martedì 22 novembre 2016

Ciocchéggiusto - Il nuovo libro di Mattia Solvéri alias (Nicola Piccenna)


“Un bene raro”
E di cosa poteva scrivere Nicola Piccenna, lasciando perdere, una volta tanto, notizie a querela incorporata, ognuna materiale per dieci cause che hanno il solo scopo, pare, di fargli smettere di scrivere? Di qualcosa che abbia a che fare con avvocati, tribunali, testimoni, rinvii e liturgie giudiziarie, ciocchèggiusto!
A giudicare dalla scioltezza del racconto, la naturalezza con cui si muove in quegli ambienti, si direbbe che Piccenna non solo non ne venga intimidito (come accade a me e ad altri), ma eccitato: l'aria dei palazzi di giustizia per lui è il drappo rosso del torero; se non ce lo tirassero dentro la necessità di cercare fatti degli altri e tutelare i fatti suoi, credo che ci andrebbe lo stesso. Perché? Perché sì. Sono pronto a scommettere che se ha voglia di un caffè, va nel bar dentro il tribunale e non in quello fuori; e se dice che lo fa perché il caffè lì è più buono, anche se notoriamente una ciofeca, è perché davvero gli sembra migliore, tutto un altro gusto, ciocchèggiusto!
Poi capisci la differenza: lui la legge la vede come un utensile, non strumento di giustizia; i magistrati non hanno toga, ai suoi occhi, ma gli appaiono in costume da bagno, umanità imperfetta e difettosa come tutti, spesso guastata dalla sensazione di aver potere insindacabile sulla vita degli altri. Alla fine, valutati solo e sempre per le loro azioni da uomini e donne: onesti o no, corretti o no, lodevoli per tutta la giustizia che riescono a rendere tramite le leggi a disposizione, ciocchèggiusto; condannabili per tutta la giustizia che riescono a negare, usando le stesse leggi o legalmente calpestando il loro ruolo esercitandone la funzione, ciocchènonèggiusto.
Non, ruoli, non funzioni, ma sempre e solo persone, impegnate in quella che è missione per alcuni, occasione di potere per altri, in una rappresentazione che muta il tribunale in teatro e gli officianti in attori. Con i loro difetti, i caratteri, le miserie e la nobiltà. Ognuno la sua parte; tanto che protagonista possa diventare, talvolta, una figura secondaria, un caratterista che s'impone in virtù dei propri difetti, così gridati da rendere superflui altri valori, che pure sarebbero più utili in quelle aule e quei corridoi, ciocchèggiusto, ma raro. (Pino APRILE)

SABATO 17 DICEMBRE 2016
PRESIDENT HOTEL - VIA ROMA, 15 - MATERA
10:00 UN BENE RAROPino Aprile
10:20 GIORNALISMO SOTTO PROCESSO – FEDERICA SCIARELLI
10:40 ANEDDOTI GIUDIZIARI (E NON)Nicola Piccenna – GIANLORETO CARBONE
11:00 INTERVENTI - LEONARDO PINTO – ALESSANDRO SISTO
11:30 CONCLUSIONI - Enzo Iacopino

mercoledì 19 ottobre 2016

Tacere, anche per vergogna, è il male dell'Italia e della Basilicata

Tacere, anche per vergogna, è il male dell'Italia e della Basilicata

La tutela della democrazia ma anche lo sviluppo in un Paese civile sono strettamente dipendenti dalla libertà di informazione che quel "Paese" garantisce ai propri cittadini e dalla libertà con cui i giornalisti svolgono la propria attività se non, addirittura, la propria missione.
464 Procedimenti giudiziari in totale (382 penali, 7 civili, 1 Disciplinare CSM, 74 Disciplinari Cassazione), questo lo score di Nicola Piccenna e Nino Grilli, giornalista e direttore de "Il Resto" a Matera tra il 2006 ed il 2009.
382 erano Procedimenti Penali: 141 da indagati, 123 da persone offese, 118 procedimenti penali connessi.
75 i procedimenti disciplinari a carico di magistrati in cui i danneggiati erano Piccenna e Grilli con alcuni altri occasionali compagni di udienze.


Nicola Piccenna e Nino Grilli
Restano in piedi 9 procedimenti penali a carico del solo Nicola Piccenna (4 per Indagini Preliminari, 4 al dibattimento 1° grado e 1 in Cassazione).
Anni di processi, centinaia di udienze, zero condanne di cui rispondere alla Giustizia: 164 articoli querelati che non hanno diffamato nessuno.
Emilio Nicola Buccico (a destra)
Il querulomane principale, Avv. Emilio Nicola Buccico che in 20 querele si doleva di 102 articoli, oggi è indagato per calunnia derivante da evidenze documentali: sapeva di querelare falsamente i giornalisti.
Neanche adesso, neanche con i processi finiti, siamo riusciti a scucire una parola di esplicita condanna morale, con nomi e cognomi, dall'Ordine dei Giornalisti.
E' così difficile persino salire sul carro dei vincitori che L'Ordine ha lasciato soli nelle aule delle Procure e dei Tribunali?
E' così difficile scrivere il nome del querelante (Emilio Nicola Buccico) che perde TUTTE le querele (20) su TUTTI gli articoli (102) in cui era citato il suo nome?
Evidentemente sì!
Ma questo non è il segnale che ci sono troppi Don Abbondio tra i giornalisti e nemmeno che chi si candida negli organismi regionali e nazionali dovrebbe avere dimostrato un minimo di coraggio professionale (o anche "pubblicistico") per concorrere alle cariche elettive di rappresentanza nell'Ordine.
L'aspetto davvero preoccupante è che l'arretratezza economica e strutturale in cui versano l'Italia e la più ricca regione Italiana, la Basilicata, non sono dovuti solo alla corruzione, alla mala politica, alla mala sanità, alla mala-giustizia ed alla malavita ma sono principalmente conseguenza della mala-informazione.
Tutti i "malamente" possono crescere e prosperare solo se l'informazione si volta dall'altra parte, se il giornalista c'ha famiglia, se l'editore determina la linea editoriale ed i giornalisti piegano la testa.
Grande risalto al "complotto contro Buccico"
Per questo occorreva stroncare un piccolo settimanale di provincia che aveva l'ardire di informare e basta: pubblicando notizie vere, di pubblico interesse e con linguaggio continente. Così recitano le sentenze, i decreti e le ordinanze che quei giornalisti hanno assolto, prosciolto e di cui hanno archiviato i procedimenti penali.
Per questo, oggi, bisogna tacere. Poiché due "quisque de populo" hanno vinto contro tutti ed erano i meno "attrezzati" per farlo e allora i maggiorenti, i più attrezzati, quelli che lo stipendio lo prendono tutti i mesi (alcuni persino con molti zeri), un po' si vergognano e... tacciono!
segui la trasmissione radiofonica del 19/10/2016 "Onda Libera" su Radio Padania Libera: una libera informazione ancora esiste!

venerdì 7 ottobre 2016

Don Abbondio e la colpa di Lucia: il giornalismo ai nostri tempi


Succede, a volte nella vita, che le letture giovanili diventino attuali così che ci si pente di averle così tanto irrise e trascurate pensandole anacronistiche e troppo romantiche per esser di una qualche guida o giovamento nei tempi moderni.

“È un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a aver l’argento vivo addosso, e non si contentino d’esser sempre in moto loro, ma voglian tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i piú faccendoni mi devan proprio venire a cercar me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne’ loro affari: io che non chiedo altro che d’esser lasciato vivere! ...Ci vuol tanto a fare il galantuomo tutta la vita, com’ho fatt’io? ...Un pochino di flemma, un pochino di prudenza, un pochino di carità, mi pare che possa stare anche con la santità ... E poi, se è cosí convertito, se è diventato un santo padre, che bisogno c’era di me? Oh che caos! Basta; voglia il cielo che la sia cosí: sarà stato un incomodo grosso, ma pazienza! Sarò contento anche per quella povera Lucia: anche lei deve averla scampata grossa; sa il cielo cos’ha patito: la compatisco; ma è nata per la mia rovina ...” (A. Manzoni - Cap. 23 – Promessi Sposi)

domenica 2 ottobre 2016

“L'avvocato Ciocchéggiusto”: in uscita il nuovo libro della collana "A ruba"




L'avvocato Ciocchéggiusto”: Guida alla lettura

Il libro riprende il racconto a puntate pubblicato a partire dal settembre 2011 sul settimanale: “L'indipendente Lucano” e dedicato alle gesta giudiziarie e, soprattutto, extragiudiziarie di un avvocato immaginario in cui non è difficile scorgere una figura reale, anzi tante figure realmente esistite.
Diversamente dallo spirito della collana “A ruba”, in questo volumetto non sono riportati nomi e dati di politici, magistrati, avvocati e “quisque de populo” e, nemmeno, risultanze di indagini giornalistiche puntigliose e fastidiose. Non si tratta di un cambio di rotta e, paradossalmente, nemmeno di un cambio di genere letterario.
L'autore ha ritenuto opportuno fornire elementi ulteriori e più approfonditi di lettura delle inchieste già pubblicate nel corso di 12 anni di attività giornalistica e, soprattutto, elementi per comprendere come sia potuto accadere che un giornalista d'inchiesta sia stato costretto a seguire (da indagato o parte offesa) più di 480 procedimenti giudiziari ed 80 procedimenti disciplinari a carico di magistrati; tutto in soli dieci anni.
Dei tanti avvocati “Ciocchéggiusto” che si riconosceranno in questi racconti o che verranno riconosciuti dai lettori, ve n'è qualcuno che ha avuto un ruolo determinante nel perseguire la libertà d'informazione e coloro che hanno avuto l'ardire di scrivere delle sue gesta vere, con linguaggio continente e per fatti di pubblico interesse, senza chieder permessi e senza tributar sottomissione servile.
Questi racconti vogliono essere una testimonianza dei meccanismi mentali e pettegoli tipici delle città di provincia e delle personalità malate d'infantilismo che le popolano ma, ancor più, un monito per quel codazzo di professionisti, magistrati e codardi di ogni estrazione che all'avvocato Ciocchéggiusto tengono bordone; alzando la voce quando si sentono protetti dal branco e abbassando lo sguardo quando t'incontrano da soli.
Non è difficile immaginare cosa pensino quando le trame sono sconfitte e la giustizia trionfa. Loro, che hanno rinunciato per principio e difenderla, preferendo offenderla per poterne abusare e gli altri, i peggiori, quelli che sono stati a guardare, quelli che... danno la colpa a Lucia:
È un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a aver l’argento vivo addosso, e non si contentino d’esser sempre in moto loro, ma voglian tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i piú faccendoni mi devan proprio venire a cercar me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne’ loro affari: io che non chiedo altro che d’esser lasciato vivere! ...Ci vuol tanto a fare il galantuomo tutta la vita, com’ho fatt’io? ...Un pochino di flemma, un pochino di prudenza, un pochino di carità, mi pare che possa stare anche con la santità ... E poi, se è cosí convertito, se è diventato un santo padre, che bisogno c’era di me? Oh che caos! Basta; voglia il cielo che la sia cosí: sarà stato un incomodo grosso, ma pazienza! Sarò contento anche per quella povera Lucia: anche lei deve averla scampata grossa; sa il cielo cos’ha patito: la compatisco; ma è nata per la mia rovina ...” (A. Manzoni - Cap. 23 – Promessi Sposi)
di Mattìa Solvéri (alias Nicola Piccenna)


p.s. per prenotare una copia del libro firmata dall'autore, effettuare un bonifico con offerta libera a Nicola Piccenna - c/o Unicredit IBAN: IT 87 E 02008 32974 023271681637 indicando nome e cognome della persona abilitata al ritiro del libro. Sarà possibile ritirare le copie prenotate in occasione delle presentazioni ufficiali della pubblicazione, previste in tutta Italia a partire dal dicembre 2016. Chi volesse ricevere il libro attraverso il servizio postale a domicilio, dovrà aggiungere un contributo di Euro 10,00 (20,00 per estero) per le spese di spedizione ed indicare l'intestatario e l'indirizzo per la consegna.



domenica 11 settembre 2016

Emilio Nicola Buccico: un gradasso che voleva farci tacere pensando di farci paura!

Un anniversario singolare!
Dieci anni esatti! Il 9 settembre 2006, l’avv. Emilio Nicola Buccico presentava la prima di una trentina di querele tutte contro un solo giornalista ed il direttore del giornale.
Emilio Nicola Buccico
Non gradiva, Buccico, che si raccontassero le sue gesta di membro del CSM, Senatore e Sindaco. Tutte cariche pubbliche ricoperte per spezzoni di mandato, per sua scelta (CSM e Amministrazione Comunale) o per l'anticipato termine della legislatura (Senato).
La vis querelatoria di Emilio Nicola Buccico ha prodotto decine di procedimenti penali alcuni dei quali sfociati in processi: TUTTI terminati senza alcuna condanna per i “diffamatori seriali”, così Emilio Nicola Buccico definiva i due malcapitati Nicola Piccenna (Giornalista capo redattore de "Il Resto") e Nino Grilli (Direttore Responsabile).
Nicola Piccenna
Nino Grilli
Quisque de populo”, invece, li appellava sovente uno degli avvocati che difendevano Emilio Nicola Buccico nelle arringhe infuocate (e vane) con cui ne chiedeva la condanna.
Già, diceva l'azzeccagarbugli, andavano condannati quei “quisque de populo” con ciò dileggiando un uomo dabbene, il quale si diceva (a sua volta e con un certo autocompiacimento) "amico di migliaia di giudici".
Le conclusioni dei giudici, diversamente, stabilivano che gli articoli riportavano fatti veri, con linguaggio continente e di pubblico interesse. Proprio così recitano i pronunciamenti nei vari gradi di giudizio.
Oggi, Emilio Nicola Buccico è indagato per calunnia, avendo ripetutamente chiesto la condanna dei due giornalisti per fatti insussistenti pur sapendoli innocenti; rinnovando l'accusa, la richiesta di punizione e il ristoro dei danni (sì! dei danni subiti: da 100mila a 500mila euro, a seconda dei casi) sino all'ultimo processo nella primavera scorsa.
Una azione calunniosa iniziata e continuata ininterrottamente per 10 anni!
Era talmente ossessionato che qualcuno raccontasse le sue gesta (quando vestiva i panni delle pubbliche cariche ricoperte) da arrivare a presentare due querele nel medesimo giorno e, almeno in un caso, due querele contemporaneamente ma con due distinte ratifiche!
Oggi cade un anniversario singolare e significativo, l’anniversario della vittoria dei “quisque de populo” sulle angherie degli uomini dabbene che credono di potersi permettere qualsiasi sbruffoneria, credono di poter schiacciare impunemente la gente più semplice, gli umili, i miti.
Non sapevano, ma l’hanno dovuto imparare, che la giustizia trionfa sempre solo che non ci si sottragga alla responsabilità di difendere sé stessi e il vivere civile attraverso il ricorso agli strumenti della Giustizia e delle Leggi.
Sì, caro avvocato Emilio Nicola Buccico, non ti hanno sconfitto i “quisque de populo”, ti ha sconfitto la Legge, unica tutela dei quisque de populo contro l’arroganza, la tracotanza e la protervia dei presunti potenti di turno!

domenica 28 agosto 2016

Quando è finita la produzione di pasta di qualità a Matera? Della libertà di stampa e delle responsabilità dei Lucani

Le mani in pasta... ed anche altrove! (Ed. ARUBA)

Caro Emilio Salierno,
Una produzione del territorio finita con la sentenza Tandoi, è il sottotitolo al tuo “pezzo” odierno (28/8/2016) che parla della sentenza Tandoi o, più propriamente, che cita la “sentenza Tandoi” quale pietra tombale della produzione di pasta a Matera, ultimo atto di una tradizione plurisecolare.
Ricordando la tua lettera di candidatura alle passate elezioni della rappresentanza regionale presso l’Ordine dei Giornalisti “…Credo che debba essere sempre prioritario non perdere di vista quali siano i doveri nei confronti dei lettori e, in genere, della comunità. Ne ho consapevolezza ed è per questo che mi sento di segnalarlo, anche in ragione del lavoro quotidiano che svolgo a Matera, da anni, nella redazione de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, e della mia lunga attività in questo settore…” non posso fare a meno di aggiungere un commento, io che ti ho sostenuto ed ho indicato agli amici di sostenerti (come sanno in molti).
Vedi, caro Emilio, la produzione della pasta di qualità, a Matera, non è finita con la sentenza definitiva che condanna un imprenditore ed un dirigente d’azienda alla reclusione per anni uno (pena sospesa) e la ditta di Tandoi alla confisca di alcuni beni dell’opificio che fu della Cerere s.r.l.
Quella pregiata produzione è finita il giorno 9/9/2005 quando il Consorzio Agrario Regionale, in violazione del diritto di prelazione esercitato da alcuni soci/coltivatori della Cerere srl, ha ceduto alla ditta Tandoi le quote di maggioranza della Cerere stessa.
È finita il 31 agosto 2005, quando (prima che lo scempio venisse compiuto) i soci “ribelli” denunciarono alla Procura di Matera (e documentarono) il piano scellerato di Tandoi di trasformare un impianto nato e finanziato per produrre pasta di alta qualità esclusivamente prodotta con grano della Collina Materana in un semolificio che macinava anche la paglia di grano proveniente da ogni dove.
È finita quando un manipolo di operai Russi, con un permesso di soggiorno turistico, smontarono le linee di produzione della Barilla (in via Cererie a Matera) finanziate con i fondi del terremoto del 1980 e se le portarono in Russia.
È finita quando in confindustria a Matera, col placet della politica locale e nazionale e dei rispettivi rappresentanti, si avallò il piano industriale presentato da Tandoi.
È finita quando la relazione degli ispettori ministeriali che segnalava le violazioni ripetute agli obblighi ed ai vincoli del finanziamento pubblico (Europeo e Italiano) concesso alla Cerere venne ignorata dagli organi competenti preposti alla vigilanza e tutela di quei sei milioni di euro (Provincia di Matera, Regione Basilicata, Ministero delle Attività Economiche) e l’ispettore demansionato e allontanato.
È finita quando arrivò in stabilimento il grano contaminato da ocratossina e la Procura di Matera ce lo fece mangiare perché “grazie a Dio” non conteneva aflatossina!
Ma, soprattutto, è finita quando tutti gli organi di stampa, privati e pubblici, hanno taciuto sulle gravissime responsabilità che un giornale locale, IL RESTO, puntualmente documentava e denunciava, proprio per quel dovere di cui parlaVi nel tuo programma elettorale, caro Emilio.
Silenzio che continua ancora oggi, nulla di personale s’intende, perché non tu ma tutti i nomi “che contano” dell’informazione locale (nel senso che ricoprono ruoli di rappresentanza o responsabilità) hanno ricevuto negli anni e pochi giorni fa la documentazione dello scempio ma hanno inteso tacerlo.
E, allora, i nomi dei responsabili li leggiamo dagli atti anzi, li legga chi vuole e si vergogni di non darne notizia ai Lucani che, tra i peggiori lettori del mondo c.d. civile, sono i primi artefici e responsabili delle loro stesse disgrazie!


p.s. Non corrisponde al vero che i Lucani non leggono per ristrettezze finanziarie, poiché sono tra i più accaniti consumatori di lotterie e video-poker d’Italia!

mercoledì 24 agosto 2016

"LE MANI IN PASTA... ED ANCHE ALTROVE!" (ed. ARUBA)

Egregi signori, Spettabile OLAF,
per anni e con pedante insistenza, a partire dal settembre 2005, avevo segnalato il piano di malversazione posto in atto da una pluralità di soggetti privati ed istituzionali italiani ai danni della società CERERE s.r.l. oggetto di un consistente finanziamento Europeo per la realizzazione di un mulino/pastificio in Matera.

Le stesse denunce, ricche di sovrabbondanti documentazioni probatorie, erano state inviate anche all'ente Provincia di Matera (responsabile della sovrintendenza e controllo del finanziamento), al Ministero delle Attività Produttive Italiano (Sottosegretario: Filippo Bubbico, Ministro: Pierluigi Bersani), alle Procure della Repubblica di Matera e Trani, alla Corte dei Conti della Basilicata.

Il Vostro ufficio "OLAF", rispose il 18/6/2010 che aveva attenzionato la vicenda e che mi avrebbe fatto conoscere gli sviluppi di questa attenzione.

Apprendo dalla stampa locale che il 9/6/2016 la Suprema Corte di Cassazione ha condannato definitivamente l'imprenditore e l'amministratore della società per malversazione disponendo la confisca di parte dei beni oggetto di finanziamento.

A questo punto, cortesemente, Vi sarei grato se potessi conoscere quali sono le attività svolte in questi anni da "OLAF".

Cordiali Saluti
Nicola Piccenna



Allego:

p.s. Ometto di allegare tutta la documentazione del caso per evitarmi travasi di bile, ma sono disposto a fornirla a chi volesse compiere il proprio dovere.

mercoledì 6 aprile 2016

Ritenute infondate le querele di Emilio Nicola Buccico: Assolti i giornalisti Nicola Piccenna e Nino Grilli

Ritenute infondate le querele di Emilio Nicola Buccico: Assolti i giornalisti Nicola Piccenna e Nino Grilli

Ai due giornalisti erano contestati ben 5 capi di imputazione a seguito di querele dell'Avv. Emilio Nicola Buccico, ritenute assolutamente infondate dal Tribunale Penale di Salerno.
Avv. Emilio Nicola Buccico
Oggetto di contestazione 7 articoli scritti da Nicola Piccenna e pubblicati dal settimanale "Il Resto", non graditi dall'Avv. Nicola Buccico.
Il giornalista riferì di un incarico professionale conferito all'Avv Angela Buccico, nonché del colloquio tra esso Buccico, l'allora Procuratore di Potenza, Giuseppe Galante ed il Sost. Proc. D.ssa Claudia De Luca nel corso del quale Buccico si prodigò in apprezzamenti e considerazioni di cui non gradì la pubblicazione.
Dr. Giuseppe Chieco
Ed ancora, del rinvenimento di una querela di Buccico nel Personal Computer del Dr. Giuseppe Chieco (allora procuratore della repubblica a Matera).
On. Nicola Mancino
Altra doglianza, riguardò l'interpello all'onorevole Nicola Mancino, all'epoca Vice Presidente CSM, circa l'inopportunità di partecipare ad un convegno di studenti delle superiori sul tema delle garanzie costituzionali che vedeva correlatore Emilio Nicola Buccico, all'epoca di quel convegno indagato per gravissimi reati (procedimento successivamente archiviato).
Avv. Leonardo Pinto
L'avv. Leonardo Pinto, difensore di entrambi gli imputati, nell'arringa finale, ha ricordato come il giornalismo d'inchiesta meriti una ampia tutela ordinamentale per la sua alta funzione di difesa della democrazia e della sovranità popolare nel nostro ordinamento costituzionale, non mancando tuttavia di evidenziare l'infondatezza dell'accusa con riferimento agli articoli oggetto di contestazione.
Il giudice, dopo una lunga camera di consiglio, oggi 6/4/2016, ha letto il dispositivo della sentenza di assoluzione per Nicola Piccenna, quale redattore degli articoli e Rocco Antonio Grilli detto Nino quale direttore responsabile del settimanale "Il Resto", affermando così, ancora una volta, i principi della libertà di informazione e del diritto di cronaca e di critica tutelati dall'art 21 della Costituzione.
Cap. Pasquale Zacheo
Nel corso dell'ampia e approfondita istruttoria, l'avv. Leonardo Pinto ha interrogato i testi:
Dr. Luigi de Magistris
Dr. Luigi De Magistris, Cap. CC Pasquale Zacheo ed il Maresciallo GdF Luigi Musardo, i quali hanno ripercorso ed illustrato al Giudice vicende dell'inchiesta Toghe Lucane, trattate negli articoli posti a base dell'accusa.

sabato 2 aprile 2016

Cari amici e cari nemici (degli ignavi, oggi, non parliamo),
molti mi sollecitano un contributo sulla vicenda "petrolio" che sembra scuotere l'opinione pubblica (più che altro quella mediaticamente raggiungibile) per l'inchiesta della Procura di Potenza sfociata in arresti giustificati da gravissime ipotesi di reato.
Mi ero ripromesso di non intervenire (giornalisticamente parlando) su questa vicenda e nemmeno sulle altre convinto come sono che non ha senso informare cittadini che hanno poca stima del giornalismo d'inchiesta e molta considerazione dei talk show, come si comprende conoscendo l'indice di lettura dei quotidiani Italiani.

Tuttavia, poiché giornalista è un modo di essere e non un mestiere, non riesco a sottrarmi a proporre alcune considerazioni derivanti dalla mia attività di giornalismo d'inchiesta:


1 - La speculazione politica è il fattore che muove le considerazioni e le proposte/rivendicazioni. Il ministro Guidi (anzi l'ex) non ha commesso alcun reato e non ha favorito nessuno, poiché si è limitata a fornire una notizia che non era coperta da alcun segreto e che non è stata determinata o pilotata da lei ma con u iter parlamentare. Si può dissentire ed anche criticare quella decisione ma è assurdo attribuire alcuna responsabilità all'ex ministro.
2 - La vera e drammatica questione che emerge e che appena si accenna, è la sistematica alterazione o obliterazione dei dati sull'inquinamento prodotto dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi Lucani. Responsabilità in capo a tutti i livelli (nazionali, regionali, provinciali e comunali) della pubblica amministrazione e, ancor più, della stessa Procura della Repubblica di Potenza che (oggi attiva) per anni ha ignorato le segnalazioni e le denunce dei cittadini e delle organizzazioni di cittadini in materia di inquinamento giungendo persino a indagare, portare a processo e chiedere (ottenendola in alcuni casi) la condanna di quanti non si sono mai arresi alla favola dell'aria e dell'acqua non contaminate dalle attività estrattive.
3 - Aspetto non secondario al livello di degrado istituzionale raggiunto in Basilicata o, più in generale, in Italia è il totale silenzio dell'informazione pubblica e privata sull'inquinamento più grave, consistente e documentato prodotto dagli "stream gas" che a milioni di tonnellate vengono rilasciati in atmosfera o bruciati in torcia (che significa senza alcun filtro!). Su questa materia non è dato sapere che fine hanno fatto gli esposti inviati negli anni alla Procura di Potenza.
4 - Allo stesso modo, occorre registrare il totale silenzio dell'informazione pubblica e privata sulle cessioni delle aziende titolari dei diritti di "coltivazione" (cioè di sfruttamento dei giacimenti petroliferi). Cessioni registrate formalmente per poche migliaia di euro ma del valore reale di miliardi di euro. Anche in questa materia sono sconosciute le attività intraprese dalla Procura della Repubblica di Potenza e di Napoli e dalla Corte dei Conti di Potenza, tutte formalmente destinatarie di dettagliate segnalazioni confortate da documenti probatori.
5 - Nessuno ha inteso approfondire se l'iter autorizzativo nei passaggi di proprietà delle imprese titolari delle concessioni di sfruttamento sia stato rispettoso della Legge e le domande poste a riguardo, segnalando alcune autorizzazioni "impossibili", sono rimaste senza risposta da parte dell'UNMIG e non si sa se mai siano state prese in carico dalla Procura della Repubblica di Potenza.

Di tutto quanto innanzi, ho dato ampio conto a partire dal giugno 2004 e, facilmente, se ne può avere dettagliata cronaca effettuando una ricerca sui "motori" più utilizzati digitando: "piccenna petrolio"
Avv. Emilio Nicola Buccico

In molti hanno tentato di farmi tacere ma, sino ad oggi, non ci sono riusciti e, se ci riuscissero ora, sarebbe troppo tardi perché tutto è pubblicato su internet e la rete è un serbatoio di democrazia e libertà pressoché inattaccabile. Per i più robusti, provate a ricercare: "piccenna ustica"; "piccenna nucleare"; "piccenna Bubbico"; "piccenna Buccico"; "piccenna mancino"; "piccenna napolitano"; "piccenna baco da seta"; "piccenna cerere"; "piccenna Barilla"; "piccenna plutonio"; "piccenna fidanzatini"; "piccenna magistratura"... "piccenna ciò che vi viene in mente"

Infine provate ad interrogarvi sul silenzio (quasi totale) dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti e (totale) dell'Ordine Regionale Lucano dei Giornalisti sugli oltre 400 (quattrocento) procedimenti penali che mi hanno riguardato negli ultimi 8 anni e dei 76 procedimenti disciplinari a carico di magistrati che si sono "occupati" di me. Provate ad interrogarvi sul silenzio dell'informazione pubblica e privata sulle decine di assoluzioni, proscioglimenti e archiviazioni a me favorevoli (nessuna condanna definitiva sino ad oggi ed una sola condanna ancora da appellare in Cassazione).
Vi sorgerà almeno il dubbio, spero, che l'unico antidoto in grado di debellare questo malcostume diffuso e pericolosissimo è la libertà di stampa sostenuta da inchieste giornalistiche serie e approfondite.

giovedì 18 febbraio 2016

Il trasferimento della D.ssa Celestina Gravina ed il CSM: Ciascun col proprio cor, l'altrui misura



La valutazione della Quinta Commissione del CSM, negativa per il rinnovo dell'incarico di Procuratore presso il Tribunale di Matera alla D.ssa Celestina Gravina, giunge due anni dopo la scadenza del mandato mentre, al Plenum del CSM che deve ratificarla, non è ancora arrivata.


La richiesta di trasferimento formulata da Celestina Gravina il 24 dicembre 2015 è stata istruita e portata all'approvazione del CSM il 17 febbraio 2016.

Per certificare (all'unanimità) che la direzione di una Procura della Repubblica non è affare alla portata professionale di Celestina Gravina, sono occorsi due anni.

Per accogliere la domanda di trasferimento di quello stesso magistrato, formulata alla vigilia di Natale, meno di due mesi.

Domanda: quale dei due atti era più urgente predisporre e applicare, visto che per due anni Celestina Gravina ha continuato a dirigere un ufficio che professionalmente non è in grado di condurre?

E stiamo parlando della Procura della Repubblica, non della sala da barba del comune di vattelapesca (che pure, in caso di conduzione professionalmente inadeguata, avrebbe comportato non già il trasferimento del barbiere ma il suo licenziamento in tronco!)

Cari membri del CSM, l'unico commento adeguato ci pare quello del sommo poeta: "Ciascun col proprio cor l'altrui misura"

giovedì 11 febbraio 2016

La D.ssa Celestina Gravina, Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera, non è professionalmente idonea a ricoprire ruoli dirigenziali

La D.ssa Celestina Gravina, Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera, non è professionalmente idonea alla riconferma nel ruolo dirigenziale di Procuratore Capo. Così si è espressa la Quinta Commissione del CSM, all'unanimità, nella seduta del il 10/2/2016.
Celestina Gravina, Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Matera

Questa la ragione per cui non le viene rinnovato per il secondo quadriennio l'incarico di Procuratore Capo a Matera e, viste le premesse circa la valutazione di professionalità, bisogna chiedersi se potrà ancora ricoprire ruoli dirigenziali.
In data 24/12/2015, la D.ssa Gravina aveva già richiesto il trasferimento alla Procura Generale di Milano in veste di Sostituto Procuratore. La Terza Commissione del CSM ha istruito la relativa pratica che dovrebbe essere portata alla decisione del Plenum nella prossima seduta del 17/2/2016.
Altri rumors si rincorrono sul destino di un magistrato il cui operato è stato fonte di molte polemiche, ma le uniche informazioni verificate presso gli uffici dedicati del Consiglio Superiore della Magistratura sono quelle riportate.
Filippo de Lubac

domenica 17 gennaio 2016

Che tristezza avvocato Buccico, che tristezza!


Un avvocato (Emilio Nicola Buccico), a parere di alcuni anche bravo, presenta tra le tante (in tutte soccombente) una querela fuori dai termini (querela Buccico del 22/12/2008, ndr) . Un Sostituto Procuratore della Repubblica (presso il Tribunale di Matera, D.ssa Rosanna Defraia) dispone la citazione diretta a giudizio, il giudice di primo grado (D.ssa Alda Moramarco) condanna (sentenza del 11/5/2015, ndr), ignorando l'improcedibilità formalizzata dall'imputato (Nicola Piccenna - memoria difensiva depositata in udienza del 23/2/2015e dagli avvocati Alessandro Sisto, Antonello Talerico, e Lorusso difensori, nell'ordine, di Nicola Piccenna, Nino Grilli ed Emanuele Grilli; il giudice d'Appello (Dr. Giuseppe De Benedictis) assolve con una formula con cui "non le manda a dire" (sentenza del 30/12/2015, ndr).

Che figura avvocato Buccico, che magra figura in cui trascina il sostituto, Defraia, il giudice Moramarco e la toga che indossa!

"... l'azione penale nei confronti degli odierni appellanti non avrebbe potuto neppure iniziare, comunque, non poteva essere proseguita e tantomeno giungere alla pronunzia di una sentenza di condanna in loro danno, sentenza che va dunque riformata con annullamento consequenziale anche delle relative statuizioni civili"

Le parole del giudice nella sentenza che assolve Nicola Piccenna, Nino ed Emanuele Grilli sono terribili:

"L'azione penale non avrebbe potuto neppure iniziare", però è iniziata ed un PM ha disposto la citazione diretta a giudizio;

“…non poteva essere proseguita”, ma è proseguita nonostante la difesa degli imputati avesse documentato quanto sancisce il giudice in appello;

non poteva “…giungere alla pronunzia di una sentenza di condanna”, invece vi è giunta.

Tutta questa storia, nata da una querela presentata da Emilio Nicola Buccico il 22.12.2008. ben oltre i termini di Legge, rende bene l'idea dell'aria che si respira nella Procura della Repubblica di Matera.

Avv. Emilio Nicola Buccico


Un avvocato, che certamente conosce la Legge, presenta una querela fuori dai termini di Legge.

Una Procura della Repubblica ed un Tribunale, che certamente conoscono la Legge, procedono sottraendo per sette anni (e 8 giorni, la sentenza d’appello è del 30/12/2015!) alle strutture giudiziarie, ai cancellieri, magistrati e imputati. Tempo e risorse che non potevano (e quindi non dovevano) essere impegnate per attività giudiziarie inutili.

Emilio Nicola Buccico, avvocato penalista, incassa l'ennesimo giudizio avverso per non aver rispettato la procedura penale.

La Procura di Matera che ha sposato le tesi del noto avvocato, ha visto soccombere (per l'ennesima volta) le accuse formulate contro tre cittadini inermi.

Tre quisque de populo (come li ha definiti il difensore di Buccico, nella roboante, calunniosa e inutile arringa finale) hanno dimostrato per l’ennesima volta che non vince chi grida di più ma chi rispetta la Legge e le sue procedure.

Una lezione che servirà ai tanti “quisque de populo” che ancora nutrono dubbi sulla possibilità di non subire le ingiustizie ed i soprusi dei cosiddetti potenti.

Che tristezza avvocato Buccico, che tristezza la figura in cui ha trascinato quei due o tre magistrati che Le hanno retto bordone.