mercoledì 5 aprile 2017

Chi è il magistrato che non ha depositato più di cento sentenze?

Scrivere di vera informazione è un'impresa ardua, specie se l'argomento tocca l'ordinamento dello Stato, specie se i fatti di cui si tratta sono intrinsecamente gravissimi tanto da minacciare la stessa credibilità delle Istituzioni mostrandone un degrado (forse) irreversibile.
Omettere di scrivere, pratica abbastanza diffusa (pare), consente una vita più tranquilla, orari regolari e, in alcuni casi, anche prestigiose poltrone ben remunerate.
Se non fosse per quel tarlo che... trick trick trick, appena si smette di correre dietro alle molte urgenze della vita moderna, provoca un fastidio così terribile da doverlo tacitare in qualche modo.
Nella certezza che esistano modi diversi e meno autolesivi di procedere, è evidente che molti colleghi giornalisti pubblicisti ed anche professionisti devono conoscerli a fondo, resto in attesa che qualche anima pia spieghi come si estirpa quel fastidioso parassita ma, nell'attesa, per porre fine al tormento non resta che chiudergli (al tarlo... ovviamente) la bocca e scrivere, scrivere, scrivere finché ne abbiano abbastanza da arrendersi.

C'era una volta un tribunale in cui un magistrato (o forse più d'uno) non depositava le sentenze: diciamo più di cento, questo è certo. Quanto di più? Non è dato sapere.

Diciamo che un giornalista ne abbia sentore e chieda conferma al Presidente della Corte d'Appello e che la conferma arrivi veloce e precisa. Precisa? Non proprio! Le sentenze non depositate per cui è trascorso più del triplo del tempo massimo previsto per il loro deposito, sono più di cento. Quanto di più? Non è dato sapere.
Per un magistrato, deve passare più del triplo del tempo massimo previsto per il deposito prima che si possa parlare di grave ritardo. Se è passato solo il doppio oppure una volta e mezza il ritardo non è grave, diciamo come una sorta di quarto d'ora accademico che può durare anche nove mesi. Sappiamo invece cosa succede se paghiamo una multa con un giorno di ritardo rispetto alla scadenza, ed anche cosa succede se la paghiamo con nove mesi di ritardo. Così la multa e così le tasse, il canone RAI ed ogni cosa che abbia una scadenza per il quisque de populo.
Allora, torniamo alle sentenze non depositate, chi è il protagonista di questo capolavoro? Il Presidente della Corte d'Appello non lo dice. Nemmeno lo dice l'Ufficio Ispettivo del Ministero della Giustizia con una motivazione chiara: per la tutela della privacy del/dei magistrato/i.
Un magistrato non ha depositato “più di cento sentenze”, (quante? Non si sa, potrebbero essere anche trecento?) e non si può conoscere il suo nome? E non si può sapere cosa stia facendo l'Ufficio Ispettivo del Ministero per sanzionare codesto scansafatiche?
Allora, torniamo alle sentenze! Chi ha tratto giovamento e chi nocumento da questa lasciva pratica?
Ma anche questo non si può sapere, poiché anche rivelare l'elenco dei procedimenti penali costituisce violazione della privacy del/dei magistrati? E la privacy degli imputati, delle parti offese, e la credibilità del sistema giudiziario non meritano forse tutela? E chi garantisce il controllo dei controllori se non il giornalismo d'inchiesta?
Sembra paradossale, ma senza avere alcun potere reale, un solo giornalista può scoprire che una intera struttura giudiziaria nasconde le gravissime responsabilità di un magistrato e di quanti lo “coprono” e viene da chiedersi perché.
Questi quesiti ed altri più specifici sono stati formalmente proposti delle massime autorità dello Stato Italiano ed ai responsabili del governo della magistratura il 12 marzo 2017, nessuno ha risposto sino ad oggi!

Viva l'Italia