L'Itrec di Rotondella, il
viceministro Bubbico: e il materiale radioattivo
Ad una settimana esatta
dal trasporto di materiale radioattivo del 29 luglio scorso, siamo
tornati al centro Itrec-Enea di Rotondella. Un carico di derivati
dell'uranio era partito nottetempo dal centro Enea di Rotondella,
2500 anime in provincia di Matera, per essere consegnato
all'aeroporto militare di Gioia del Colle alle prime luci dell'alba.
Questa volta ci è stato consentito di visitare il sito e, in un
clima di collaborazione cordiale nel rispetto delle funzioni e delle
esigenze di ciascuno, approfondire alcune questioni di sicuro
interesse pubblico. Già il 29 luglio, subito dopo il trasporto,
avevamo chiesto di parlare con gli “attori” principali della
misteriosa vicenda. Il comandante dell'aeroporto non era in sede o,
comunque, non ci ha ricevuto dopo un'attesa di quasi 3 ore. Il
viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, lucano di Montescaglioso,
non rispondeva alle domande più volte poste alla sua segreteria. Il
responsabile dell'Itrec ci indirizzò al responsabile dell'ufficio
stampa della Sogin S.p.A. (società a partecipazione statale che ha
in carico la gestione e la bonifica di tutto quanto è nucleare in
Italia), il quale rispose di non sapere nulla del trasporto.
Questa volta ci è andata
meglio, il Dr. Edoardo Petagna, l'Ing. Salvatore Bruno e,
alternandosi, altri dirigenti e funzionari che lavorano nel centro
Enea di Rotondella hanno potuto riceverci dedicandoci una intera
giornata del loro tempo. “Potuto” e non “voluto”, poiché
come ci hanno spiegato, il giorno del trasporto e sino all'arrivo del
carico alla destinazione finale, erano sottoposti al vincolo del
segreto di Stato.
Tra l'11 ed il 15 marzo
scorso, dal deposito Avogadro di Saluggia (Vc), è stato trasportato
combustibile nucleare irraggiato alla volta della centrale nucleare
di La Hague (Francia). Quel trasporto non era coperto da segreto di
Stato. La popolazione e gli organismi di tutela e protezione civile
erano allertati da giorni e sul sito dell'Agenzia di tutela
dell'ambiente piemontese (Arpa Piemonte) è possibile leggere un
dettagliato rapporto.
Nel caso Lucano, invece,
è stato trasportato biossido di uranio arricchito al 91%, poco più
di un chilo. Occupava lo spazio di un grosso barattolo di birra,
inserito in un guscio protettivo tipo matrioska, intabardato con
tiranti ad una base quadrata. Il tutto fissato al centro del cassone
di un grosso autotreno che, dalle immagini, appare pressoché vuoto.
Il biossido di uranio può
essere maneggiato anche con le mani e le sue emissioni, per
intensità, non sono paragonabili a quelle del combustibile
irraggiato. Perché il segreto di Stato? Perché un carico molto più
pericoloso e consistente (si parla di vagoni rispetto ad un tir
semivuoto) viene “esposto” alla mercé di ogni possibile
catastrofica previsione (incidenti, attentati, sabotaggi) e la nostra
lattina di birra è un segreto di Stato?
Viene da pensare che il
“segreto” non serva per garantire sicurezza e security al
trasporto ma per l'imbarazzo di dover spiegare come, quando e perché
il biossido di uranio arricchito è arrivato in Italia. Domande per
la cui risposta già altri hanno lavorato ed alcuni, oggi, non ci
sono più.
Circa, invece, le altre
domande a cui Filippo Bubbico comunque non risponde, cioè quelle
relative alla sicurezza dell'impianto Itrec, la visita di ieri è
stata davvero esaustiva. Una struttura in cui l'ordine,
l'organizzazione e dotazioni tecniche all'avanguardia assicurano
mantenimento e controlli iper-sicuri. Fra tutti gli aspetti, quello
più tranquillizzante è che tutti i dirigenti vivono con le loro
famiglie nella zona e, poiché non sono né folli né incoscienti, ci
permettiamo di considerarli un fattore di valutazione molto più
significativo delle api.
Una contaminazione
ambientale non rilevata è impossibile.
di Nicola Piccenna
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