lunedì 26 novembre 2012

Luca e Marirosa: la Procura di Matera si arrende


Un'inchiesta impossibile? Il PM Rosanna Maria Defraia getta la spugna e chiede l'ennesima archiviazione

“Il sottoscritto P.M. in data 09.04.2010 avanzava richiesta di archiviazione del presente procedimento, sostenendo che, come già evidenziato dal G.l.P. dott. Oliveri del Castillo nel 1998, le lacune iniziali nelle indagini in ordine al decesso di Luca Orioli e Marirosa ..Andreotta, e, in particolare, la mancata effettuazione nell'immediatezza dei fatti dell'esame autoptico, avevano irrimediabilmente minato la possibilità di stabilire con assoluta certezza la causa della morte dei due giovani; si evidenziava inoltre che neppure le nuove indagini espletate avevano fornito elementi di novità in proposito. Riportandosi all'esito degli accertamenti effettuati dall'U.A.C.V. del Servizio di Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato di Roma, tuttavia, si concludeva nel senso che l'ipotesi più verosimile in ordine alla causa del decesso di Luca ORIOLI e Marirosa ANDREOTTA fosse quella secondo cui i due giovani erano deceduti accidentalmente per avvelenamento da monossido di carbonio... Detti accertamenti, eseguiti con la forma degli accertamenti irripetibili e, quindi, con la partecipazione dei consulenti di parte, non hanno sortito però alcun esito, presumibilmente a causa delle pessime condizioni di quanto analizzato. Deve pertanto concludersi per l'infondatezza della notizia di reato”.
In venti pagine, il PM titolare delle indagini relative alla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, getta la spugna e si arrende. L'aveva già fatto due anni e mezzo fa, ma il Giudice delle Indagini Preliminari non aveva accolto la richiesta di archiviazione e per altri due anni si è indagato. Infruttuosamente, dice oggi Rosanna Maria Defraia e prova di nuovo a togliersi di dosso quell'inchiesta che non aveva gradito sin dai primi giorni in cui le era stata affidata e il 16 novembre 2012, dopo il tentativo non riuscito del 10 aprile 2010, ci riprova.
Un magistrato è libero di farsi un'opinione su quanto deve indagare o giudicare, ci mancherebbe, ma non può partire su un'indagine così delicata preconizzando la sua definizione o, per dirla chiaramente, la sua inutilità. Con quale spirito ha indagato Defraia in questi anni? Di una cosa, però, quel magistrato è certo e lo scrive chiaramente: “la mancata effettuazione nell'immediatezza dei fatti dell'esame autoptico, avevano irrimediabilmente minato la possibilità di stabilire con assoluta certezza la causa della morte dei due giovani”. La cosa è certamente vera ed è persino noto il nome del magistrato che quell'esame autoptico avrebbe dovuto disporlo. Quali conseguenze avranno le affermazioni della D.ssa Defraia? Potranno essere strumento per chiamare in causa (ed in giudizio) quel magistrato che lei conosce benissimo e di cui si guarda bene dall'indicare nome e cognome? Lo dobbiamo fare noi, D.ssa Defraia? Lo deve fare quella sparuta pattuglia di giornalisti che in questi anni ha tenuto alto il livello di informazione e di vigilanza sulle vicende giudiziarie lucane?
Scrive Defraia che “l'ipotesi più verosimile in ordine alla causa del decesso di Luca ORIOLI e Marirosa ANDREOTTA fosse quella secondo cui i due giovani erano deceduti accidentalmente per avvelenamento da monossido di carbonio”. Avrebbe potuto scrivere che la causa di morte resta ignota, avrebbe potuto scrivere che il perito della Procura ha ritenuto che la causa è l'ossido di carbonio. Ma non può dire che è la più verosimile: in primo luogo per rispetto ai fatti così come sono noti, in secondo luogo per rispetto alla lingua italiana. Due ragazzi in un bagno con caldaia a gas, riempiono la vasca e chiudono l'acqua, poi svengono contemporaneamente con la porta semi aperta, lei nella vasca con una ferita alla nuca a forma di L di 7,5 x 5 cm, lui per terra disteso supino con un testicolo tumefatto ed un asciugamani perfettamente disteso sotto la schiena, con le labbra semiaperte e circondate da una schiuma bianca. Verosimile, dice Rosanna, verosimile. È verosimile ferirsi alla nuca urtando il rubinetto della vasca da bagno mentre si cade stando all'interno della vasca? È verosimile svenire avendo cura di sistemarsi l'asciugamani su cui distendersi? È verosimile trovare in corrispondenza della ferita alla nuca di Marirosa, all'interno del collo, un corpo metallico del diametro di 4-5 millimetri tondeggiante che viene distrutto dal perito della Procura senza interpellare nessuna delle parti? È verosimile che non esistano i negativi delle foto scattate sulla scena del delitto? È verosimile che il cemento con cui era attaccata la lapide di Marirosa sia molto più recente del cemento con cui era attaccata la lapide di Luca? No, D.ssa Defraia, non è verosimile, nulla di questa vicenda è verosimile