colleghi dell'informazione non solo sono proni alla magistratura ed ai “poteri forti” ma ne anticipano i desideri, arrivando ad autocensurarsi senza che alcuno glielo chieda.
La nostra storia, ne è ampia documentazione.
Non avevamo accesso telefonico al Quirinale e nemmeno l'abbiamo cercato, tanto è il rispetto per l'istituzione della Presidenza della Repubblica. Infatti nei sette mesi d'intercettazioni ininterrotte, nessuna telefonata con la Presidenza della Repubblica è finita nelle registrazioni di Annunziata Cazzetta autorizzate da Angelo Onorati. Abbiamo più volte scritto raccomandate al Presidente Giorgio Napolitano il quale, per il tramite di un suo qualche collaboratore, ci ha sempre risposto che il Presidente non può occuparsi di vicende che competono alle Procure della Repubblica. Eppure, alle Procure, noi non chiediamo altro che impedire ad Annunziata Cazzetta (e quanti con lei suggeritori, complici e favoreggiatori) di tenere illecitamente procedimenti penali in cui è portatrice d'interessi personali. Ma per queste richieste di semplici cittadini non vi sono coordinamenti da sollecitare, magistrati da richiamare, incontri da auspicare. Noi siamo normali cittadini, Mancino è qualcosa di diverso. La cosa, invece di suscitare rabbia, ci riempie d'orgoglio.
Nicola Piccenna